domenica 15 settembre 2024

L' ARTE IN BORSA

 Cosa ci fa un dipinto di donna, che si scoprirà essere Maria Maddalena del Vangelo, del ritrattista spagnolo José Maria Peña, in mezzo a borse e dintorni, al Mipel (fiera milanese da oggi al 17 settembre) nel settore dedicato alle nuove proposte?  Lo stesso ritratto è riportato su una shopper in canvas con manico di bambù. Ma non è l’unica borsa con la stampa di un dipinto, del particolare di un’opera o di una scultura.  




E’ la collezione per la prossima primavera-estate di Voiceat, azienda made in Italy creata da Annalaura Giannelli, avvocato, consulente d’impresa e scrittrice. Un nuovo esempio di contaminazione tra arte e moda.  Qualcosa iniziato con Yves Saint Laurent e i suoi "abiti Mondrian" negli anni 80, ma che ha avuto dei precedenti addirittura agli inizi del secolo scorso con Rosa Genoni, prima stilista  della storia, per anni ignorata che solo da qualche anno è stata recuperata grazie al lavoro della giornalista Elisabetta Invernici. I suoi due abiti, donati dalla figlia al Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti a Firenze, sono ispirati uno alla Primavera del Botticelli,  l’altro a un “manto da corte” tratto da un disegno del Pisanello. Ma per Voiceat il riferimento all’arte non è solo una scelta estetica, fa parte di un progetto etico che non vuole soltanto vestire e accessoriare la donna ma “dar voce”, da cui il nome, a importanti temi sociali.  Come la discriminazione della donna, per questo la scelta di Maria Maddalena, passata alla storia come una prostituta pentita, invece figura nobile, coraggiosa “nonché la più importante degli apostoli”.  Sulla quale Giannelli ha scritto e pubblicato un romanzo. Ma ci sono anche le stampe di animali, vittime di sperimentazione, caccia, vivisezione. A completare il messaggio, formalmente, l’utilizzo esclusivamente di materiali sostenibili e la lavorazione artigianale. Che garantisce una cura particolare dei dettagli, sempre preziosi e ben studiati, come la targhetta-gioiello con il logo da staccare e utilizzare come un ciondolo. Funzionali e assolutamente di tendenza i modelli. Dalla shopper anche in denim, alle piccole ma capaci tracolle con la stampa di animali. Dai bauletti di varie dimensioni, pure come bagaglio da week end, alle pochette, leggere, con un geniale manico. Completano la collezione T-shirt con le stesse stampe delle borse e le mantelline, in tessuto impermeabile o scozzese con interno in seta. Non presente al Mipel, ma in collezione per l’estate 2025, borse di vario tipo con l’intrigante, e piena di riferimenti, stampa della "donna farfalla". E’ The flapper, un dipinto realizzato dall’illustratore americano/tedesco Franz Xavier Leyendecker per la copertina di un numero di Life del 1922 (foto in basso). 


mercoledì 11 settembre 2024

DOVE VANNO?

Difficile, anzi impossibile non notarla, passandoci davanti in macchina. Facile, anzi sicuramente condivisa, una figura umana scolpita, che in mano tiene un borsone e il suo busto sembra completamente staccato dalle gambe e quindi sospeso in aria. Siamo in Corso Italia a Genova, il lungomare che dalla Foce, sede del Salone Nautico, porta a Boccadasse, vecchio borgo in piena città. Solo avvicinandosi a piedi all’installazione, ci si rende conto che il borsone della scultura in metallo, che rappresenta un ragazzo, è tutt’uno con la sua gamba e quindi ha un sostegno. Accanto c’è un’altra figura con lo stesso borsone e il corpo “interrotto” e senza testa e più in là ci sono il borsone in questione e gli stessi scarponcini indossati, ma solo con un pezzo di gamba coperta dai jeans. 





E' un’installazione di Bruno Catalano, classe 1960, nato in Marocco. L’artista italo-francese, che ha esposto nelle più importanti gallerie del mondo, realizza le sue figure in bronzo e argilla, interpretandole con "prodezze tecniche". "Il ragazzo di Corso Italia" fa parte della sua personale La metafora del viaggio con sette sculture, di cui cinque a Genova e due ad Alassio sul molo Bestoso. Sono dei viaggiatori immortalati durante un viaggio di cui non si sa né la destinazione, né la durata. In mano hanno sempre un borsone o una valigia dove tengono pezzi di vita. Sono esseri umani con un equilibrio precario, per questo i loro corpi non sono completi, ma “interrotti”.Ognuno ha un nome e un abbigliamento caratterizzante. Pierre David Triptyque, in Corso Italia, è un ragazzo in jeans e T-shirt stracciati, forse un homeless. Hubert, a Porto Antico, è scalzo e a torso nudo. Benoit e Khadine, in Piazza De Ferrari, sono davanti alla fontana. Simone, alla Stazione Brignole, è l’unico in giacca e cravatta, forse il suo è un viaggio di lavoro (foto in basso).  Inutile dire che è molto importante per l’artista lo spazio alle loro spalle e intorno, ulteriormente enfatizzato da quegli spazi vuoti dei corpi. La metafora del viaggio è da vedere a Genova e ad Alassio fino al 31 ottobre.  

 


venerdì 6 settembre 2024

OLTRE LA FOTOGRAFIA

Come ha detto il curatore James Lingwood Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991, nonostante il titolo, non è una mostra fotografica. Da vedere dall’8 settembre al 26 gennaio al Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano, è in tutto e per tutto una mostra d’arte. I viaggi di Ghirri (1943-1992) sono più nell’immaginario che nella realtà, e la fotografia stessa è un viaggio che ha come oggetto non un luogo, ma il sentimento del viaggio, il desiderio di scoprire.  Che può anche realizzarsi all’interno di una casa.  Non a caso l’artista è stato definito "astronauta da camera" e la sua idea di dedicarsi alla fotografia è nata da una foto della terra vista dalla luna. Come spiegano nell’interessante video il curatore e la figlia Adele Ghirri, che dirige l’Archivio Eredi di Luigi Ghirri nella casa studio di Roncocesi.





Ghirri inizia a fotografare a 27 anni nel 1970, dopo aver lavorato come geometra. Sono scatti di viaggi in Italia, spesso gite di famiglia, da lui chiamate "avventure minime", in un secondo tempo in Europa. “Quando viaggio faccio due tipi di fotografie quelle solite che fanno tutti …e poi le altre quelle a cui veramente tengo, le sole che considero davvero” spiegava in un’intervista. Nel percorso della mostra le foto sono raggruppate secondo temi.  Nella prima sala intitolata Paesaggi di cartone ci sono manifesti, cartelloni pubblicitari, anche cartoline trovate nelle gite vicino a casa. Si prosegue con Montagne, laghi, sole e mare, luoghi di vacanza istituzionali: alcune immagini con turisti, altre di sola natura. Sempre di piccole dimensioni, essenziali, pulite, alcune quasi sfuocate o con nuvole incombenti. La sala forse più incuriosente è quella dei Viaggi in casa, con mappe, atlanti, mappamondi, palle di vetro con neve, cartoline, spesso circondate da libri. E anche Un atlante tridimensionale dove Ghirri ricostruisce un’Italia in miniatura. Nell’ultima sala, che precede quella del video affacciata sul lago, ecco Viaggi in Italia con alcuni scatti come quelli della reggia di Versailles, richiestigli dal Ministero della Cultura francese o quelli sull'Italia per l’esposizione Viaggio in Italia del 1984. Una mostra ben studiata e quanto mai appagante, dove ogni foto è un piccolo tesoro da scoprire nei dettagli: poetici, provocatori, romantici, ironici come quella scritta MARE a far da sottotitolo al mare di Tellaro o surreale come quella dell’onda inquadrata in una cornice occasionale. O ancora la coppia al ristorante dall’aria annoiata con lo sfondo di un mare volutamente inventato.