Non è la più preziosa, non è stata indossata da un personaggio, non è
stata creata per un avvenimento particolare, ma è indicativa dello spirito dell’esposizione. Ha la forma di
una zip dalle maglie a spiga orlate da cuori in
fili d’oro, incastonati con zaffiri, smeraldi, rubini, diamanti. Ha un pompon
da far scorrere per aprirla, chiuderla e trasformarla in bracciale. E’ del 1951,
ma l’idea della zip pare sia stata suggerita dalla Duchessa di Windsor,
icona di eleganza, addirittura negli anni ’30. Si trova nella sala della moda, uno
dei riferimenti insieme ad arte, architettura,
danza, poesia, natura, amore. E anche tempo, come dice il
titolo. Ma il tempo non ha niente a che vedere con la celebrazione cronologica della
maison, fondata nel 1906 a Parigi, in Place Vendôme. Il percorso espositivo si snoda fra gli appartamenti
del principe e le sale degli arazzi. Suddivisi per temi i gioielli realizzati
in periodi diversi raccontano l’evoluzione delle tecnologie e delle tecniche di
lavorazione, ma soprattutto i mutamenti delle mode, i diversi punti di vista
estetici, l’attualità. Un esempio? Nel 1922 Howard Carter scopre la tomba di
Tutankhamon. L’egittomania divampa. La maison crea gioielli con sfingi, scriba
e scarabei. La curatrice Alba Cappellieri, docente di Design del gioiello e
dell’accessorio al Politecnico di Milano e direttore del Museo del gioiello di
Vicenza, che ha avuto carta bianca dalla maison, prende spunto dalle
sei( di cui la sesta mai completata) proposte
per il prossimo millennio delle Lezioni
americane di Italo Calvino: leggerezza, rapidità, visibilità, esattezza, molteplicità.
Per la rapidità protagonisti gli orologi. La magia della clip-fata si riallaccia alla visibilità. Per la molteplicità
emblematica è la Minaudière del 1935,
pochette da sera con scompartimenti per contenere
gli oggetti indispensabili a una signora, tra cui l’accendino Paradoxe del 1948, in oro giallo con minuscola
sezione per i fiammiferi di scorta. Una sala è dedicata all’architettura
nel gioiello e qui i pezzi sono déco. C’è anche un’installazione della designer
americana Johanna Grawunder, che ha progettato l’allestimento della mostra
trovando, grazie all’uso delle luci, la perfetta sintonia tra i gioielli e gli
ambienti. Nelle sale della natura, una per la fauna l’altra per la flora, la varietà di soggetti ispiratori è infinita e
spesso a sorpresa. Quanto all’amore il discorso è più facile e immediato, a
cominciare dai nomi di alcuni gioielli come le spille Juliette e Roméo (foto in alto) fino ai
pezzi che raccontano storie d’amore. Come il diadema con diamanti indossato da
Grace di Monaco per il matrimonio della figlia, simile alla parure offertagli
da Ranieri per le nozze o la collana Lion Barquerolles trasformabile in due
bracciali, che Richard Burton regalò a Elizabeth Taylor per la nascita del
primo nipote nel 1971. Il catalogo è di Skira.
brava! come al solito, il commento è interessante, esauriente, professionale. merce rara....
RispondiEliminaGrazie.
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