domenica 1 dicembre 2019

I GIOIELLI RACCONTANO


Non è casuale che sia stata presa la foto di quella collana per la locandina della mostra Van Cleef & Arpels. Il tempo la natura e l’amore a Palazzo Reale di Milano dal 30 novembre al 23 febbraio. 
Non è la più preziosa, non è stata indossata da un personaggio, non è stata creata per un avvenimento particolare, ma è indicativa dello spirito dell’esposizione. Ha la forma di una zip dalle maglie a spiga orlate da cuori in fili d’oro, incastonati con zaffiri, smeraldi, rubini, diamanti. Ha un pompon da far scorrere per aprirla, chiuderla e trasformarla in bracciale. E’ del 1951, ma l’idea della zip pare sia stata suggerita dalla Duchessa di Windsor, icona di eleganza, addirittura negli anni ’30. Si trova nella sala della moda, uno dei riferimenti insieme ad arte, architettura, danza, poesia, natura, amore. E anche tempo, come dice il titolo. Ma il tempo non ha niente a che vedere con la celebrazione cronologica della maison, fondata nel 1906 a Parigi, in Place Vendôme. Il percorso espositivo si snoda fra gli appartamenti del principe e le sale degli arazzi. Suddivisi per temi i gioielli realizzati in periodi diversi raccontano l’evoluzione delle tecnologie e delle tecniche di lavorazione, ma soprattutto i mutamenti delle mode, i diversi punti di vista estetici, l’attualità. Un esempio? Nel 1922 Howard Carter scopre la tomba di Tutankhamon. L’egittomania divampa. La maison crea gioielli con sfingi, scriba e scarabei. La curatrice Alba Cappellieri, docente di Design del gioiello e dell’accessorio al Politecnico di Milano e direttore del Museo del gioiello di Vicenza, che ha avuto carta bianca dalla maison, prende spunto dalle sei( di cui la sesta mai completata) proposte per il prossimo millennio delle Lezioni americane di Italo Calvino: leggerezza, rapidità, visibilità, esattezza, molteplicità. Per la rapidità protagonisti gli orologi. La magia della clip-fata si riallaccia alla visibilità. Per la molteplicità emblematica è la Minaudière del 1935, pochette da sera con scompartimenti per contenere gli oggetti indispensabili a una signora, tra cui l’accendino Paradoxe del 1948, in oro giallo con  minuscola  sezione per i fiammiferi di scorta. Una sala è dedicata all’architettura nel gioiello e qui i pezzi sono déco. C’è anche un’installazione della designer americana Johanna Grawunder, che ha progettato l’allestimento della mostra trovando, grazie all’uso delle luci, la perfetta sintonia tra i gioielli e gli ambienti. Nelle sale della natura, una per la fauna l’altra per la flora, la varietà di soggetti ispiratori è infinita e spesso a sorpresa. Quanto all’amore il discorso è più facile e immediato, a cominciare dai nomi di alcuni gioielli come le spille Juliette e Roméo (foto in alto) fino ai pezzi che raccontano storie d’amore. Come il diadema con diamanti indossato da Grace di Monaco per il matrimonio della figlia, simile alla parure offertagli da Ranieri per le nozze o la collana Lion Barquerolles trasformabile in due bracciali, che Richard Burton regalò a Elizabeth Taylor per la nascita del primo nipote nel 1971. Il catalogo è di Skira.

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