Deve essere un’esperienza
esaltante e di grande soddisfazione per un attore salire sul palco e parlare al
pubblico rinnovandosi ogni sera. Ovviamente tenendolo attento e facendolo
uscire divertito e contento. E’ quello che succede al Teatro della Cooperativa
di Milano dove fino al 1° dicembre è in scena Paolo Rossi. Lo spettacolo si
chiama Allenamento col pubblico. Serate
di studi e improvvisazione. Ma non si tratta né di uno spettacolo a canovaccio,
né del solito spettacolo interattivo, ormai un po’consumato. Come spiega Rossi:
“Il pubblico sarà attivo. Partecipante. Come i Greci allo stadio e gli ultras a
teatro. Esentati i timidi. Per cui nutro il massimo rispetto”. Per quanto
carica d’ironia, la frase è sentita, nel senso che dal pubblico cerca di trarre
spunti non necessariamente per un dialogo, ma non gli impone niente e non esige
niente. Non sfrutta l’impaccio di chi è timido o schivo per provocare la
risata. Il pubblico partecipa se ne ha voglia, aiutato dalla luce in sala che
resta accesa. Racconta della sua vita soprattutto da attore, ma non dal
piedestallo e nemmeno facendo leva su quella semplicità fasulla del tipo sonounodivoi. Parla del servizio
militare ad Acqui Terme parodiando il
reduce dal Vietnam, racconta del suo debutto alla Scala ironizzando sul
variabile modo di salutare il pubblico di cantanti e musicisti. Ed è una
sequenza di mosse e gesti irresistibili. Parla dei classici Omero, Euripide,
senza mai incorrere nell’attualizzazione banale. Perfino nel tipico commento
sulla lunghezza delle pause nel teatro beckettiano riesce a non essere
scontato. Dietro le frasi spiritose e i racconti buffi s’intravvede la
professionalità dell’attore capace, se è il caso, di parlare con la voce
impostata, di essere serio e convincente, piuttosto che folle e surreale. E
s’intravvede anche la cultura non esibita e nemmeno appiccicata addosso, ma
connessa con il suo lavoro. Divertente il cenno al Lenin nel grande ritratto su
una parete del teatro, con il dito puntato, fa notare Rossi, alla porta della
toilette. O al suggeritore inesperto che all’attore che recita il monologo di
Amleto, suggerisce “non essere”, prendendo per un vuoto di memoria la pausa
dopo “essere”. Bis con una barzelletta di humour inglese sui politici italiani,
per cui chiede di spegnere le luci in sala. Chissà se il bis è sempre lo stesso
o lo cambia ogni sera?
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