giovedì 30 giugno 2022

IL MONDO IN UNA PENNA

Una frase così rimanda, anzi meglio dire rimandava un tempo, alla capacità dello scrittore o del poeta di raccontare con la sua scrittura città e paesaggi. In questo caso si parla di scrittura, ma non dal punto di vista di chi fa l’azione, ma dell’oggetto con cui si scrive, appunto la penna. Anzi le penne di Aurora, azienda nata a Torino nel 1919, unica nel settore della scrittura al 100% made in Italy, conosciuta e apprezzata in cinquanta paesi del mondo. Si tratta di una collezione di stilografiche, chiamata Viaggio Segreto in Italia che si ispira ad angoli sconosciuti di otto città italiane. In edizione limitata di 888 esemplari. 



La prima tappa del viaggio è Matera e il luogo segreto è la grande cisterna sotterranea in funzione fino al 1920, riscoperta nel 1991, interamente scavata a mano nella roccia ricca di conchiglie fossili. E appunto le conchiglie sono stampate sulla penna su un fondo turchese, come l’inchiostro abbinato. L’altra tappa è Volterra e il luogo scelto sono le cave da cui viene estratto l’alabastro. I cui colori 
traslucenti compaiono su corpo e cappuccio della penna e nella tonalità seppia dell’inchiostro. Le finiture sono cromate e i pennini sono in oro massiccio 18 carati. Gli astucci sono in legno laccato con una guaina che rappresenta uno scorcio della città e del luogo segreto.  A completare il tutto un acquarello del luogo segreto formato cartolina. Infine a dimostrare che quello dell’Aurora non è un progetto-iniziativa destinato a pochi, irrisolti nostalgici che rifiutano il nuovo, all’interno dell’astuccio c’è un QR code. Attraverso questo si può ascoltare una playlist con piacevoli melodie dedicate alle otto città.

giovedì 23 giugno 2022

LA LUCE E' MOVIMENTO

Stupisce che un pittore del livello di Joaquin Sorolla sia pressoché sconosciuto in Italia. Fa quindi molto piacere che Milano gli abbia dedicato una grande mostra a Palazzo Reale, dal 25 febbraio al 
26 giugno.

Nato nel 1863 a Valencia e morto vicino a Madrid nel 1923, non è solo uno dei massimi rappresentati della pittura a cavallo tra i due secoli, ma è autore di un rinnovamento artistico, tanto da avere ricevuto il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 ed essere stato definito, a Londra nel 1908, il più grande pittore vivente al mondo. Apprezzato e stimato dai contemporanei Impressionisti era chiamato da molti Il Monet andalusoQuello che colpisce nei suoi dipinti, quasi sempre di grandi dimensioni, è la luce. Lampi di luce diversi in ogni dettaglio. Una luce che riesce a dare vita e movimento a una vela nelle mani di più persone, come a un abito al vento o alle onde del mare o alle foglie di un albero. Non a caso viene chiamato il pittore della luce. Il mare, soprattutto il Mediterraneo, è spesso al centro dei suoi quadri, così come i giardini.  Incredibile la sua capacità di rendere il movimento dell’acqua. Che siano le alte onde dell’oceano Atlantico o i cerchi d’acqua che si formano in una fontana. Nei quadri di Sorolla ci sono sempre le persone, colte come in un’istantanea fotografica. Spesso è l’amata moglie Clotilde o i tre figli. Curiosamente i volti sono sfumati. Molta attenzione è data agli abiti, alle pieghe di una gonna, ai gesti: quella mano che sorregge il bambino o quell’aggrapparsi del piccolo. Straordinari anche i dipinti di corpi distesi sulla sabbia o in una cabina sulla spiaggia, avvolti in tessuti bagnati. Non mancano i quadri che affrontano tematiche sociali, come La tratta delle bianche, che ritrae povere donne costrette a prostituirsi o ancora l’immagine dei ragazzi con problemi fisici e di nutrizione, nudi su una spiaggia. Una sala è dedicata alle opere realizzate a New York, dove Sorolla fu chiamato per dipingere paesaggi spagnoli e portoghesi per l’Hispanic Society of America. La natura non esiste e al suo posto ci sono visioni dall’alto di strade e palazzi. Ma il periodo newyorkese non è stato l’unico all’estero. Ha vissuto in  Inghilterra, a Parigi, a Roma dove si è appassionato di arte classica e rinascimentale e ad Assisi dove ha abitato un anno con la moglie. Cosa che rende ancora più strano il suo essere poco noto in Italia. Per chi non riuscisse a vedere la mostra a Palazzo Reale, i suoi dipinti, per la maggior parte in Spagna e al Museo di Belle Arti di Valencia, valgono il viaggio. A Madrid poi si può visitare il Museo Sorolla, allestito nella bella palazzina con giardino dove Sorolla abitò ed ebbe lo studio per molti anni.


lunedì 20 giugno 2022

STORIE DI NON ORDINARIA CREATIVITA'

Chi è ancora convinto che sulle passerelle si possa trovare capi donanti da acquistare per la prossima estate sarà rimasto sconcertato alla sfilata dei laureati dello IED di Milano. Se però con un piccolo sforzo pensa al progetto dal quale sono partiti, da come l’ hanno sviluppato e inserito in un certo contesto, insomma alla creatività, non può che ammirare i lavori di questi futuri stilisti. Il tema che lega i capi è Body meets body, cioè l’incontro dei corpi con gli abiti, con altri corpi e con il movimento. Per sottolinearlo molti outfit erano indossati dai Kataklò. Si sono visti volteggiare nell’aria gli atletici e acrobatici danzatori con maglie sovrapposte, con piumini dalle forme avvolgenti, con abiti corazze che paiono studiati per impedire il movimento (foto sotto). In ogni piccola collezione grande ricerca di materiali e lavorazioni orientate alla sostenibilità. 



Una sorpresa positiva anche la sfilata di Joeone, nel cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco. Brand cinese, con oltre 2mila negozi in ben 31 provincie della Cina, per 33 anni si è concentrato sui pantaloni e da dieci ha introdotto top e capispalla. Dopo due stagioni alla Fashion Week parigina arriva a Milano con la direzione artistica del tunisino Louis Gabriel Nouchi. Ad aprire la passerella, quasi a ribadire le origini, ragazzi a torso nudo con pantaloni dalle fogge più svariate, larghi, stretti, con pinces, con tasconi, fino al modello che ricorda i sarong (foto sopra). Colori e stampe richiamano i paesaggi del pittore cinese Wang Ximeng vissuto intorno all’anno Mille sotto la dinastia Song. Uso di fibre naturali con lavorazioni speciali da Harmont & Blaine, soprattutto di canapa di cui sta tornando l’uso, per anni ritenuta una fibra povera, non adatta all’abbigliamento, con costi bassi non interessanti per il mercato, dovuti alla facilità di coltivazione e alla scarsa richiesta di acqua della pianta. Anche negli accessori la sostenibilità è importante e Carlo Sestini crea occhiali con materiali riciclati, tra cui le lastre di acetato inutilizzate. Perfino gli astucci sono in un materiale ricavato dalle bottiglie di plastica. Con piccola tracolla diventano pratici contenitori. In occasione della Fashion Week milanese ha presentato due modelli esclusivi per lo store Moses, con le interessanti sculture dell’artista Fiammetta V, che lavora con il marmo di Carrara della cava di famiglia, con cui sono state create anche le scatole porta occhiali. Eyewear in primo piano anche per Dolce & Gabbana che con Persol ha creato una collezione che piacerà molto al consumatore giovane e modaiolo. Due modelli, in due dimensioni, in otto declinazioni di colore sorbetto. Più il modello con asta zebrata, il logo Persol, la scritta Dolce e Gabbana per esteso e la catenella in gomma.  Per raccontare la collezione un video con ritratti in movimento di giovani per la strada, realizzati da Domenico Dolce, con la direzione artistica di Stefano Gabbana. 

  





domenica 19 giugno 2022

COSI' E', SE VI PARE

Se voleva farsi notare Simon Cracker, brand fondato da Simone Botte, vincitore del Who is on next 2021, c’è riuscito. La collezione si chiama Reality Bites, ma con il titolo del film di Ben Stiller del 1994 (tradotto in italiano Giovani, carini e disoccupati) l’unico riferimento è in quei morsi di realtà che raccontano le difficoltà d’imporsi nella moda quando si è degli emergenti. 






Su ragazzi e ragazze, amici e fans del brand, sfilano capi all’insegna di una spinta sostenibilità.  Realizzati con lenzuola di vecchi corredi, tele di paracadute, in jersey decorati con cucitrici industriali, con pezzi di tessuto vari assemblati in voluto disaccordo. Genderless e interscambiabili, anzi con una preferenza per gli uomini di gonne e scollature. Bandite le simmetrie e gli orli e personali, cioè degli sfilanti, gli accessori (foto in alto). In una scenografia a effetto ecco la collezione di PT-Torino, cinquantenne azienda torinese specializzata nel pantalone perfetto, che da qualche stagione è passata al look completo con giacche, T-shirt, camicie in seta, cardigan in cotone e maglie ispirate ai club losangelini anni Settanta (terza foto dall'alto) Pantaloni lunghi, stretti o larghi, e bermuda anche in completo con la giacca. Tessuti vari, denim e cotone camouflage compresi. Eleventy per la sua collezione confort-chic prende i colori dall’isola di Procida, quelle tinte un po’ delavé e sbiadite che sanno di sole, di mare, di vento. Come sempre fibre naturali cotone, canepa, lino e  pelle scamosciata, dettagli tecnologici e tagli sartoriali (seconda foto dall'alto). Canali per presentare il suo smartorial, un casual sartoriale e raffinato, guarda alla Riviera Ligure. E nel cortile dell’Umanitaria ricostruisce la piazzetta di un borgo ligure con banchi del mercato e espositori di cartoline. Qui si aggirano i modelli con giacche dalle grandi tasche, completi con bermuda, pull di cotone a trecce, giubbotti di camoscio e molte maglie a righe. Tutto in quelle tonalità del rosa cipria, del verde salvia, del sabbia che ricordano le case dei pescatori. E tutto rigorosamente made in Italy (foto in basso). 
Dodici piazze di dodici città del mondo, tra cui affiancate la Piazza dell’Indipendenza di Kiev e la Piazza Rossa di Mosca, compongono l’interessante installazione site specific di Jacopo Ascari che fa da cornice alla collezione di Moreschi.  Tra le novità la pelle con piccoli o grandi tagli, l’intreccio macro e micro, la stringata con retro morbido da poter essere indossata come una slip on, il mocassino soft e leggero come una calza in una serie di colori inediti come il salvia, il senape, l’Armagnac  e le sneakers con suola sagomata a mano.

sabato 18 giugno 2022

CLASSICO, ANZI RIVOLUZIONARIO

E’iniziata ieri la settimana della moda maschile per la primavera estate 2023. Dal primo giorno si riconfermano le tendenze del Pitti Uomo di Firenze conclusosi ieri, presenti in alcune collezione già da qualche stagione. Sartoriale, con vestibilità e confort e sempre più attenzione alla sostenibilità. CP Company, un precursore in questo senso, utilizza materiali tessili rigenerati, recupera pezzi di vecchi capi, come le zip cucite al contrario, tinge con pigmenti naturali, sperimenta filati nuovi, come l’ortica per la felpa con cappuccio e 
occhiali inseriti. 




Hevo (nella seconda foto dall'alto un'immagine della campagna) che da una stagione ha introdotto la donna, festeggia i dieci anni con un evento in collaborazione con Vivai, festival musicale pugliese. Insiste con il minimal classico, tutto made in Italy, con materiali per lo più naturali, linee morbide, un po’ oversize. Kiton propone 32 outfit maschili e 12 femminili:  completi in lino con bermuda, trench, giacche in pied-de-poule sul rosso e per la donna tailleur pantaloni con gilet e chemisier alle caviglia. Il tutto in una scenografica struttura rossa al centro del cortile del palazzo del Senato.  E’il Red Dot, il punto rosso, un cerchio che racchiude i valori del brand e che è ricamato su tutti i capi (foto in alto). Location di fascino anche per La Martina Polo che fa sfilare ragazzi e ragazze in un inaspettato giardino in Via Senato. In collezione tutti i possibili capi, dalla felpa al blazer, alla sahariana, dai bermuda ai pantaloni larghi, agli shorts. Per lei  pigiama palazzo a disegni Kashmir, spencer con ricami, chemisier, spolverini in seta da accessoriare con microborse dalle lunghe tracolle. Boglioli (terza foto dall'alto)sceglie il giardino pensile e lo spazio design dell’Archiproducts per mostrare la collezione: molte giacche con mischie di lino, cashmere, seta, dall’eccezionale morbidezza, giocate in colori a sorpresa. Come la giacca in principe di Galles verde o il blazer in lana al 100% che sta in una mano e non si stropiccia, in un particolare tono di blu. Per un nuovo incontro tra moda e design, Alessi nella Galleria Manzoni tra le dodici stanze con i pezzi iconici ne introduce una con il set di posate, cucchiaio, forchetta, coltello prodotto in 999 pezzi, disegnato da Virgil Abloh, compianto direttore creativo di Louis Vuitton (foto in basso). Da Corneliani, il nuovo stilista inglese Paul Surridge rivoluziona la struttura dei capi adattandoli ai movimenti attuali. La giacca è più stretta sul dietro, per la maggiore mobilità sul davanti, i pantaloni sono più larghi in alto. Uso di materiali riciclati o naturali come lana, cotone, canapa. Anche Pal Zileri reinterpreta il capo spalla in tessuti e colori ispirati a un viaggio immaginario. Dal verde laguna, colore istituzionale del brand, alle tinte del deserto, dei boschi, degli alberi da frutto. Anche Brett Johnson s’ispira alle tonalità calde dei paesaggi intorno a Dubai, dove l’imprenditore-stilista ha aperto la sua prima boutique. Dettagli preziosi e materiali ricercati come un doppio tessuto ultraleggero Solaro rifinito con cera d’api, che mantiene la pelle idratata. 

venerdì 17 giugno 2022

UN CORSO PER GINE

Sono in molti a sostenere che, a teatro come al cinema, è più facile far piangere che far ridere. Si può non essere totalmente d’accordo, ma sul far ridere senza neanche sfiorare la volgarità, allora le incertezze spariscono. Soprattutto se si tratta di uno spettacolo in cui autori e interpreti sono donne, il tema è sulla donna e la sua posizione, specie nei confronti dell’uomo e quindi del sesso. E soprattutto il titolo Va’ Gina non lascia dubbi sull’ammiccamento. Va’Gina di, con e con la regia di Luisa Bigiarini e Federica D’Angelo(nelle foto a sinistra D'Angelo, a destra Bigiarini) non scade mai nel triviale e nemmeno nell’effetto facile della parolaccia o dell’allusione. Anche se di parolacce e allusioni ce ne sono svariate. 



Come anticipa il sottotitolo Tutto quello che serve sapere per essere una Gina moderna, lo spettacolo si pone come un corso per diventare donne perfette. Partendo dalle origini, cioè dalle regole tramandate da madri, nonne, bisnonne, trisavole che ruotano intorno al concetto di patriarcato. A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare non c’è nessuna implicazione tipica femminista. Anzi per certi versi si prende le distanze da posizioni pseudo-istituzionali. Anche se in qualche momento si rasenta lo stereotipo o il luogo comune (la difficoltà di trovare un partner, l’incomprensione e le ridicolaggini del maschio ecc.) non si cade mai nello scontato, anzi Bigiarini e D’Angelo riescono sempre a trovare una strada assolutamente a sorpresa. Tra i pezzi più di bravura quello che riguarda le mestruazioni con lo spiattellamento di tutte le ipocrisie, gli imbarazzi, le storie arcaiche che le circondano, tra cui la loro definizione, per mimetizzarle nel sociale, in diverse lingue straniere. Non mancano i momenti interattivi con il pubblico, che non sono mai pesanti o insistenti, date le questioni trattate. Compresa, nello spettacolo di ieri sera, la frase detta da Luisa Bigiarini per ringraziare degli applausi: “Se vi è piaciuto lo spettacolo consigliatelo a chi vi è simpatico, se non vi è piaciuto consigliatelo a chi vi è antipatico. Che per noi va bene lo stesso”.  Va’ Gina è in scena al Teatro della Cooperativa di Milano fino a domenica 19 giugno.


lunedì 13 giugno 2022

LA SAUDADE ESISTE

E’ un’ottima guida per visitare con intelligenza e non da turista robotizzato il Portogallo. Ma non è questo che rende Saudade de Portugal di Pietro Tarallo (Porto Seguro Editore) una guida speciale. Intanto è un libro, che certo può spingere a visitare i luoghi di cui si parla, ma è soprattutto una lettura piacevole e coinvolgente. Capace di aggiungere quel qualcosa in più alle informazioni storiche, alle descrizioni artistiche, alle annotazioni di tipo sociale e politico. E quella poesia-dedica iniziale dell’autore, giornalista e scrittore (nella foto di Antonello Zunino), spiega il perché. 



Si avverte il suo l’entusiasmo subito, quando parla della sua prima volta in Portogallo nel 1969, dove arrivò poco più che ventenne con una Fiat coupé verde oliva e tanta voglia di capire questo Paese ai confini dell’Europa, delle dimensioni dell’Itala del nord, ma grande per la sua storia, la sua cultura, la sua gente.  E il libro rende perfettamente quell'incredibile e unico intreccio tra passato, presente e futuro. Un entusiasmo che a volte porta l’autore a dilungarsi in certe narrazioni, ma senza mai cadere nel risaputo o nella banalità e nei luoghi comuni e negli aggettivi scontati degli scritti di viaggio. E’ un modo di scrivere che trascina, fa scoprire molte curiosità anche piccole, secondarie, che però intrigano e si ha voglia di raccontarle a qualcuno e comunque forse non si scoprirebbero mai senza questi suggerimenti. Come la storia del fado cantato, suonato, ma all’origine danzato e anche da uomini. Che ancora ora, tra l’altro, sono gli unici a cantarlo nella "dotta e austera" Coimbra. O della scelta di soggiornare a Madeira di personaggi come George Bernard Shaw e Winston Churchill. Il primo per imparare il tango, che proprio portoghese non è, il secondo per fumare liberamente e in pace i suoi enormi sigari sulla panoramicissima terrazza del Reid’s Palace. Interessante come è affrontata la storia  del Portogallo e le sue travagliate vicende politiche o il passaggio di Lisbona  da città spenta, chiusa, ripiegata sul suo passato alla città del Terzo Millennio dell’Expo 1998. Altrettanto godibile la parte riservata alla letteratura portoghese o alle location, soprattutto della capitale, scelte da grandi registi per i loro film. Per appassionati gastronomi, ma anche per golosi/curiosi, i capitoli dedicati alla variegata cucina portoghese. Preciso il glossario finale, diligenti e utili le pagine con le informazioni pratiche che riportano Saudade de Portugal alla sua funzione di guida.  

venerdì 10 giugno 2022

IL DESIGN E' DI MODA

Al Fuorisalone il legame fra moda e design continua. A volte è forzato e anche un po’ irritante, altre è naturale e conferma quel concetto di contaminazione sempre più evidente. Così è per esempio per le borse, gli zaini, le micro borse, le valigie di Valextra. In colori forti, ma piuttosto inediti, con linee geometriche per un nuovo classicismo, sono veri pezzi di design. In un allestimento essenziale con l’unico coup-de-théâtre dei binari su cui poggiano, come vagoni di un treno, le piccole Tric Trac





Anche nel flagship store Miriade in Corso Vittorio Emanuele le protagoniste sono le borse, ma il loro legame con il design è per i materiali. S’intitola A Responsible Bag la capsule di V°73, composta da una tracolla, una borsa a mano, una shopping, voluta dalla direttrice creativa del brand Elisabetta Armellin. In canvas naturale, con fodere in cotone riciclato e dettagli in materiale riciclato. Una scritta conferma la loro missione, come la poltrona su cui sono esposte in vetrina. Ispirata a quella del doge di Venezia (per riallacciarsi alla V del logo) è in cartone riciclato e pressato. Tutt’altro tipo di sedute quelle di Roberto Cavalli, nella boutique di Via Montenapoleone, nei maculati in tinte shock cari alla maison.  Di fronte Baldinini espone le Bourgie di Ferruccio Laviani per Kartell “per celebrare l’incontro di due realtà storiche dell’eccellenza italiana”. Nella boutique MooRER, brand dello sportswear raffinato, Fabrizio Sclavi, giornalista e artista, propone la sua casa nell’era del metaverso.  Tele coloratissime con alta qualità di disegno e ironia dei dettagli(foto in alto). Nell’ex Garage Traversi Louis Vuitton ha aperto un suo quartier generale, della durata, sembra, di tre anni. Espone la collezione Objets Nomades, sul tema del viaggio, che quest’anno celebra i suoi dieci anni. A cui si aggiungono i pezzi più significativi disegnati nel decennio da Humberto Campana, Frank Chou, Marcel Wanders. L’homewear di Luisa Beccaria è un giardino con una tavola imbandita nei colori e con le stampe floreali preferite dalla stilista(foto in basso).


giovedì 9 giugno 2022

DENTRO LA CITTA': FUORISALONE

Tra i meriti, se così si possono definire, del Fuorisalone milanese, c’è sicuramente quello di aver fatto scoprire luoghi sconosciuti di Milano o, di luoghi conosciuti, aspetti e curiosità segrete. La  location di Flos in via Orobia è una di queste. Già utilizzata  per la moda e il design, ma isolata dal contesto, ora s'inserisce in un nuovo quartiere della città, che si sta rivelando molto attraente. A fianco di quello che diventerà il villaggio olimpico, comprende già la Fondazione Prada e la piazza Adriano Olivetti, e si sta ampliando con architetture notevoli, tappeti erbosi e piscine d’acqua. Ben studiato l’allestimento di Flos (foto in alto), in particolare quello per l’iconica lampada Arco, ora K limited edition o per le luci da esterno: un bosco con i rumori e i suoni degli animali. Godibilissimo lo spazio esterno con chaise longue e punti d'incontro e di ristoro. 





Anche i cortili dell’Università degli Studi di Milano sono stati svelati dal Fuorisalone. Quest’anno il tema è design come "rigenerazione di architetture, prodotti, processi e materiali". Un tema in cui l’ambiente e la salvezza del pianeta sono in primo piano. Moltissime le proposte, di cui svariate con firme famose. Alcune trionfo di fantasia, altre forse troppo tecnologiche e didascaliche o non di immediata ricezione. Di grande impatto la gondola di Marco Nereo Rotelli che, dopo aver navigato a Venezia con il suo carico di rifiuti, è approdata nel cortile. Le colonne del primo chiostro con i disegni di Antonio Marras e i metalli e le rifiniture di De Castelli si sono trasformate in figure gigantesche tra l’inquietante e il fiabesco. Un’ironica allusione al meta-verso, anzi al mega-verso, nell’installazione di Alberto Caliri, direttore artistico di Missoni, con enorme pupazzo e poltrona nel tessuto della maison (foto al centro). Frequentatissimo il pseudo cantiere ricostruito al centro del cortile da Piero Lissoni per Sanlorenzo (foto al centro). Piace soprattutto ai bambini il Labyrinth Garden di Raffaello Galiotto per Nardi outdoor. Poltrone a forma di fiori tra i mobili di poesia do cotidiano, nella rassegna del Brasile, come sempre nel portico di Largo Richini. L’esposizione di Interni prosegue  con un’installazione interattiva all’Orto Botanico dando modo di scoprire un altro luogo poco conosciuto. Rivelato dal Fuorisalone anche il nuovo flagship store di Slamp, il primo in Italia, che sarà presto seguito da un altro a Londra. Lampade particolari che sembrano essere in movimento in uno speciale poliestere riciclabile, disegnate da un’équipe interna (foto in basso) e da Zaha Hadid, Marc Sadler, Doriana e Massimiliano Fuksas.  

mercoledì 8 giugno 2022

CREATIVITA' E CORNICI

Chissà quanto incide sulla spettacolarità di Masterly-The Dutch il fatto che sia nei sontuosi saloni e nell’imponente cortile di Palazzo Turati. Ormai da anni l’esposizione al Fuorisalone milanese di artigiani, creativi, designer olandesi si tiene qui ed è sempre più emozionante. Ma è anche vero che una cornice molto scenografica è un’arma a doppio taglio, perché può sminuire o distrarre dal contenuto. Che è sempre svariato e intrigante.




 

Attenzione al futuro e al pianeta con molti sguardi al passato, ma senza nostalgie. Il richiamo alla natura è forte, a cominciare dal cortile zeppo di fiori tra cui emergono gli incredibili, stilizzati animali metallici di Luca Boscardin: un coccodrillo con la bocca spalancata, una giraffa gialla, un cane, forse un gorilla (foto al centro). I fiori o meglio i petali dei fiori sono l’ispirazione degli straordinari vasi di vetro soffiato di Bibi Smit. E’ una rosa, ma dei venti, quella dell’intarsio nel sedile e nel poggiatesta della sedia in legno grezzo di Gilbert de Jonge. Un amore per i fiori che diventa amore per il pianeta, e quindi per la sostenibilità, che non poteva mancare in questo contesto. Tra i pezzi più interessanti le No Waste Chair poltrone trasparenti di Kees Dekkers piene di vari genere di rifiuti, per ricordare i problemi di smaltimento. La giovane stilista Tess Van Zalinge con gli scarti delle aziende pratesi e interventi di ricami e sovrapposizioni crea tessuti per abiti da favola (foto in alto). Ambienti non così sontuosi ma altrettanto scenografici quelli per accogliere Il Paradiso del francese Pierre Gonalons, nel palazzo delle Stelline (foto al centro). Architetto, decoratore, grande creativo, propone una serie di mobili e di oggetti che rivisitano in chiave Tremila pezzi forti del 1800. Dalla poltrona in legno che ricorda la Bergère Luigi 14° ai pavimenti in legno con inserti in marmo che richiamano i saloni dei grandi castelli.  Molti i mobili, ma anche gli oggetti in marmo, francese e italiano di Carrara. Grande affollamento alla Mediateca per i vent’anni della Talleyrand by Starck Collection, la collezione dell’archistar per Baccarat. Lampade, porta candele, vasi e anelli nel prezioso cristallo, indossati da bellissime mani femminili che fuoriuscivano, con solo metà braccio, da tende di velluto. Duplice festeggiamento dei trent’anni, invece, in Corso Como dove nella boutique Anteprima si è celebrato il compleanno del brand giapponese e quello della sedia Bine di Marcello Morandini, espressione dell’essenzialità e dell’eleganza della seduta in bianco e nero, proprio come in bianco e nero è stata la prima collezione disegnata da Izumi Ogino, fondatrice e direttore creativo di Anteprima. 

martedì 7 giugno 2022

OLTRE LA SUPERFICIE

Anche se siamo abituati a non aspettarci più il concetto di  esposizione classica, il Fuorisalone (del mobile), a Milano, ci riserva sempre delle sorprese e il Superdesign show di via Tortona in particolare, perché le vede concentrate. Impossibile, anche se preparati, restare indifferenti, appena entrati, di fronte a strani alberi scarnificati e poi in un padiglione trovarsi in mezzo a un bosco con i suoni dell’acqua delle foreste pluviali.  E ancora uscendo imbattersi in un enorme Pinocchio sdraiato, stile Disneyland. Che con Disneyland non ha nessun riferimento, ma lo ha con la foresta, anzi il riferimento è proprio con la foresta  magica. E’, infatti, un mostra cha fa parte di un progetto per sensibilizzare il pubblico sull’importanza della biodiversità.  




Come Pinocchio è un progetto di Alcantara, che vuole richiamare  l’attenzione su quanto c’è di vero e quanto di falso nella comunicazione riguardo alla salvaguardia del pianeta. Non a caso il titolo dell’installazione è Someone is lying e chi meglio del burattino di Collodi può essere un testimonial della bugia( foto in alto)? Le sorprese continuano all’interno con precise didascalie che riguardano  materiali, natura, tridimensionalità, digitale. Ci si sente  un po’ impreparati, la comprensione non è immediata. Tanto che quando troviamo una sedia, una poltrona, un tappeto, o una distesa di vasi su un tavolo ci sentiamo rassicurati. Ma poi in realtà ci rendiamo conto di come sia importante andare al di là dell’oggetto. E soprattutto come sia importante essere informati sui materiali e sull’innovazione, per capire a fondo cosa c’è dietro un oggetto. Ed è in questo mix di tecnologia e design che il Superdesign Show dà il meglio. Tutto con il fil rouge della creatività, che è spesso arte pura.  A cominciare, appunto, dagli strani alberi che sono di Maria Cristina Carlini fino  alle sedie sculture di Carla Tolomeo, tripudio di sete e broccati, con voli di uccelli, petali, elementi barocchi e una sottile vena di humour. Che è forse quella che le fa stare perfettamente nella stessa sala del museo con le dolls e le sculture di Flavio Lucchini (foto al centro). Altre, comunque, le piccole opere d’arte come i bronzi su enormi Lego del giovane scultore della Val Gardena Ivan Lardschneider (foto in basso).


lunedì 6 giugno 2022

RAGIONE E SENTIMENTO

Il Salone del Mobile a Milano inizia domani, ma la città è da ieri in pieno fermento per il Fuorisalone. Si possono già individuare le tendenze comuni. Una delle più evidenti, generata dalla forzata reclusione di due anni, è la voglia di stare bene che non significa solo ricerca di confort e funzionalità quanto il dare importanza allo stare insieme, all’accoglienza, al pensiero, ai veri valori, alle emozioni. E non sono le classiche parole al ventoIndicativo, per esempio, il progetto dello studio berlinese Gonzalez Haase per la boutique Moses in Piazza Risorgimento. Piazza residenziale e con verde, ma senza luoghi di aggregazione, per cui lo studio ha creato delle strutture per una continuità fra interni ed esterni. Ed ecco una tettoia costituita da grandi elementi gonfiabili ispirati all’Inflatable Art di Andy Warhol in argento. Colore che si ritrova anche nelle due panchine circolari multiposti, una addirittura fruibile sia all’interno che all’esterno, che favoriscono la conversazione, lasciando comunque spazi ben separati o il banco per la musica o addirittura la postazione raggiungibile con una scaletta, dove è possibile sdraiarsi anche in due. 



Diverso approccio, ma obiettivo simile, nell’installazione di Jacopo Ascari, classe 1993, laurea in Urban Planning al Politecnico di Milano. Nel Destino dell’Urbanistica  propone grandi disegni dedicati a un’urbanistica che mixa elementi  classici e reali in prospettive immaginarie e immaginifiche (in alto) . Sono esposte in un cantiere in Via Passione, dove si sta costruendo una delle Ville Urbane progettate per questa strada. C’è del poetico anche  nella rivisitazione temporanea dello storico Caffé Taveggia realizzato dal brand di lampade danese Louis Poulsen, in collaborazione con Locatelli Partners.  Le iconiche  PH Artichoke (al centro)e PH Septima  sono proposte in una leggera sfumatura di rosa, come la nuova PH Pale Rose. In accordo con tavoli e sedie.  Di luci si parla ancora da Axolight, venticinquenne azienda di Scorzé. Da sempre le sue lampade  puntano a rapportarsi con le persone “generando un sentimento di piacere, desiderio, benessere intellettuale”. 

 

E la nuova collezione disegnata da Timo Ripatti, presentata nell’elegante show room di Bross, con i suoi riferimenti culturali non si smentisce . Soprattutto per Manifesto. Una lampada che a luce spenta è una vera e propria scultura (qui sopra).     

mercoledì 1 giugno 2022

DITELO CON I FIORI

Da qualche giorno il Salone del Mobile sta prendendo la rincorsa. Prevedibile, dopo due anni di fermo. E ancora di più il Fuorisalone, nonostante i, neanche tanto piccoli, flash dello scorso settembre. In giro per Milano molti, quindi, gli allestimenti in corso, ma anche
qualcosa già pronto da vedere.


Come, in via Manzoni, Florilegio con l’intrigante sottotitolo di Ecosistema di un interno. Che si riallaccia al tema del design. E’ una rivisitazione del fioraio Radaelli di Via Manzoni,  caposaldo della milanesità, realizzata dalla designer Cristina Celestino (nella foto). La boutique dei fiori, nata nel 1866 fa parte delle botteghe storiche della città, frequentata da personaggi milanesi come Valentina Cortese e Maria Callas, ma anche di passaggio come Grace Kelly e Ava Gardner.  Celestino, non nuova a questo tipo di intervento (qualche anno fa è intervenuta nella Pasticceria Cova, sempre a Milano) lasciando immutati i muri e il mobilio di base, ha lavorato sul rapporto arredo-natura, con nuovi elementi, avvalendosi del contributo di varie aziende, tutte attente alla sostenibilità. Ne è nata una vera e propria installazione, in cui entrare come in un giardino. Ed ecco sulle pareti delle grandi farfalle, con un preciso riferimento  all’ecosistema. Per terra i tappeti fatti a mano di CC-tapis evocano un sentiero di pietre e nello stesso tempo giocano sulle luci e il movimento. Le piccole sedie di Billiani, insieme ai grandi cuscini, invitano a una sosta. E poi dappertutto vasi di vetro con composizioni floreali realizzate dalla stessa designer, tutte enfatizzate e amplificate dalla presenza di specchi sapientemente disposti.  Molto il verde, vari i fiori con una prevalenza di peonie, preferite da Celestino sia per la ricchezza dei petali, sia per la loro mutevolezza nel colore e nella distribuzione.  Florilegio, aperto il 30 maggio, chiude l’11 giugno.