Sarà forse una delle ultime mostre per i
cinquant’anni del ’68, non molto segnalata, ma che vale la pena vedere. “Un
grande numero. Segni immagini parole del 1968 a Milano” al Base Milano, fino al 22 ottobre, è curata da Isec, istituto per la storia dell’età
contemporanea, fondazione creata nel 2002 per “raccogliere, conservare, ordinare
e porre a disposizione degli studiosi i documenti atti a ricostruire la vita
sociale, politica ed economica dell’Italia contemporanea”. L’esposizione non ha
la spettacolarità di altre sull’argomento, non è interattiva, non punta sugli
effetti speciali. Ma ha un modo di proporsi
particolare, in quanto mette
l’accento sulla comunicazione e cioè su
come questo movimento si è diffuso nel mondo e in Italia.
E’ raccontato da foto, fotocopie di articoli e titoli di giornali, riviste,
libri, manifesti, scritte sui muri, striscioni, video. Anche se la mostra non
segue un preciso percorso cronologico si apre con gli antefatti o i primi
segnali a San Francisco, New York, Praga, Tokyo, poi a seguire in Francia, in
Germania. I documenti mettono subito in evidenza come il movimento sia stato
globale in tutti i sensi. Si contesta la guerra del Vietnam ma anche il
trattamento dei lavoratori nelle fabbriche, si chiede una riforma della scuola,
delle università. A manifestare sono gli studenti,gli artisti, gli operai, gli
impiegati,gli intellettuali. Molto spazio è dato alla contestazione studentesca
di Milano, attraverso gli scatti di Uliano Lucas. Interessanti, in una sala, i documenti e le
foto che descrivono il lavoro dei giovani designer dell’Università Iuav di
Venezia, ideatori dell’allestimento della mostra.
Nessun commento:
Posta un commento