martedì 17 ottobre 2017

PIU' CHE MANIFESTO




Nessuno, neanche chi non ha cognizioni in materia, ha dubbi sulla grandezza artistica di Toulouse Lautrec. E la mostra Il mondo fuggevole di Toulouse Lautrec, promossa da Electa e Giunti da oggi al 18 febbraio a Palazzo Reale di Milano, ne è un'ulteriore conferma. Eppure per decenni è stato considerato un macchiettista. Danièle Devynck, curatrice del Musée Toulouse Lautrec di Alby, dove è nato l’artista, racconta  che alla sua morte, a 37 anni nel 1901,i genitori offrirono alla città di Parigi l’intera sua opera. Ma fu rifiutata, a parte qualche disegno che rimase alla Biblioteca Nazionale. Di geni incompresi è piena la storia dell’arte, ma questo caso stupisce particolarmente. Non solo Toulouse Lautrec aveva un tratto, un uso del colore e una capacità di osservare e cogliere attimi fuggenti straordinaria, ma è stato determinante nella storia della pittura del ‘900. Impossibile non vedere in certe sue figure           femminili, a parte punti di contatto con contemporanei come Van Gogh, Manet, Degas, riferimenti con opere di Francis Bacon, Lucien Freud, Otto Dix e anche di un primo Picasso. Ha saputo mettere insieme certi tratti delle litografie giapponesi da cui il mondo fuggevole del titolo della mostra, con l’occhio fotografico, quasi un iperrealismo, con cui ha anticipato i grandi maestri del ‘900.  La mostra, curata oltre che da Danièle Devinck da Claudia Zevi, tiene conto di questo. E varie sono le opere esposte di Utamaro, proprio a confronto. Qualcuna forse è anche in più. Così come una parte dell’esposizione è dedicata alle prime fotografie in bianco e nero scattate da amici, in cui l’artista è spesso al centro della scena (v. foto in basso “Lautrec strabico in abito giapponese”). L’allestimento, con la scelta di diversi colori, sottolinea il percorso artistico e le differenti proposte. Un intonaco grigio fa da sfondo alla parte documentaristica con le foto delle prime sale. Una tinta sabbia racconta le case  della Parigi di Montmartre dove viveva. E il French Cancan risuona nelle sale con i personaggi del Moulin Rouge e dintorni. Da Jane Avril ad Aristide Bruant, da May Milton a la Goulue. Figure che sarebbero morte ma alle quali, con i suoi affiche, Toulouse Lautrec ha dato vita eterna. Come ha detto Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale.  Sono ritratti in cui spesso si divertiva a far emergere la bruttezza morale  dei soggetti, forse per vendicarsi della fastidiosa pietà che la sua bruttezza fisica ispirava.  Le pareti in varie sfumature di rosso, infine, accolgono le ragazze delle case chiuse, che lui ritrae  nella loro quotidianità di donne comuni. E, quasi in contrapposizione, c’è una piccola collezione di foto hard prese dai bordelli parigini dell’epoca.  
 


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