Nessuno,
neanche chi non ha cognizioni in materia, ha dubbi sulla grandezza artistica di
Toulouse Lautrec. E la mostra Il mondo
fuggevole di Toulouse Lautrec, promossa da Electa e Giunti da oggi al 18
febbraio a Palazzo Reale di Milano, ne è un'ulteriore conferma. Eppure per
decenni è stato considerato un macchiettista. Danièle Devynck, curatrice del
Musée Toulouse Lautrec di Alby, dove è nato l’artista, racconta che alla sua morte, a 37 anni nel 1901,i
genitori offrirono alla città di Parigi l’intera sua opera. Ma fu rifiutata, a
parte qualche disegno che rimase alla Biblioteca Nazionale. Di geni incompresi
è piena la storia dell’arte, ma questo caso stupisce particolarmente. Non solo
Toulouse Lautrec aveva un tratto, un uso del colore e una capacità di osservare
e cogliere attimi fuggenti straordinaria, ma è stato determinante nella storia
della pittura del ‘900. Impossibile non vedere in certe sue figure femminili, a
parte punti di contatto con contemporanei come Van Gogh, Manet, Degas, riferimenti con opere di Francis Bacon, Lucien Freud, Otto Dix e anche di un primo Picasso. Ha
saputo mettere insieme certi tratti delle litografie giapponesi da cui il mondo fuggevole del titolo della
mostra, con l’occhio fotografico, quasi un iperrealismo, con cui ha anticipato
i grandi maestri del ‘900. La mostra, curata
oltre che da Danièle Devinck da Claudia Zevi, tiene conto di questo. E varie
sono le opere esposte di Utamaro, proprio a confronto. Qualcuna forse è anche
in più. Così come una parte dell’esposizione è dedicata alle prime fotografie
in bianco e nero scattate da amici, in cui l’artista è spesso al centro della
scena (v. foto in basso “Lautrec strabico in abito giapponese”). L’allestimento, con la
scelta di diversi colori, sottolinea il percorso artistico e le differenti proposte.
Un intonaco grigio fa da sfondo alla parte documentaristica con le foto delle
prime sale. Una tinta sabbia racconta le case
della Parigi di Montmartre dove viveva. E il French Cancan risuona
nelle sale con i personaggi del Moulin Rouge e dintorni. Da Jane Avril ad Aristide Bruant, da May Milton a la Goulue. Figure che sarebbero morte ma alle
quali, con i suoi affiche, Toulouse
Lautrec ha dato vita eterna. Come ha detto Domenico Piraina, direttore di
Palazzo Reale. Sono ritratti in cui spesso
si divertiva a far emergere la bruttezza morale dei soggetti, forse per vendicarsi della fastidiosa pietà
che la sua bruttezza fisica ispirava. Le pareti in varie sfumature di rosso, infine, accolgono le ragazze delle case chiuse, che
lui ritrae nella loro quotidianità di
donne comuni. E, quasi in contrapposizione, c’è una piccola collezione di foto
hard prese dai bordelli parigini dell’epoca.
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