Non c’è da stupirsi che sia stato selezionato per il
Festival del Teatro Italiano di New York, il 17 e 18 maggio. E ancora meno che il Teatro Menotti l’abbia scelto per la
seconda edizione del Festival di
narrazioni e contaminazioni. Stria (in scena ieri e oggi a Milano)con
la drammaturgia e l’interpretazione di Claudia Donadoni, la regia di Sergio
Stefini e la supervisione di Marco Baliani, più che uno spettacolo è una performance
artistica di altissima qualità. Lo spunto è un fatto reale avvenuto nei primi
anni del ‘500, anche se le implicazioni sono per certi aspetti, purtroppo, di
grande attualità. In un paese della Lombardia ai confini con la Svizzera, una
ragazza viene stuprata brutalmente. Per stanare il colpevole le donne decidono
di utilizzare Rusina, amica e coetanea della giovane, che viene però accusata di
stregoneria e bruciata sul rogo, appunto come una Stria. Sola sul palcoscenico Rusina-Claudia
racconta la storia alternando dialetti del nord a canzoni, danze, vocalizzi,
grida. Ogni tanto voci fuori campo puntualizzano gli eventi, nell’ italiano
forbito del tempo enunciano editti, condanne, ordini.All’azione diretta si mescolano
flash back inquietanti e angoscianti. In cui emerge tutto l’orrore dei metodi
dell’Inquisizione, la cattiveria sociale, la dolcezza e la disarmante ingenuità
della protagonista. Ottima la scenografia di Massimo Barili in cui le luci
giocano un ruolo fondamentale. Notevoli le musiche originali eseguite dal vivo
da Giovanni Bataloni.
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