giovedì 19 aprile 2018

A MOLTI PIACE GRANDE


Sorprendere è tra gli obiettivi di questo Fuorisalone milanese, ormai troppo viziato dalle più incredibili installazioni, dalle performance più discusse, dalle parade più coinvolgenti. Difficile dire qual è l’elemento che in questo momento è più trainante. Di certo stupire ha sempre il suo effetto. Per quanto si possa avere un atteggiamento professionale, difficile restare indifferenti a una costruzione con volumi geometrici bluette, che troneggia in piazza Gae Aulenti (in alto). E’ Lighthenge, "un raggio italiano nel cielo dell’energia globale", progetto di Edison e Stefano Boeri, che sembra contrapporsi, idealmente, allo Stonehenge di Jeremy Deller. Il king size comunque continua ad avere i suoi fans. Come può passare
inosservata Pantosh Chair, sedia in legno alta 3 metri  collocata ai piedi, si fa per dire, del Museo del Novecento in Piazza Duomo? Diventa un ottimo stimolo per andare a vedere le sedute dei designer brasiliani di Be Brasil allo spazio Edit di Via Marroncelli. Qualche sedia normal size è visibile alle fermate del tram di Via Broletto e Foro Bonaparte. Un’altra tendenza che salta gli occhi è la passione per il verde, alle
volte intesa come inno alla sostenibilità, altre come ricetta per una vita più rilassante. Il fil vert si snoda per tutta la città, ma trova il suo spazio più felice all' Isola e dintorni. A cominciare dagli orti di piazza XXV Aprile, proprio davanti a Eataly. A pochi passi Don’t call me Daphne, ermetica installazione di Elena Salmistraro per Timberland, con le sue ghiande-sedili che pendono dai rami, vuole rappresentare madre natura che protegge la creatività femminile (al centro). E continua con tutto il mondo ecosostenibile di artigiani e brand Rething Materials all’ombra del Bosco Verticale. Nella boutique Pinko di Via Montenapoleone Hanging Garden dell’artista australiana Mikala Dwyer richiama gli sguardi. I sacchetti-vaso con le micro-biosfere sono in sintonia con la campagna di sostenibilità del marchio. Attenzione alla natura ma anche alla salute. Proteggersi dal sole è la finalità di Sun il progetto di Buro Belén, lo studio di due  giovani  designer olandesi. Per sfruttare l’effetto positivo del sole, evitandone i danni e impedendo l’inquinamento all’ambiente portato dalle creme. La soluzione sta in una fibra fatta di sisal, lino e seta con cui è possibile filtrare i raggi pericolosi. Con questa realizzano abiti, visiere, occhiali, cappelli, un parasole, una tenda per cambiarsi in spiaggia. Li hanno esposti in un allestimento poor-chic con cocktail a base di Mama Vodka, la vodka delle donne del Nord, ad Alcova nel mezzo di NoLo (Nord Loreto) il nuovo indirizzo del design (in basso). Per il momento, a giudicare dai negozi intorno piuttosto vuoti,non è ancora esploso. Però all’ingresso dei vari vernissage, filtri e controlli sono già diventati rigidi e implacabili. E un po’ ridicoli. 
 

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