E’ incredibile pensare che Casa di Bambola sia stata scritta da Henrik Ibsen nel 1879.
Stupisce che al centro del dramma ci siano temi di più di mezzo secolo dopo,
come la donna oggetto e il suo rifiuto femminista. Attualizzare una pièce o un
romanzo è un’operazione ormai usuale nel teatro come nel cinema. Ma riuscire a
far risaltare la contemporaneità della tematica, affrontata in un lavoro di più
di cent’anni prima ,non è semplice, diventa quasi un virtuosismo. Ne è un
esempio, appunto, Casa di Bambola
proposto dell’Associazione Teatrale Pistoiese, con la regia di Roberto Valerio.
Tutto è studiato con un’attenzione speciale. A cominciare dalla scena con
divani e poltrone Ottocento, un enorme armadio-scaffalatura dove sono
concentrati, e da cui di volta in volta tirati fuori, tutti gli elementi
accessori della narrazione. E poi c’è lo sfondo che fa pensare a un luogo
vicino al mare per il rumore delle onde. E’ una casa, dove le finestre non sono
allineate, con qualcosa di irreale e di ambiguo nell’insieme, proprio come non lineare, ma pieno di parole non
dette e di menzogne, è il rapporto dei due protagonisti, la donna oggetto Nora,
la bravissima Valentina Sperlì e il marito, l’avvocato Torvald Helmer (nelle foto) interpretato dallo stesso regista. Anche le figure di contorno nascondono
qualcosa o sono complici di menzogne. Sotto quell’apparenza di grande felicità
e spensieratezza infantile, Nora, lo scoiattolino, l’uccellino come la chiama
lui, è una donna intelligente, capace di
gesti generosi, che solo alla fine trova la forza di ribellarsi. Mentre Torvald,
apparentemente il marito devoto per cui la carriera è solo un modo per rendere
felici la moglie bambina e i tre figli, è in realtà un uomo privo di
sentimenti, tutto rivolto su se stesso, che confonde le formalità e la paura di
cosa dice la gente con l’integrità
morale. Nel finale quando Nora se ne va di casa, senza sapere dove andare, si
ritrova tutta la drammaticità dell’epoca, in cui la pièce è stata scritta.
Casa di
Bambola al Teatro Menotti di
Milano fino all’11 marzo, al Teatro Sociale di Brescia dal 13 al 15 , al Teatro
Civico di Vercelli il 16, al Teatro Toselli di Cuneo il 17.
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