Basta pensare al nome La Rinascente dato da
Gabriele D’Annunzio, per rendersi conto che i grandi magazzini italiani sono qualcosa di più che un’azienda
commerciale. E la mostra Rinascente. Stories of innovation, da oggi al 24 settembre
a Palazzo Reale di
Milano, lo mette in evidenza.
Anche se ne celebra i cento anni, come ha detto Filippo Del Corno assessore
alla cultura, non ha niente della retorica celebrativa, ma piuttosto si pone
come racconto storico utile per
progettare il futuro. "E' una dimostrazione del legame di Milano fra
produzione e creatività”. “Risponde alla
vocazione storica di Palazzo Reale di apertura alla città” conferma il
direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina. Il progetto è il frutto
di una lunga ricerca per ricostruire
l’archivio che si era disperso in un' enorme quantità ed eterogeneità di materiale
. La mostra, curata da Sandrina Bandera e Maria Canella, racconta i cambiamenti
avvenuti in quei cento anni, l’evoluzione
del gusto e della società. Un discorso che si sviluppa attraverso foto,
filmati, ma anche opere d’arte. Dal
Telefono di Michelangelo Pistoletto al senza
titolo in balsa su carta di Mario Ceroli, a un acquerello di Kandinskij.
Moltissimi i manifesti, inseriti in
raccoglitori manovrabili dal pubblico. Una sezione è dedicata agli
oggetti di uso comune, premiati con il Compasso d’oro al MoMA di New York nel
1957. Testimonia una volta di più il ruolo innovatore della Rinascente, che ha
visto nel design un elemento determinante, più che per la commercializzazione
per un’azione di cultura di massa. Incuriosente l’allestimento, soprattutto
nella prima sala (foto in alto), con foto e ritagli degli anni più importanti. In esposizione
anche i sacchetti e i cartelloni
pubblicitari quasi sempre opera di artisti o di grandi grafici, da Bruno Munari ad Albe
Steiner. Divertente la sezione con la miniaturizzazione delle vetrine,
particolari e qualificanti. Da sempre più che presentare un prodotto sono
un’installazione artistica.
Nessun commento:
Posta un commento