“Non
è una città per tutti” dice qualcuno di Matera. E non ha nulla a vedere con il fatto che è difficile
da raggiungere e faticosa da visitare per i diversi livelli. Se fosse”capita”
da tutti dovrebbe essere assediata dai turisti più di Venezia in una domenica
d’agosto. Il riferimento non è casuale. Perché come Venezia è una città unica.
Non basta dire che può essere una
spiegazione “vivibile” delle ere geologiche dal pleistocene ai giorni nostri.
Dietro i "sassi" e lo straordinario
effetto presepe, c’è la storia dell’uomo e dell’architettura, che continua in
una ristrutturazione rispettosa del passato, ma che tiene conto del meglio del
progresso. Tutto qui ha una spiegazione di
funzionalità. Matera è costruita in quella
parte di collina di arenaria compatta, divisa dalla Gravina, un canyon, da una collina fatta di
pietre che, invece, si spezzano, se la si scava. Le case,
solo la parte anteriore, perché il resto è nei sassi, hanno un tetto a scala. L’acqua piovana
così fluisce più lentamente per incanalarsi in tubature di tegole, verso la
cisterna. Le strade, sono a gradoni ( larghi perché calcolati per il passo del
mulo) per evitare che si formino “torrenti”, quando piove. Ci sono belle chiese
romaniche o barocche, e Santa Lucia alle Malve è da sindrome di Stendhal. Ma
niente incanta come entrare in una casa grotta. A parte quella “didascalica” di
Vico Solitario, testimonianza di come viveva la gente fino a cinquant’anni fa.
E’incredibile notare come le grotte sono state scavate su diversi livelli per sfruttare la
luce, che proviene da un unico ingresso. Il ristorante Il terrazzino ne è un
esempio clamoroso. Da vedere anche
negli hotel . Si potrebbero chiamare diffusi, ma sono l’unica soluzione possibile nei sassi. Dalla Locanda di
S.Martino che si sviluppa su
stradine affacciate sul Sasso Barisano con arredo minimale chic. Al Sant’Angelo Resort con
vista sulla Gravina e sulla chiesa di S.Pietro Caveoso. Spazi ampi, mobili e sanitari ultra design. O ancora Le
grotte della Civita, forse il più sofisticato, dove i materiali usati sono a kilometro zero. Anche i mobili
sono recuperati sul posto o costruiti
seguendo le tecniche di un tempo. Tra le mete obbligate il Palombaro Lungo, le vecchie
cisterne. O il MUSMA, Museo di scultura
materana, nell’ex palazzo Pomarici:
opere pregevoli in una cornice unica. E infine il Rione Casalnuovo con
molti “sassi” ancora da recuperare
per diventare museo.
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