Due
grandi ambienti luminosi, preceduti da un piccolo spazio con una sdraio in bambù dell’Ikea, si
saprà dopo. Ma la tela stupisce per la lavorazione e non è certo del colosso
svedese. Entrati, sono molti gli elementi che colpiscono. Dal tavolo da ping pong
agli arazzi sulle pareti, dalle sedie e le panche, alcune design altre di
tradizione, ma tutte con rivestimenti inediti.
E poi tende, stand con capi, non accomunati per colore, tipologia,
stagione, ma secondo un criterio che si scoprirà in seguito. Un grande tavolo
di legno e sotto le finestre una fila di macchine da cucire. Tutte funzionanti,
perfino la vecchia Singer. Molte le fotografie, solo in bianco
e nero, con un’uguale cornice, che spesso contiene due
immagini. Ci spiegherà poi l’autrice Carola Guaineri (che qui ha la sua camera
oscura) della sua tendenza ad accostare
soggetti o oggetti diversi,
lontani “fisicamente” ma con forti,
imprevedibili affinità. Una mano di un uomo in Sardegna, con la stessa
piega di una statua classica, per esempio. Tutto qui è da guardare, e nel caso
dei tessuti anche da toccare, per
cogliere le contaminazioni, le sovrapposizioni, gli inserti. Siamo nell’atelier
Fosca in Via Bastia, piccolo cul de sac,
inconsueto per Milano, a poche centinaia di metri dalla Fondazione Prada.
Qui Fosca Campagnoli crea e mostra le
sue creazioni. Che vanno, appunto, dal rivestimento di una sedia come quello
per le mitiche Superleggere di Giò
Ponti al gilet che mette insieme tessuti maschili e femminili. Dall’arazzo con pezzi di materiali diversi ai pantaloni,
solo di un unico modello, che indossa lei stessa: larghi, scampanati, quasi una
gonna pantalone, fascianti sui fianchi e donanti anche per fisici diversi. Alle
tende su cui Fosca scrive poesie con la macchina da cucire. Ci sono cappotti
con profilature particolari nere alla Mondrian, le stesse che si ritrovano nei
cuscini. In un angolo sono appesi dei pannelli con rettangoli di tessuto. Sono i foglietti acchiappa-colore dei bucati, frutto di
un’esercitazione proposta da Fosca a una trentina di donne sul concetto di Quiete
. Un ulteriore esempio del suo desiderio
di restituire vita nuova a campioni di tessuti, vecchie stoffe, scarti di
sartorie e di case di moda. Fino al 23 dicembre è in mostra la collezione
chiamata Appunti, proprio perché
spiega tutto questo. Moltissimi quindi
gli spunti per un regalo pensato e per passare una piacevole mezz’ora, magari anche con una
partita di ping pong. Dal 9 gennaio l’atélier è frequentabile su appuntamento
(www.foscamilano.com)
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