Cos’hanno in comune Marc Chagall e Ottavio Missoni?
Il colore sicuramente, ma trattandosi di un pittore e di un creatore di tessuti,
non è abbastanza. Un altro punto di contatto, forse meno immediato ma
altrettanto forte, è l’uso nel colore delle sfumature, delle gradazioni, ma
anche dei contrasti inaspettati, sia nelle figure di Chagall che sembrano
sempre volare, sia nelle forme geometriche di Missoni. E, infatti, la mostra
dedicata ai due, sotto ai loro nomi titola Sogno
e colore. Curata da Luca Missoni figlio di Ottavio, è nel Museo Civico
Archeologico di Sesto Calende, a meno di un’ora da Milano,
fino al 31 dicembre.
Ma altri meno apparenti elementi accomunano i due. Come osserva nella
prefazione l’assessore alla cultura di Sesto Calende Silvia Fantino “…sono il risultato di un complesso intreccio
etnico geografico, il pittore è un ebreo bielorusso naturalizzato francese, lo
stilista un italiano di padre friulano e madre dalmata”. Entrambi hanno un modo
di guardare che va al di là delle frontiere, che spazia senza limiti, fino
appunto all’onirico. All’interno del museo tra reperti archeologici plurimillenari,
trovati sulle sponde del Ticino, più di un centinaio di stampe di Chagall a colori e in bianco e
nero dialogano con gli arazzi e gli studi di Missoni. Oltre a vari
pannelli in cui sono enfatizzati dettagli delle stampe dell’uno e di tessuti
dell’altro. Per Chagall il concetto di evasione, di mondo senza confini è
ribadito nelle stampe a soggetto biblico, che raccontano appunto l’esodo. In
Missoni è continuamente messa in risalto
una creatività senza costrizioni,libera da tendenze o condizionamenti.
Nel confronto tra i due s’ inserisce un terzo elemento. Sono le decorazioni
geometriche, sulle brocche e i vasi antichi, che richiamano quelle di Missoni e
testimoniano un linguaggio dei segni che si tramanda nei secoli.
Nessun commento:
Posta un commento