Mescolare pittura e scultura figurativa con installazioni e arte astratta non è un’operazione facile, ma è giusto tentarla. Specie se si trova un filo conduttore intrigante. Così è per La finestra sul cortile alla Galleria d’Arte Moderna di Milano (dal 23 novembre al 26 febbraio 2017). Il titolo spiega il modo di vedere la mostra, che ha per sottotitolo Scorci di collezioni private. Nelle sale della villa neoclassica di Via Palestro tra opere da fine '800 a metà del '900 sono inserite altre contemporanee provenienti dalle raccolte Panza e Berlingieri. Il riferimento al film di Hitchcock è un invito a guardare con attenzione e curiosità, proprio come faceva Jeff-James Stewart. Per scoprire dettagli nascosti, cercare un’interpretazione e individuare i punti di contatto tra opere del passato e attuali. Queste spesso con un messaggio. Come la carrozza impacchettata di Christo, all’ingresso, che apre al viaggio nel museo, ma anche nel mondo. O le scritte di Joseph Kosuth che invitano al silenzio. O, affiancato all’autoritratto di Francesco Hayez novantenne, un ritratto di un signore con un naso da Pinocchio degli irriverenti Jake & Dinos Chapman. I due neon di Dan Flavin si inseriscono bene sui muri intorno allo scalone che porta al primo piano. Qui la riproduzione fotografica di una Saffo classica di Giulio Paolini convive con marmoree sculture napoleoniche. Le pietre dell’enorme Valle Pellice Stone Circle di Richard Long invadono e si confrontano con stucchi e colonne di uno dei saloni più grandi. L’immobilità di Milky Way in travertino di Carl Andre si scontra (o si completa?) con il movimento di L’Americana di Giovanni Boldini. Si mimetizza nell’ambiente il nucleo abitativo trasportabile, interessante installazione di Andrea Zittel. Le nature morte di Giorgio Morandi dialogano con gli oggetti vari di uso comune nel tavolo pop di Jonathan Seliger. A riassumere il tutto, quando il sole tramonta, le scritte luminose di Arthur Duff, da vedere dai tagli nei pannelli neri su due finestre . O direttamente all’esterno. Per concludere un percorso dove la sorpresa è continua. Tanto che nei giorni di sole quando un effetto di luce disegna strisce di colori sul pavimento, si può scambiarle per un un’opera.
lunedì 28 novembre 2016
COME IN UN FILM
Mescolare pittura e scultura figurativa con installazioni e arte astratta non è un’operazione facile, ma è giusto tentarla. Specie se si trova un filo conduttore intrigante. Così è per La finestra sul cortile alla Galleria d’Arte Moderna di Milano (dal 23 novembre al 26 febbraio 2017). Il titolo spiega il modo di vedere la mostra, che ha per sottotitolo Scorci di collezioni private. Nelle sale della villa neoclassica di Via Palestro tra opere da fine '800 a metà del '900 sono inserite altre contemporanee provenienti dalle raccolte Panza e Berlingieri. Il riferimento al film di Hitchcock è un invito a guardare con attenzione e curiosità, proprio come faceva Jeff-James Stewart. Per scoprire dettagli nascosti, cercare un’interpretazione e individuare i punti di contatto tra opere del passato e attuali. Queste spesso con un messaggio. Come la carrozza impacchettata di Christo, all’ingresso, che apre al viaggio nel museo, ma anche nel mondo. O le scritte di Joseph Kosuth che invitano al silenzio. O, affiancato all’autoritratto di Francesco Hayez novantenne, un ritratto di un signore con un naso da Pinocchio degli irriverenti Jake & Dinos Chapman. I due neon di Dan Flavin si inseriscono bene sui muri intorno allo scalone che porta al primo piano. Qui la riproduzione fotografica di una Saffo classica di Giulio Paolini convive con marmoree sculture napoleoniche. Le pietre dell’enorme Valle Pellice Stone Circle di Richard Long invadono e si confrontano con stucchi e colonne di uno dei saloni più grandi. L’immobilità di Milky Way in travertino di Carl Andre si scontra (o si completa?) con il movimento di L’Americana di Giovanni Boldini. Si mimetizza nell’ambiente il nucleo abitativo trasportabile, interessante installazione di Andrea Zittel. Le nature morte di Giorgio Morandi dialogano con gli oggetti vari di uso comune nel tavolo pop di Jonathan Seliger. A riassumere il tutto, quando il sole tramonta, le scritte luminose di Arthur Duff, da vedere dai tagli nei pannelli neri su due finestre . O direttamente all’esterno. Per concludere un percorso dove la sorpresa è continua. Tanto che nei giorni di sole quando un effetto di luce disegna strisce di colori sul pavimento, si può scambiarle per un un’opera.
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