Si intitola Animals, ma non ha
niente del bestiario ottocentesco, anche
se può inserirsi nello stesso filone. La
mostra di sculture (aperta da ieri fino al 24 maggio a Milano in Via S.Andrea
17, nel cortile interno) curata da Marco Bertoli, insiste sul rapporto uomo natura. Gli animali, alcuni iperrealistici, altri meno, sono un pretesto da cui partire. Tre gli artisti, diversi tra loro come linguaggi, modi
interpretativi e soprattutto materiali usati, la cui scelta è condizionante . Ecco
i cervi a grandezza naturale di Paolo Grassino (Torino 1967) in alluminio
patinato .I loro corpi bucherellati
esprimono leggerezza e fragilità in contrasto con le possenti corna
in metallo pieno. Suscitano paura i due cagnoni neri in spugna sintetica
su polistirolo e ferro. Una combinazione che
riesce a riprodurre la luminosità del
pelo e nello stesso tempo ne accentua l’aspetto temibile, come l’assenza di
bocca e occhi. Gabriele Garbolino Rù (Torino 1974)si concentra sulle
teste. Di vitello,
di maiale , di tigre,
di cavallo e per ognuna sceglie un materiale differente, per sottolineare un aspetto forte della bestia. Bronzo tinta terra
per il maiale sornione, alluminio lucente per l’enorme tigre che svela una terrorizzante dentatura. Sono brani di un
racconto poetico le sculture di Jessica
Carroll (Roma 1961). Come le api in bronzo su una sfera lucente che simula un
favo. O i “Tredici modi di guardare un merlo” girotondo di uccelli in marmo
nero del Belgio con becco in marmo giallo di Sicilia. O ancora l’organo in
marmo bianco di Carrara e rosa di Portogallo, con rane e grilli sulle canne per un
“concerto notturno”.
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