Difficile trovare due volte all’anno un tema per una
manifestazione di moda maschile. Che non sia troppo merceologico per
disorientare i creativi, ma che non sia neanche troppo poco prammatico, per
respingere gli addetti del business. Stiamo parlando di Pitti Immagine Uomo a
Firenze. “Vroom Pitti vroom“ è la scelta di quest’anno. Che significa il
piacere e la passione delle due ruote. Nel grande cortile della Fortezza
esposte vecchie moto supertruccate, più artistiche che di utilità, sullo sfondo
di banderuole al vento a ricordare la velocità. Non è difficile capire quindi
che l’abbigliamento da motociclista con gli annessi e connessi è al centro
dell’attenzione. Non è una tendenza così nuova, anzi. La si
enfatizza con una certa ironia, e con
una strizzata d’occhio ecologica ai biker e al mondo della bicicletta.
Meno aggressivo, meno rappresentato dal rimbombante titolo, ma più indicativo
del crossover, vero trionfatore della manifestazione. Quel sapere mettere
insieme stili e funzioni diverse. “Non sempre tutto è come appare”, potrebbe
essere il filo conduttore-slogan di collezioni in cui ci sono capi chic e
casual insieme, di colori in
contrasto, da inverno per l’estate. Fino ad arrivare quasi a degli ossimori. Il
summerloden di Schneiders Salzburg in cotone e tessuto follato e in colori
sgargianti. Le strigate e i mocassini di Patrick Cox per Geox che da camoscio finiscono nella punta
in vernice. Le giacche da smoking in spugna da Lardini o i suoi blazer
completamente reversibili, sportivissimi da una parte, quadrettati habillé
dall’altra. O ancora il tessuto Madras della camicia per la giacca sartoriale
di Gabriele Pasini per Lardini. Le camicie apparentemente classiche di Eton ma
con stampa pop e un Lenin in un angolo a sorpresa. Il nuovo teddy boy di
Cucinelli con tessuti casual per abiti formali, dal taglio slim. Da completare
con papillon in seta macro-Galles. O le calze con il jeans di Bresciani, per
festeggiare i 140 anni del più universale pantalone. Sicuramente il Pitti ha
dalla sua una città dove le location scenografiche non mancano. Come la mostra “Lincredibile
raccolto” sul lino, con l’allestimento
del geniale Hilton Mc
Connico, nella già scenografica piazza Santa Maria Novella. Per capirne le trasformazioni, gli impieghi, i
mille usi, ma anche per toccarlo,
soppesarlo, per conoscere tutte le vicende della filiera attraverso una quarantina di foto. I saloni e la terrazza di Palazzo
Corsini certo hanno aiutato il successo
della presentazione di Aquazzura,
marchio di scarpe disegnate dal colombiano Edgardo Osorio. Dalla
performance di danza classica al video, dal tableau vivant delle ragazze in
cyclette alle modelle con cappelli-scarpe, fino alla strepitosa esibizione di
tip tap di cinque provetti ballerini.
A concludere la seconda giornata di Pitti la collezione donna di Damir Doma,
trentenne croato di stanza a Parigi, che ha sfilato nei giardini di Palazzo
Corsini. Capi puliti, con tagli
studiati anche se non sempre innovativi, in una buona scelta di tessuti,
ma poco donanti. O forse chissà
l’atmosfera connotata e fascinosa
del luogo distraeva e toglieva identità agli abiti.
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