Le frase che più si sente in questa Fashion Week è "inventarsi un nuovo modo di vestire per un nuovo stile di vita". Qualcuno aggiunge anche che non è la pandemia che ha generato questa presa di coscienza, ma è una normale evoluzione del costume. Sta di fatto che si punta a una maggiore praticità, a forme più fluide e confortevoli, si guarda sempre di più allo sportsuit. E naturalmente continua e si sviluppa la tendenza a un abbigliamento genderless. Colori, tessuti e dettagli diventano così al centro dell’attenzione, per creare identità più precise, rendere più attraenti e personalizzate le proposte. E’ importante cercare prodotti che piacciano al mercato, insomma vendere. “Abbiamo cercato di realizzare capi più mirati” dice Paolo Zuntini di Eleventy. E nella collezione, davvero tra le migliori del marchio, ci sono meno capi del solito. Sempre più intensa la ricerca di materiali e lavorazioni. Come quella lana per cappotti e giacche, più morbida del cashmere perché lavorata con aghi micro. L’ispirazione è la campagna inglese e irlandese. Quindi tessuti finestrati, giubbotti con zip, camicie oversize da portare come giacche, sahariane double face e molti trench, protagonisti di stagione. Assolutamente nuovi i colori, con riferimenti alla campagna certo, ma particolari, come il verde lichene, il marrone sottobosco e un inedito, rassicurante color mosto. I colori sono importanti per Beatrice, brand creato da Morena Bragagnolo e dalla figlia Beatrice Mason, tutto made in Italy. Da una parte tonalità soft e naturali, dall’altra tinte forti, vibranti, come il viola nelle diverse gradazioni e il rosso ciliegia. Fil rouge della collezione la coesistenza di elementi diversi, come tessuti tecnici e particolari ricercati, dettagli lussuosi con forme prese allo sportswear. Immancabile il plissé soleil, fiore all’occhiello dell'azienda.
Da una tavolozza di colori e da Arlecchino prende spunto la collezione di Arthur Arbesser, raffinata e sofisticata as usual, giocata questa volta sui rombi (v.foto). Interessanti e variegate le proposte degli stilisti ungheresi. Non sono mancati comunque i coup-de-théâtre come il Manifesto Paradisiaco di Marco Rambaldi, la ricerca di un nuovo romanticismo di Marni e il twist con parole in sardo nel video di Antonio Marras. E di chi se no?
Nessun commento:
Posta un commento