Siamo talmente abituati a un’immagina pubblicitaria
sempre più perfetta, che non ci rendiamo conto che certe foto, specie gli still life, sono vere opere d’arte. Non
è solo un discorso di luce, ma di composizione, di equilibri fra pieni e vuoti.
Per rendersene conto potrebbe essere interessante The
touch that made you, personale di Torbjorn Rodland, fino al 20 agosto
all’Osservatorio Fondazione Prada di Milano. La mostra mette insieme nature
morte, ma anche ritratti e
paesaggi realizzati dall’artista norvegese negli
ultimi vent’anni. Al primo impatto si resta interdetti, si ammira la perfezione
della foto, ma non si va oltre. Poi si intuisce un approccio a tutto, persone o
cose, particolare, una passionalità, ma anche una maniera di proporre la realtà
diversa. “Siamo in una certa misura il risultato del modo in cui veniamo visti,
abbracciati, toccati” spiega Rodland e il titolo della mostra lo
sintetizza. C’è una semplice scarpa rossa
con tacco che potrebbe essere una foto pubblicitaria ma anche un primo piano di
una sneaker che calpesta la testa di un ragazzo. Ci sono delle bellissime
arance ma in mezzo si intravvedono dei lunghi capelli biondi. Una ragazza
piange lacrime di miele. Un tentacolo di polpo si attorciglia a un braccio di
donna. Ci sono calze, tatuaggi, ubriachi dalla pancia disgustosa, ma anche una
ragazza bionda accucciata sotto un ombrello con due cagnolini, che sembra presa
dalle pagine di una rivista di moda vecchio stile. E poi ci sono i video. Se ne
sono alternati tre. Dal 4 luglio è proiettato il criptico All this & Dogg , con sei
donne e l’inquadratura di una T-shirt con la scritta Das Asperger-Syndrom, forse esplicativa. A rendere attraente la visita, sicuramente, lo
spazio espositivo, con i parquet dall’aria vissuta e le enormi finestre affacciate
sulla cupola di vetro e metallo della Galleria Vittorio Emanuele II.
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