Che un marchio di abbigliamento si
“allarghi” e sconfini nelle lampade, nei guinzagli per cane,negli interni di
auto, fino ad arrivare a cellulari,
gommoni, cioccolatini e stili di vita non solo non è una novità, ma è la
prassi. Anzi ci si stupisce quando una griffe rimane confinata al vestire.
Normale quindi che il brand spagnolo Desigual dopo il successo della home si
occupasse di profumo. E ovviamente con
quell’approccio in linea con la sua
filosofia. Che comincia dal nome. Desigual: disuguale, accidentato, bernoccoluto, disunito, frastagliato, impari,
irregolare, non equilibrato,zotico , dice il vocabolario. E ovvio che la
diversità è il punto fermo, ma di questa diversità si sono presi solo gli
aspetti positivi o comunque innovativi.
Niente bernoccoluto o zotico insomma. Ed
ecco che le fragranze sono tre, simili nella progettualità e addirittura
complementari, ma assolutamente diverse per componenti e intenti. Si chiamano Love, Sex Fun. Traducibili con bacio, divertimento,
trasgressione, i tre elementi della “vida chula” (vita bella)secondo Desigual .
Ribes nero, pompelmo rosa, mandorlo per il malizioso e tenero Love. Gelsomino,
muschio, rabarbaro per il provocante e intenso Sex. Agrumi, frutto della passione, violette e
mirtilli per il leggero e allegro Fun. I flaconi, di tre misure, hanno una forma
tondeggiante, apparentemente rétro.
Invece sono un collage di stampe, rilievi, colori inediti. Anche il vetro è
particolare, con il motivo dei cerchi concentrici che creano un movimento. Ma
la vera perla sono i tappi, tutti differenti tra loro perché realizzati con
minuscoli scampoli di tessuti, of course diversi.
venerdì 29 novembre 2013
giovedì 28 novembre 2013
NATURA E' FUTURO
Non è necessario essere reazionari, biecamente
passatisti o rozzi per provare ogni
tanto dei piccoli moti di intolleranza per chi nella sua vita alimentare
concepisce solo il bio e gli alimenti kilometro zero, e nei confronti dell’ecologia
manifesta atteggiamenti ossessivi. Probabilmente per questi lo workshop sul bio-living organizzato a Milano da
Astarea, istituto di ricerche di marketing, può sembrare del tutto inutile e
comunque non sposta le loro convinzioni. Invece è assolutamente illuminante per
chi ha un atteggiamento laico e critico nei confronti del bio ed eco a tutti
costi. Di cosa si è parlato? Indicativo e programmatico il sottotitolo: la
natura entra nei prodotti e ispira i processi. Dal Green della scarsità al Blue
dell’abbondanza. Come ha espresso Laura Cantoni di Astarea nella presentazione,
la natura ha un nuovo ruolo, non è più altro da noi ma è soggetto sociale. Non
è più natura da proteggere, vista in modo romantico come i campi di grano alla
Barilla, ma è una natura protagonista, con un suo paradigma progettuale. La
sostenibilità è giocoforza per l’innovazione. “Back to the nature to go forward”
è il motto che può sintetizzare la nuova
tendenza. Il bio non è solo salute, ma dà una mano in termini di economicità.
In sostanza la natura diventa elemento fondamentale per rinnovarsi. A supporto
della tesi sette interessanti interventi di “addetti” a settori diversi.
Roberto Olivi del BMW Group Italia, per esempio, ha parlato di una nuova
auto per una mobilità sostenibile, che
non solo non inquina, ma è frutto di un processo sostenibile. In Fibra di
carbonio ha tempi di costruzione del 50% inferiori alle altre auto. Per i suoi interni utilizza materiali solo
organici, come canapa, legno di eucalipto e pelle trattata con tannini naturali. Pierfrancesco Morganti, docente di dermatologia cosmetica alle Università di Napoli e di
Pavia, ha spiegato come la chitina, che
si ricava dal carapace dei crostacei, quindi assolutamente biodegradabile, può
essere usata per le confezioni degli alimenti.
martedì 26 novembre 2013
A BOUT DE SOUFFLE'
Street food |
Si parla molto di cibo.
Demonizzato e ridotto in calorie per aspiranti taglia 42. Con contorno di
ridicole tradizioni negli spot pubblicitari. In televisione e in radio fa
risplendere il talento di uno chef. Al cinema è coprotagonista di film. E’ nei giornali, sul web, nei libri. Durante Bookcity
a Milano, tra i tanti di cucina, è stato presentato “Il cuoco e i suoi re” di
Edgarda Ferri, nell’elegante edizione Skira. L’autrice, famosa per le biografie,
racconta la storia di Marie Antoine Carême, il più celebre cuoco di
Francia (1783-1833). Il cibo è oggetto di fiere, dibattiti, congressi, corsi, sempre
più specialistici. Un tempo l’obiettivo era il soufflé o l’anatra all’arancia,
ora si punta all’uovo sodo o al riso in
bianco, con qualche blitz su sushi e kebab. Tra gli alimenti più corteggiati il
cioccolato, con saloni, rassegne e artisti dedicati. Di recente è uscito “Les
Marquis de Ladurée – Lo spirito cioccolato” con ricette dei pasticceri parigini. In una confezione che ricorda
quella delle religieuses e dei macaron. Tra i protagonisti new entry il pane, in
ottima posizione nella hit parade del “facciamolo in casa”. A Milano è in mostra allo Spazio
Oberdan dal 27 novembre fino al 26 gennaio: storia, riti, paradossi. Se mele e
ciliegie sono confinate in sagre paesane
il limone in Francia, a Mentone, è la star di un festival internazionale . Nato
nel 1933 come piccola esposizione ora conta circa 160mila visitatori.
Quest’anno, dal 15 febbraio al 5 marzo, prevede 20mila ore di lavoro per le
squadre di allestimento e pacchetti speciali per i turisti (www.tourisme-menton.fr).
Accanto all’alta cucina si fa strada, è il caso di dirlo, lo street food,
parente ambulante del fast food. Il
business è in tale crescita da aver favorito anche il food truck, cioè i
veicoli per il trasporto. VS, azienda
piemontese del settore, è passata da un
fatturato di 254 mila euro nel 2011 a 990mila euro nel 2013, e la previsione per il 2014 è di 1
milione e 500mila euro.
venerdì 22 novembre 2013
TURISTA NON PER CASO
In copertina |
Si può girare Milano da turista se ci si vive o ci si è
sempre vissuti? Marta Stella ne è talmente convinta che con il suo libro riesce
a convincere gli altri. Si intitola, senza voli pindarici, “My secret Milan” ed
è edito da L’airone . Racconta luoghi,
alcuni più conosciuti, altri meno, nessuno istituzionalizzato, artistico,
o comunque inserito nelle guide di quello che “si deve vedere”. Alcuni indirizzi
sono segnalati da persone che vivono a
Milano più o meno famose, ma comunque che amano la città e soprattutto sanno
come viverla. Il sottotitolo “La Milano intima delle milanesi” lo spiega solo
in parte. Altri luoghi sono stati “scoperti” direttamente dall’autrice. Ligure,
classe 1988, Marta è arrivata fresca di
studi a Milano, dove ha iniziato a lavorare come giornalista e a girare per le
strade attenta, curiosa, sentendo pareri, intervistando. Ora collaboratrice di Marie Claire e blogger, scrive con la freschezza e la leggere
zza
di chi non pretende di saperne di più,
ma anche con l’entusiasmo di chi ha trovato qualcosa di particolare. E
soprattutto ha voglia di trasmetterlo. Qualche indirizzo, per quanto non da guida tipica,
è segnalato anche in “101
cose da fare a Milano” di Micol Arianna Beltramini (Newton Compton Editori) uscito nel 2011. Ma
non c’è sovrapposizione, perché il modo di raccontare e anche i riferimenti
sono diversi, più letterario da Beltramini, più giornalistico-modaiolo da
Stella. Tra gli “inediti” sicuramente la
balera all’Ortica dove ama allacciarsi
in un tango Maurizio Cattelan. O il parrucchiere in un interno di Via
Lagrange, che ha aiutato Diane Pernet, direttrice di “A Shaded view on fashion film”
a trovare le forcine di plastica per non disfare la sua inconfondibile acconciatura, ogni volta che passava dal
metal detector degli aeroporti. O ancora
un delizioso bed & breakfast all’interno di una galleria d’arte. A
sostenere la narrazione e stimolare la curiosità qualche foto e soprattutto gli
azzeccati disegni di Costanza Agnese Matranga. Anche il luogo dove è stato presentato il libro è particolare. In via
Manzoni, nella sede-show room di Les Copains, nello spazio Atélier dedicato a iniziative d’arte e cultura.
La Galleria |
giovedì 21 novembre 2013
PASSIONE CINEMA
Gli addetti ai lavori lo sanno, ma sono pochi anche tra i
cinefili a sapere che Filmmaker ha
trent’anni e ha contribuito alla
scoperta di registi come Silvio Soldini, Paolo Rosa, scomparso di recente, Alina Marazzi, Michelangelo Frammartino e
molti altri. Il festival milanese quest’anno si svolge dal 29 novembre all’8
dicembre. Allo Spazio Oberdan, alla Fabbrica del Vapore, al Cinema Palestrina e
al Cinema Manzoni. Particolarmente importante la scelta di quest’ultimo, che dopo
anni di chiusura e contestazioni, esce
ristrutturato e rinnovato, ma con intatta la connotazione di pezzo di storia della cultura milanese. Qui aprirà il festival con l’anteprima
nazionale della cine-installazione “Alberi” di Michelangelo Frammartino, autore
di “Le quattro volte” premiato alla Quinzaine di Cannes nel 2010. Protagonisti
i romiti, uomini-alberi che entrano in un piccolo paese. Davanti allo schermo
ci sarà un prato, dove il pubblico potrà
sedersi. Varie le sezioni. Dalla retrospettiva dell’ americano Ross NcElwee, definito “il Woody Allen dei documentari” per l’ironia,
ma anche “il Proust con la
macchina da presa” per il gusto del ricordare. Per la sezione Concorso
Internazionale nove film di giovani di tutto il mondo, mentre in Prospettive otto
opere di cineasti italiani. Per
Fuori Formato 14 titoli
di cinema di ricerca. Per Eventi
Speciali sette appuntamenti tra cui l’omaggio a Paolo
Rosa con la proiezione del suo ultimo film “Il Mnemonista”. Per Nutrimenti
Terrestri, Nutrimenti Celesti tre film
già realizzati e sei work in progress di
giovani, che sono stati aiutati a portare avanti le loro produzioni. Tra questi
“Frastuono” di Davide Naldi, vincitore
del premio Passion per ricordare Silvano Cavatorta, anima di Filmmaker, autore,
critico, produttore , insegnante alla Civica scuola
di cinema di Milano, scomparso nel 2011. Il film racconta il viaggio di formazione di
tre adolescenti da Pistoia a Berlino. Quest’anno il partner di Filmmaker è Ploonge, nuovo
social network per l’organizzazione di eventi. Tra i sostenitori il Comune di
Milano, il Ministero dei Beni culturali, la Fondazione Cariplo, SPI-CGIL e il marchio di Moda Mantù, unico sponsor del
Premio Giovani del Concorso internazionale. Una scelta dettata da una
condivisione di valori: attenzione per
la qualità, l’eccellenza, il made in Italy e l’impegno a promuovere giovani
talenti. Per informazioni: www.filmmakerfest.com