Non è necessario essere reazionari, biecamente
passatisti o rozzi per provare ogni
tanto dei piccoli moti di intolleranza per chi nella sua vita alimentare
concepisce solo il bio e gli alimenti kilometro zero, e nei confronti dell’ecologia
manifesta atteggiamenti ossessivi. Probabilmente per questi lo workshop sul bio-living organizzato a Milano da
Astarea, istituto di ricerche di marketing, può sembrare del tutto inutile e
comunque non sposta le loro convinzioni. Invece è assolutamente illuminante per
chi ha un atteggiamento laico e critico nei confronti del bio ed eco a tutti
costi. Di cosa si è parlato? Indicativo e programmatico il sottotitolo: la
natura entra nei prodotti e ispira i processi. Dal Green della scarsità al Blue
dell’abbondanza. Come ha espresso Laura Cantoni di Astarea nella presentazione,
la natura ha un nuovo ruolo, non è più altro da noi ma è soggetto sociale. Non
è più natura da proteggere, vista in modo romantico come i campi di grano alla
Barilla, ma è una natura protagonista, con un suo paradigma progettuale. La
sostenibilità è giocoforza per l’innovazione. “Back to the nature to go forward”
è il motto che può sintetizzare la nuova
tendenza. Il bio non è solo salute, ma dà una mano in termini di economicità.
In sostanza la natura diventa elemento fondamentale per rinnovarsi. A supporto
della tesi sette interessanti interventi di “addetti” a settori diversi.
Roberto Olivi del BMW Group Italia, per esempio, ha parlato di una nuova
auto per una mobilità sostenibile, che
non solo non inquina, ma è frutto di un processo sostenibile. In Fibra di
carbonio ha tempi di costruzione del 50% inferiori alle altre auto. Per i suoi interni utilizza materiali solo
organici, come canapa, legno di eucalipto e pelle trattata con tannini naturali. Pierfrancesco Morganti, docente di dermatologia cosmetica alle Università di Napoli e di
Pavia, ha spiegato come la chitina, che
si ricava dal carapace dei crostacei, quindi assolutamente biodegradabile, può
essere usata per le confezioni degli alimenti.
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