C’è l’arte visiva nelle sue varie forme, dalla pittura alla fotografia, alla scultura, ma c’è di più nelle mostre che si tengono al Museum Rietberg di Zurigo. La collezione permanente raccoglie i tesori artistici extraeuropei, quindi dell’Africa, dell’America, dell’Asia e dell’Oceania. Ma le esposizioni temporanee, più a tema preciso, spaziano affrontando argomenti diversi, legati alla vita del paese, alla sua storia, alle vicende politiche e sociali. Ne è un esempio In dialogo con il Benin, arte, colonialismo, restituzione che, inaugurata a fine agosto, chiuderà il 16 febbraio.
Il progetto vuole raccontare le vicende del patrimonio culturale del Regno del Benin, un tempo collocato nell’attuale Nigeria. Passando dal saccheggio dei colonialisti inglesi, alla vendita dei beni sul mercato internazionale, fino agli scontri e le problematiche per la restituzione. Quattro i curatori, tutte donne, alcune residenti in Nigeria, altre in Svizzera come Esther Tisa Francini. Interessante e in sintonia con il tipo di approccio della mostra l’allestimento, con paratie che creano due spazi, uno interno con le opere e uno esterno che lo circonda, con fotografie (in basso l'Oba, tradizionale sovrano del Benin), testi, piccoli video, che illuminano sui passaggi, gli scontri culturali, i diversi modi di intendere l’arte e la cultura, gli interventi europei, eccetera. Tra le opere all'interno si va da pezzi del 16° e 17° secolo a molti del 1800 e del 1900 (nella foto in alto il particolare di una porta) fino ad alcuni, tra cui installazioni, commissionati ad artisti contemporanei su temi scottanti come la schiavitù o la memoria culturale. Da vedere fino al 19 gennaio nello stesso padiglione, al piano inferiore Ragamala. Dipinti per tutti i sensi. L’esposizione propone una cinquantina di pitture miniaturali dell’India (Ragamala) che raccontano storie d’amore intense e dolorose, mettendo insieme musica, poesia e percezioni olfattive. E’ invece in una piccola villa, accanto alla principale, nel magnifico parco del museo, Iran Portrait of a country, mostra fotografica aperta fino al 5 gennaio 2025 (foto al centro). Sono esposte le immagini di Antoin Sevruguin , nato nel 1851 in Iran da genitori armeni, cresciuto a Tibilisi in Georgia, e poi tornato a vivere e a lavorare a Teheran, dove è morto nel 1933. Le 63 foto esposte, solo una minima parte dei 7mila negativi andati distrutti, tracciano in modo poetico e a volte struggente il profilo del suo paese d’adozione, appunto l’Iran, tra il 1880 e il 1896.
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