mercoledì 24 gennaio 2024

POESIA? DRAMMA? FARSA? FAMILIE FLOZ

Il poetico e il comico insieme, con l’aiuto del surreale, non sono rari da vedere in uno spettacolo. Ma saper unire comico e dramma, senza togliere niente ai due stili o sminuirli, mantenendo forte il poetico, è una rarità. I Familie Flöz ci riescono in Dr. Nest al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano, da ieri fino al 28 gennaio. 


In quest’ultima opera della compagnia tedesca tutto si svolge in un ospedale, o meglio nel reparto del “remoto sanatorio Villa Blanca”, che poi si rivela accogliere malati mentali. Con una premessa, a luci accese sul pubblico, in cui i cinque attori (due dei sette autori si occupano della regia e uno dei due anche delle straordinarie maschere, prerogativa del gruppo teatrale) in veste di degenti e a viso scoperto corrono e saltano tra le poltrone, chiedono il biglietto per vidimarlo, lanciano urla, l’unica donna gira impaurita tenendo tra le braccia un bambino, o meglio un orribile fantoccio di pezza. Il vero spettacolo inizia con il risveglio del Dr.Nest che si identifica curiosamente anche con il suo arrivo nell’ospedale, dove ha modo di conoscere i dottori, ma anche imbattersi nei pazienti e soprattutto nelle loro manie. Non sono delineate chiaramente ma le si intuisce. C’è il maniaco dei travestimenti, c’è quello terrorizzato che schiva ogni rapporto e solo con la musica riesce a trovare una sua tranquillità, c’è la ninfomane che vuole conquistare il Dr.Nest sul quale però ha già messo gli occhi una dottoressa. Ci sono gli inservienti, confondibili con i degenti. Si instaurano strani balletti, irresistibile quello iniziale con i camici, e poi conflitti più o meno aperti, studiate e non studiate complicità che coinvolgono tutti, anche il nuovo arrivato che  finisce per confrontarsi con due se stessi, con una chiara allusione alla schizofrenia. In realtà non accade niente di particolare se si eccettua un matrimonio con tanto di marcia nuziale tra due degenti, o inservienti? Una vera trama non c’è o meglio ognuno può cogliere la sua, aiutato anche dalle interessanti scenografie, che si spostano rivelando ambienti da ospedale, ma sempre diversi, e presagi di fatti a sorpresa, al limite dell’horror. Un’ora e mezza d’intrattenimento che si vorrebbe non finisse mai. Dove tutto, dalle musiche alla recitazione, all’espressione delle maschere, ai minimi dettagli è perfetto.

 

 

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