domenica 12 ottobre 2025

AMORE HORROR

Per quanto il tema della violenza contro le donne sia affrontato spesso con eventi e manifestazioni (il 25 novembre si celebra la giornata internazionale della donna),i casi di stupri, violenze,  uccisioni, nelle strade e in famiglia, continuano a riempire le cronache. E’ quindi giustissimo, anzi doveroso parlarne. Il teatro in questo gioca un ruolo importante. Ne è un ottimo esempio Amori Rubati, uno spettacolo "modulabile", la cui sesta edizione è andata in scena l’11 e il 12 ottobre al Teatro Gerolamo di Milano.  



E’ tratto dalla raccolta di racconti L’amore rubato di Dacia Maraini, da lei stessa adattati per il palcoscenico. Si compone di due monologhi diretti e interpretati da Viola Graziosi (foto in basso)e da Federica Di Martino, che ne ha curato anche il progetto. Il primo monologo, dal racconto Cronaca di una violenza di gruppo s’intitola Francesca, tredicenne protagonista di una storia realmente accaduta. In scena Federica Di Martino che, cambiando solo il cappello, diventa di volta in volta il prete che trova la ragazzina sanguinante sulla strada, due degli stupratori suoi compagni di scuola, il preside che, nuovo Ponzio Pilato, preferisce ignorare la cosa, e il padre forse la figura più commuovente nella sua incapacità di dare un senso alla cosa. Tutti, anche chi mente come i ragazzini, contribuiscono a tracciare il ritratto della vittima, creatura fragile, rovinata per sempre, nel suo inguaribile dolore. Nel secondo monologo da Anna e il moro, Viola Graziosi è una bella donna in abito elegante che dialoga con la figlia, appunto Anna, all’inizio esultante per aver coronato il sogno di diventare attrice. Non la si vede ma si sente il suo entusiasmo, come quando poco dopo racconta di avere trovato l’amore della sua vita, appunto il moro, un cantante rock di successo più grande di lei. La mamma ha subito dei dubbi, confermati quando viene a conoscerlo, educato, gentile, ma sfuggente e distaccato. Cerca inutilmente di mettere in guardia la figlia, “troppo innamorata” per darle ascolto. Incominciano così i maltrattamenti, dapprima mascherati come risultato di cadute, poi sempre più forti fino ad arrivare al coma e alla morte.  Anche questa ispirata a una storia vera accaduta a Parigi. Bravissime le attrici a far rivivere con le voci, ma anche con i movimenti ben studiati, i due casi. Nessun eccesso, nessun compiacimento da melodramma, ma solo il racconto dei fatti. Attraverso i personaggi coinvolti per Di Martino, attraverso il ritratto della madre impossibilitata a intervenire per Graziosi.

venerdì 10 ottobre 2025

SI', VIAGGIARE

E’ uscito Poesia in viaggio. Una vita. 1959-2025 di Angelo Tondini Quarenghi, giornalista, scrittore, fotografo con un archivio di un milione di foto e ventisette pubblicazioni in Italia e all’estero: saggi, kaiku, racconti, epigrammi. 



Un libro difficile da definire. Anche se sono 600 pagine con 1200 componimenti, per la maggior parte poesie, non è una raccolta di poesie. Non si può considerare un libro di viaggio perché, anche se parla dei 171 Paesi che l’autore ha visitato in 65 anni, appunto dal 1959 al 2025, e sono suddivisi scrupolosamente per continenti con una parte iniziale dedicata all’Italia, non dà indicazioni sui luoghi. Non è certo un romanzo, perché non c’è una storia, una trama, dei personaggi. Anche se oltre all’autore ce ne sono a centinaia coinvolti direttamente, descritti, accennati, immaginati. Quello che è lo dice la copertina, non tanto le due fotografie, che comunque  raccontano il "saper vedere" di Tondini, quanto quella frase in basso “Il viaggiatore trova quello che non cerca. Il turista cerca quello che non trova”. In ogni poesia, perfino in ogni haiku, in ogni riflessione,  si racconta il mondo. Attraverso piccoli particolari, dettagli, l‘incontro  con una persona, i contrattempi, anche i commenti negativi. Si passa da un ricordo buffo a un’emozione, da una delusione alla constatazione di contrasti, da immagini di storia antica che rivivono ai controsensi in un aeroporto affollato o all’ossessione dei selfie, una delle "piaghe" dell’overtourism. Lo humour e il sentimentale, il critico e il divertito si intrecciano in un mix che, pur non essendo mai didascalico, fa venir voglia di viaggiare. In un certo modo, però. Il libro è edito da Underdog
      

giovedì 9 ottobre 2025

UN VIAGGIO NELL' OCCULTO

Fata Morgana: memorie dall’invisibile, titolo incuriosente per una mostra che soddisfa in pieno le aspettative.  Ideata e prodotta dalla Fondazione Trussardi, a Palazzo Morando di Milano, è curata da Massimiliano Gioni, curatore ormai "storico” della Fondazione, con la collaborazione di Daniel Birnbaum e Marta Papini. La scelta del luogo è determinante, non solo perché è un museo di Costume Moda Immagine. Come hanno detto Beatrice Trussardi, presidente della Fondazione, e Gianfranco Maraniello, direttore del Polo Museale Moderno e Contemporaneo di Milano, è un edificio dove l’arte contemporanea dialoga con l’architettura, la storia, la memoria. Ma soprattutto perché Palazzo Morando è stata la residenza (donata al Comune di Milano) della Contessa Lydia Caprara Morando Attendolo Bolognini, appassionata di occultismo, con una cospicua biblioteca di libri su spiritismo, alchimia, sonnambulismo, ora conservati nell’Archivio Storico Civico e nella Biblioteca Trivulziana a Milano. 





Il titolo della mostra Fata Morgana è quello di un poema pubblicato dal francese André Breton nel 1940, un viaggio tra “zone d’ombra” dove storia, arte e misticismo si intrecciano.  Distribuiti al pianterreno e tra la collezione permanente al primo piano, dipinti, sculture, documenti, installazioni, video, foto che raccontano lo spiritismo e la sua nascita a metà 800 e l’occulto in tutte le sue forme. Coinvolte figure eccentriche, medium, malati di mente, artisti, per la maggior parte donne e femministe. Tra le più presenti le opere della pittrice svedese Hilma Klint, frutto di un linguaggio sovrannaturale che "anticipa l’astrattismo di Kandinsky e Mondrian". Non potevano mancare Carol Rama con le creature dalle grandi labbra rosse o Man Ray con il metronomo con occhio o Rosemarie Trockel con l’inquietante neonato nella carrozzina. O ancora Chiara Fumai, scomparsa nel 2017 a soli 39 anni, di cui un'opera è nel manifesto della mostra (foto al centro) o
 Andra Ursuta romena, classe 1979, con i nudi tra simbolismo oscuro e humour nero (foto in alto).  Meno conosciuti Fleury Joseph Crépin definito artista autodidatta, idraulico, musicista, rabdomante, guaritore o Giuseppe Versino  con i suoi capi e accessori creati intrecciando fili presi da stracci (foto in basso). Un primo esempio di moda sostenibile, confezionato nell’Ospedale Psichiatrico di Collegno, dove fu internato per anni. La mostra, aperta oggi, chiude il 30 novembre. Unico neo i testi espografici ottimamente compilati, ma mal collegati alle opere.

mercoledì 8 ottobre 2025

UNA HUB TUTTA PER SE'

Uno spazio aperto al pubblico dove vedere mostre di artisti affermati ed emergenti, acquistare accessori o pezzi di design con una storia da raccontare. Dove assistere alla presentazione di un libro o anche stare seduti su un divano o una poltrona vintage, di modernariato o Luigi XVI, per scambiare due chiacchiere o sfogliare un volume sul teatro, piuttosto che sull’arte o su cucine speciali. Il tutto con sottofondo di musiche scelte. Esiste ed è a Nardò, piccola città vicina a Lecce, famosa per le sue spiagge. In un palazzo dei primi 900, appena fuori dal centro storico. E’ stato inaugurato a fine settembre ed è già diventato un “indirizzo deputato” e non solo per i pugliesi.

 





Si chiama Voiceat Space, un nome che rimanda a una linea di borse con un discorso dietro, create da Annalaura Giannelli avvocato, scrittrice, ma soprattutto brillante imprenditrice con molte idee e progetti, che è riuscita a mettere in atto nel giro di poco tempo. E questo "hub culturale", come lei stessa lo definisce, la rappresenta in pieno. A cominciare dalla intelligente ristrutturazione di 150 metri quadri che, da anonimo deposito sono diventati un locale davvero accogliente. Si entra passando da un grande portone di legno a cui segue una porta a vetri che dà luce e visibilità al locale, caratterizzato da arcate contornate da mattoni e da un pavimento bianco per enfatizzare quella famosa luce salentina. In fondo, inaspettato, un piccolo ma godibilissimo giardino, con un vecchio limone e delle palme Cycas. Disseminati qua e là, sempre a formare degli angoli attraenti, poltroncine e divanetti Luigi XVI,  una consolle veneziana, un comò 800. In una libreria libri che parlano della Puglia, sul teatro, l’arte, la storia, la gastronomia. E poi le famose borse Voiceat, dalle shopper alle tracolle con le diverse riproduzioni di dipinti intriganti e anche le mantelle. Che raccontano il progetto Voiceat, una collezione che vuole dare voce alle donne maltrattate. In un  dialogo, senza competizione, borse vintage, dal secchiello di Chanel alla borsa classica di Ferragamo, alla pochette di Gianni Versace anni 80. Appese o sui tavoli le opere in mostra. Dopo le iperrealiste zebre di Vito Distante da qualche giorno alle pareti ci sono gli affascinanti animali post cubisti dell’ artista francese Etiennette Johan, posate sui tavolini e su piedistalli le flessuose "sculture con anima" di Dario Tarantino (nella foto con le sue opere). Lo spazio è aperto da lunedì pomeriggio a sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20,30. E Annalaura Giannelli è sempre presente, pronta a raccontarvi del suo progetto e di molto altro.

 

venerdì 3 ottobre 2025

LE GIOIE DELLA VITA

Fa piacere vedere come il gioiello si possa rinnovare, specie se l’elemento in più non è la preziosità dei materiali, pietre o metalli, ma il contributo di creatività. E’ il caso dei gioielli scultorei di Rossella Taffa, in mostra fino al 5 ottobre allo Spazio Brera Statuto 12, a Milano. Realizzati in bronzo e in argento, alcuni pezzi unici, colpiscono per le forme, dove il movimento è sempre  presente. 



Ecco, per esempio, l’anello in bronzo dorato con uno slancio che ricorda una spirale (a destra). O, sempre in bronzo dorato, il ciondolo Abbracci che simula una foglia mossa dal vento (a sinistra). Il senso della leggerezza è la caratteristica comune, ma anche nell’anello, interamente in bronzo dorato della serie Chevalier, tagli irregolari sulla superficie creano un movimento che toglie peso. Sono tutte piccole opere che si rifanno all’antica arte orafa della fusione a cera persa, a cui Rossella Taffa si è avvicinata incontrando l’orafa Diana di Bari. “Un raggio di luce su una pietra naturale...una forma insolita di un sasso sono solo esempi di come la mia immaginazione... mi porti a plasmare materiali naturali in una sintesi di armonia scultorea” spiega Taffa “Il mio obiettivo è creare oggetti esclusivi che vadano oltre l’ornamento, ma diventino espressioni di scelte personali”. E sembra proprio che sia riuscita nell’intento. Ad affiancare e a fare da cornice ai gioielli di Rossella Taffa, i kimono  e i caftani di Laross Unconventional Chic. Disegnati da Rossella Molteni, con un passato di giornalista e redattrice di moda, sono capi, spesso pezzi unici, in velluto di seta tinta unita e stampati che, pur ispirandosi a capi orientali molto connotati, diventano nell’interpretazione di Molteni dei kimonoaporter (sua definizione) perfetti da città, per il giorno e per la sera. 
 

giovedì 2 ottobre 2025

DAVVERO SOLIDALE

E’ difficile affrontare temi come la malattia, specie in un mondo come quello della moda dove tutto deve essere all’insegna del glamour, dell’apparenza, della bellezza, eccetera eccetera. Per questo l’iniziativa di Primark è particolarmente apprezzabile. Nel mese dedicato alla prevenzione e alla ricerca sul tumore al seno, il colosso irlandese, con oltre 80mila dipendenti in 17 paesi d’Europa e negli Stati Uniti, ha lanciato la sua campagna di sensibilizzazione chiamata We’re with you. Che non consiste solo in una cospicua donazione alla fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e a un invito ai clienti a partecipare alla raccolta fondi. 



Primark ha, infatti, creato una collezione di abbigliamento e accessori con una cinquantina di pezzi dedicata alle donne in fase post-operatoria.  Comprende  protesi per il seno in schiuma modellata,  leggere e comode da indossare, in cinque misure e con le tasche dove inserirle nei normali reggiseni, ma anche reggiseni senza ferretto, ultra confortevoli. E poi pigiami a righe, vestaglie in un tessuto caldo e morbido decisamente donanti con  ciabattine coordinate, e felpe con cappuccio, T-shirt e biancheria intima seducente. Oltre a creme e una maschera idratante per giuste coccole. Il tutto a prezzi bassissimi. 
Non finalizzato a chi ha subito l’intervento, ma destinato a persone con disabilità Primark propone, sempre a prezzi molto interessanti, pure una piccola collezione, con sistemi di zip e chiusure speciali. Dal trench classico alla maglia a righe, ai jeans. Capi tutto di buon taglio e in apparenza normali, ma in realtà studiati per essere facili da indossare anche per chi ha difficoltà nei movimenti.


domenica 28 settembre 2025

THE END

Ultimo giorno di Milano Fashion Week in presenza, domani quattro sfilate solo in streaming. Piuttosto diversificata la giornata  conclusa con la sfilata di Giorgio Armani, l’ultima disegnata dallo stilista scomparso. 


 





A cominciare dal brand cinese Hui, da anni una presenza fissa a Milano, che ha scelto come passerella le sale rinnovate di Corso Como 10. Un mix di Oriente e Occidente in cui uno dei fili conduttori è la rosa. Stampata sulla camicia accostata agli shorts a righe o sulla lunga vestaglia, disegnata sul completo in tulle trasparente o ricamata. Tessuto effetto pelliccia accostato ad abiti sottoveste, pietre e ricami sui jeans. Trussardi ribadisce l’identità del marchio con The Gentle Society, un cortometraggio di 20 minuti proiettato sei volte all’Anteo Palazzo del Cinema. Una piccola poetica storia di un quasi innamoramento con Eva Herzigova in abito in pelle e Fernando Lindez. Con la partecipazione di un levriero, mitico simbolo del brand. Creatività, ma soprattutto uno sguardo lungimirante al futuro nelle proposte del meglio dell’Italian Fashion Graduate, premiate nel grande spazio di Via Calabiana. Un premio che segue il CNMI Sustainable Fashion Awards 2025 di ieri, indetto da Camera Moda per chi si è distinto nell’impegno per conservare l’artigianato, riconoscere la differenze e rispettare l’ambiente e la biodiversità. In questa edizione è stato istituito il Legacy Award, tributo a Giorgio Armani consegnato alla famiglia dello stilista da Anna Wintour "il diavolo che veste Prada" di Condé Nast. Tra i premianti l’attrice statunitense Shailene Woodley, protagonista del film  Ferrari di Michael Mann (foto al centro). Si è concluso oggi l’White. Quattro giorni intensi con il 22% in più di espositori, di cui il 55% stranieri. Da sempre l’intento del salone è cercare espositori in paesi dove esiste sia la domanda che l’offerta, ma anche aiutare nuovi talenti ad affermarsi in mercati stranieri. Sempre interessanti le Secret Room per scoprire giovani emergenti. Arriva dalla Colombia Maz di Manuela Alvarez con una collezione creata con tessuti lavorati a mano al 90% e una capsule di occhiali realizzati con il legno degli skateboard (al centro). René dalla Danimarca mette insieme Oriente e Occidente. Dall’Arabia Saudita Rebirth  propone una collezione dove frange e drappeggi sono in primo piano. Carolxott, dall’Estonia, inserisce la pelle nel tessuto e viceversa. Clara Pinto, argentina basata a Londra, gioca con seducenti tulle. Non è fra le Secret Room ma è ugualmente attraente lo stand dedicato al Brasile, dagli abiti agli occhiali, ai costumi da bagno fino ai gioielli con legno di Barbara Muler (in alto). Grande successo hanno avuto i dodici cinesi dell’YIFA Exhibition, piattaforma del marchio Yifa Commercial Group. Proposte variegate di lusso democratico, con ottimi materiali, ineccepibili lavorazioni e prezzi contenuti. Aperto nei quattro giorni di White il FlavioLucchiniArtMuseum con la mostra Grazie Giorgio, con opere di Flavio Lucchini “influenzate dalla moda” di Giorgio Armani (foto in basso). 

 

sabato 27 settembre 2025

CREO DUNQUE SONO

Se si dovesse giudicare un evento di moda, presentazione o sfilata, per l’originalità, il primo premio andrebbe a un gruppo di cinque giovani stilisti. Questi hanno proposto collezioni in “formato ridotto”, nel senso di pochi pezzi, in tableaux vivants e con una sfilata di 10 minuti ciascuno, nei corridoi della metropolitana milanese. Con la colonna sonora, coperta dalla musica, di annunci da stazione e rumore dei treni. Tra pareti con manifesti colorati e street art. Il francese Henri Paris si ispira agli anni 50 con i volants per la sera e il pied-de-poule per il giorno. Simon Cracker (al secolo Simone Botte e Filippo Biraghi) gioca con i volumi ampi e le stampe particolari. Kasai, brand della romena Ana Olinghero, punta sulla seta, il bianco e il nero, la pulizia di linee. Tutte con lo strascico gli abiti e gli outfit di Davii, visionario designer brasiliano (foto in basso). Per Pé de Chumbo, la stilista portoghese Alexandra Oliveira mixa materiali e tessuti diversi, dalla maglia al pizzo, a uno speciale madras rivisitato per la sera. 

 



Rodo, che nel 2026 festeggerà i 70 anni, sul terrazzo con supervista dell’Hotel Baglioni ha esposto una collezione davvero speciale. Dalla borsa in midollino e pelle, in varie tonalità e dimensioni, coordinata alla scarpa con tacco a rocchetto, realizzato anch’esso in midollino, alla borsa secchiello, sandalo e mocassino in pelle e denim, alla pochette e stringata in pelle "versione pizzo" (foto al centro). Altre novità la stringata con fiori in pelle e la capsule da sposa con perle e Swarovski. Solo sera da Nissa, brand romeno che fa rivivere nei suoi capi il mare, dai movimenti delle onde al bagliore delle acque illuminate dalla luna, ai riflessi delle conchiglie. Tutto in tessuti ecocompatibili . E nelle rocce sul mare ambienta la sua campagna (foto al centro). Si apre con una performance dell’artista californiana Scarlett Rouge la sfilata degli studenti dello IED Istituto Europeo di Design. Una vera dimostrazione di cosa si può fare con materiali inconsueti e una grande creatività. Dalle plissettature avvolgenti alle frange in punti a sorpresa, fino a mantelli fatti di pezzetti di tessuto. Da enormi peluche portati come zaini all’abito armatura con spalle a formare un tondo (foto in basso). Diventa sempre più accogliente l’hub di Camera della moda, con divani design, un bar con piccole meraviglie e un grande schermo dove seguire le sfilate in streaming al pian terreno. Al secondo piano, aperto sul terrazzo con vista su piazza Duomo a 360°, una mostra sulle Olimpiadi con video, manifesti e foto. Al primo piano sei flash di collezioni completamente made in Italy, quelle di undici cinesi e per Afra Fashion Association quella di Kathiana Saincy Couture, totalmente made in Italy, con parte sera in shantung e cady anni 50, un abito bianco patchwork di abiti riciclati e vari pezzi in cotone con stampe ipercolorate, che evocano Haiti, il Paese originario della stilista. Una folla di curiosi, superiore alla norma, alla sfilata di Dolce & Gabbana, per vedere Meryl Streep e Stanley Tucci, a Milano per girare qualche scena del sequel di Il diavolo veste Prada.      

 

venerdì 26 settembre 2025

CONTRARIAMENTE

Il contrasto è una tendenza che periodicamente emerge nella moda. Dai primi sweet and rough degli anni 80, si ripete in forme diverse. Come da Maison Jejia, brand creato da Anna Maria Marino. Che ama mischiare tessuti e capi differenti come l'importante gonna rosa con il giacchino di suede (foto sotto), tessuti giapponesi con i classici, sempre con una grande attenzione ai volumi. Eleventy propone a sorpresa il nero, chiamato onice, in una capsule per la sera fatta di abiti e completi con pantaloni di seta e camicia con ricami in garza di cotone giapponese (foto al centro), perfetti per la sera. Ma non è l’unica sorpresa. Ecco il completo con pantaloni in denim e camicia in lino e cotone, effetto denim. Molti i ricami e gli stampati inediti. Nuovi colori il verde giada e il rosa lampone. 





Non poteva mancare il pizzo, tendenza di stagione, da Hanita. Eccolo sulla camicia o a caratterizzare il bain de soleil. I pantaloni sono larghi fino a diventare una gonna pantalone. "Gioia radicale" titola la sua collezione Marco Rambaldi(foto in basso): un “inno alle cose vecchie” e un “augurio di non smettere mai di cercare il contatto umano”. In passerella sfilano abiti, completi, gonne, pantaloni con stratificazioni di tessuti in contrasto.  Pizzo e crochet si incontrano come pelle e tulle.  Centrini di crochet diventano un abito per la sposa. Le camicie raccontano un passato di tovaglia. Tutti i colori possibili da Bruceglen, il brand dei gemelli americani Bruce e Glen, in scena da Starbucks. Santoni, che quest’anno festeggia i cinquant’anni, trasforma Galleria Meravigli in una galleria d’arte. Con dipinti e installazioni dell'artista Lorenzo Vitturi (foto al centro) che dialogano con i materiali, le linee, i dettagli delle scarpe e delle borse del brand marchigiano. Un modo per ribadire la vicinanza tra arte e artigianato. Particolari le lavorazioni, alcune tecniche addirittura rinascimentali. Svariati i modelli. Dal mocassino in suede di sublime morbidezza alla stringata in pizzo macramé o con paillettes applicate, coordinata alla borsa, dalla décolletée in pelle laminata al sandalo con una lavorazione ispirata  all’arte della tessitura. Tra i colori il lampone e il verde "silva". Scintillii di strass, ma non solo, da Giuseppe Zanotti. Prima attrice Brivido la scarpa con davanti quadrato, in pelle pregiata o con un incrocio di nodi. Nuova la ballerina sandalo anche con tacco squadrato e in una varietà di colori forti. Vero gioiello la riedizione del sandalo con lisca di pesce, indossato dalla Samantha di Sex and the city. "Giungla urbana" s’intitola la collezione di AGL, come raccontano i pannelli argentati che simulano svettanti grattacieli. Pezziforti il sandalo-stivale in garza aperto sul davanti, il sandalo con frange, lo stivale in garza, trasparente come le sneakers con rialzo all’interno. E il sandalo alla schiava, argentato come la borsa che può diventare tracolla e clutch. 

giovedì 25 settembre 2025

L' ONORE DEI PIZZI E NON SOLO

Al terzo giorno di Fashion Week si può dire che la ricerca dei materiali è la tendenza più evidente. Il tessuto stropicciato, effetto garza con fili di metallo interni è uno di questi. Ma non è il solo per la donna Mantù che veste capi donanti con una femminilità non urlata, sempre con qualcosa in più come cuciture e plissettature di tipo vittoriano o volumi con la rotondità alle spalle o ancora la piccola follia del tre pezzi in tre tessuti diversi o la stampa a nuvole per giacche in canvas o abiti in seta.




Da Raffaela D’Angelo la tendenza pizzo è in molti flash, anche se il protagonista è il ricamo. Filo conduttore il fiore, ricamato o applicato (foto in alto). Più che di pizzo da Alberto Zambelli si può parlare di trafori ben architettati. Pregio della collezione rendere leggera la pelle facendo dialogare forme occidentali e orientali. Tra i colori il giallo acido e l’arancione. C’è una lunga storia dietro Redemption di cui Bebe Moratti è il direttore creativo e il nome, in parte, lo dice. Con una strizzata d’occhio al glamour anni 80, ma anche al rock anni 60. Colori clou il rosso, il nero e il bianco ottico per rasi, chiffon e pelle,  movimentati da drappeggi, ruches, plissettature. Per lunghi da red carpet e abiti a clessidra (foto al centro). Giochi di volumi da L’Arabesque ispirata dalle architetture del giapponese Tadao Ando che contrappone il cemento “alla morbidezza della luce”. Accosta, infatti, blazer in toni e materiali cupi con gonne e pantaloni con decorazioni. Si trasforma in un boudoir lo spazio di Forte Forte. Con capi lingerie, lunghe sottovesti, pigiami con giacca maschile profilata e pantalone in seta stampata. Arthur Arbesser inaugura il nuovo show room-atélier con la collezione autunno-inverno in vendita da domani. Modelli e modelle sono seduti, qualche abito è appeso alle pareti (foto in basso). La riga è il punto forte. Da vedere anche le lampade Huf progettate da Arbesser per Servomuto  e una capsule di intimo creata per Hanro. Turchese, rosso, azzurro, lilla tenue, verde soft per capi tinta unita ma anche per stampati e righe accostate all’immancabile bianco da Anteprima dove la direttrice creativa Izumi Ogino continua con il dialogo tra arte e moda. Questa volta con lo scultore miniaturista giapponese Iwasaki Takahiro, in passerella a fine sfilata. Svariate le forme, ampie ma mai eccessive. Borsalino allarga il suo universo. Con un accordo di licenza per la pelletteria con il marchio svizzero Gamat, di cui mostra flash dell’autunno/inverno 2026. E con il profumo White Iris, dal cuore di gelsomino indiano, per la donna, che segue Black Iris per l’uomo. Per i cappelli procede con le tre forme bucket (secchiello), baseball, con visiera, e cloche nelle tonalità terra e negli azzurri cielo. Prima presentazione a Milano di Insulo Biagini. Insulo non è un nome proprio, vuol dire isola in esperanto, la lingua scelta dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa per l’Isola delle rose, la piattaforma artificiale al largo di Rimini da lui ideata nel 1958 e smantellata dalle autorità italiane nel 1968. Biagini, azienda  modenese, rende omaggio al progetto visionario con una raffinata collezione di borse chiamata, appunto, Insulo Biagini, per cui inventa un francobollo e varie cartoline del luogo. Al classico cesto da spiaggia sovrappone una piccola tracolla in pelle azzurra con il taglio a onda del mare e ne propone uno di dimensioni minori a righe bianche e rosse o bianche e verdi, apparentemente in tela, in realtà in prezioso pitone.        


mercoledì 24 settembre 2025

TENDENZE SI' TENDENZE NO

In questi primi due giorni di Fashion Week si sono viste  proposte molto svariate. Non è escluso che ci siano comunque tendenze comuni. Una di queste è il pizzo colorato e non solo da sera. Lo utilizza per tute, bluse, abiti, turbanti e cerchietti da "jeune fille en fleur" Gianluca Capannolo.  Lo stilista guarda agli anni 80, senza farne una sterile rivisitazione fine a se stessa. In quest’ottica, le spalle segnate, ma mai eccessive per abiti, giacche e bluse che hanno il suo tipico taglio arrotondato. Inedita e geniale la seta stampa pizzo (foto in alto).  

 





Nessun punto di contatto con la collezione di MCM, brand di Monaco di Baviera (il nome è l’acronimo di Moda Creation Munich) nato nel 1976 per la produzione di borse e valigie. A Milano porta capi ispirati al Tai Ji Quan, arte marziale cinese con movimenti atletici apparentemente da combattimento, in realtà senza avversario e fluidi con meditazione. In cotone o in lana leggera i pezzi delle “divise” riviste in chiave prêt-à-porter. MCM non dimentica le origini e propone un bauletto, borse in pelle argentata, pochette e zaini con borchie, sempre con dettagli  distintivi. Da Valextra due novità. La prima la borsa Iside, dalla forma allungata in pellami e dimensioni diverse, dalla più piccola fino a una quasi 24 ore (foto al centro). E la linea in nylon riciclato con tracolle, beauty case, zaini, borsoni. Dopo il debutto della linea maschile arriva la linea femminile  con  scarpe, borse,  piccola pelletteria, made in Italy e del più alto artigianato. Dal mocassino al sandalo tacco 11, tutto è curatissimo nel minimo dettaglio. Il brand si chiama Christopher e fa parte del Gruppo Sahakar, azienda indiana fondata dalla famiglia Agrawal. Daniela Gregis sceglie  di nuovo come cornice Villa Mirabello, perfetta per una sfilata-film e una collezione neo-romantica e futuribile nello stesso tempo.  In primo piano il tessuto stropicciato, una delle tendenze di stagione, per abiti ampi anche effetto palloncino,  completi pantaloni e insiemi con giochi di sovrapposizioni(foto al centro). Colori dominanti il nero, il beige e varianti dell’arancione e del rosa.  Giada presenta al Museo Poldi Pezzoli per affermare “il percorso di fusione tra cultura classica e moderne ispirazioni artistiche”. Lo stilista Gabriele Colangelo s’ispira al fiorentino giardino di Boboli e ai suoi fiori, in particolare alla peonia delicata ma resiliente, proprio come le donne che veste.  A forma  di peonia i ricami anche di rafia su seta. Particolari l’abito e il soprabito con fili di canottiglie di vetro o in morbidissima nappa. Sempre fuori dal coro, ma in rinnovamento continuo nella sua milanesità chic, Roberto De Wan in Via Manzoni partecipa  alla Fashion Week con Sereya (sirena in spagnolo) borsa di vitello in 28 colori. Oltre che con pochette, borse da viaggio, secchielli e gli scialli in lana e seta, in edizione limitata, con la riproduzione dei suoi immaginifici dipinti. A Palazzo Castiglioni Sir
ivannavari, principessa tailandese, ha debuttato con una collezione  dove il mare è il filo conduttore.  Nelle gonne e nei top realizzati con  conchiglie, nelle righe bianche e blu da marinaio delle maglie , nei top di corda che ricordano le cime delle barche. Colori dominanti l’azzurro e il bianco. Tutte le lavorazioni dei tessuti sono al naturale senza additivi, realizzate in  paesini della Tailandia, il denim dalle donne di un  penitenziario. Made in Italy gli accessori.   



 

martedì 23 settembre 2025

APRITI MODA

La grande macchina della Milano Fashion Week è partita. Ufficialmente nel pomeriggio, in realtà con appuntamenti già al mattino. Tra cui Simonetta Ravizza con capi donanti, caratterizzati e facili da portare. Tra i protagonisti il pizzo, colorato e sdrammatizzato, per il giorno, da accostare ai bomber in suede. Nuovo il tessuto nero con brillantini incorporati o il cotone stropicciato, per gli abiti. Interessante la linea maculata, con camicie, abiti, borse, giubbotti su seta, cotone o  pelle di agnello con la stampa, riproduzione dei giaguari di archivio. Martino Midali sfila nel loggiato del Museo della Scienza e della Tecnica. Grande ricerca nei tessuti: seta, misto seta, jersey, chiffon dipinti a mano da una famiglia indiana. Morbide, as usual, le linee. Il punto vita è spesso segnato, i pantaloni sono ampi ma mai "ingoffanti". Il geometrico entra in punta di piedi negli stampati. 




Al Museo della Scienza e della Tecnica sfila anche Miss Bikini. Molti i bikini, rari gli interi, svariati gli abiti dove volant e frange sono il filo conduttore. Stampe con fiorami, dal messicano al rétro. Borse in paglia per accessoriare. Un altro chiostro fascinoso, quello dell’Umanitaria, è la passerella di Zona 20, brand fondato nel 2023 a Milano dalle sorelle cinesi Zoe e Cherie Wang. La collezione, ispirata al best seller The White Book di Han Kang, è all’insegna della leggerezza, messa in risalto dai pannelli bianchi a far da cornice ai capi: abiti in pelle leggerissima nera o rossa con l’elemento decorativo di piccole cuciture bianche e camicie con piegoline (foto in alto). Sceglie Palazzo Visconti, location più classica ma d’effetto, Afraa Al-Noaimi, designer e imprenditrice del Qatar, per il debutto della sua collezione, dove il drappeggio orientale si sposa con il sartoriale occidentale. Borbonese sceglie lo storico ristorante Bice per proporre le sue borse. Sono sui tavoli apparecchiati, protagoniste di un film surreale. Dai modelli con variazioni, nell’iconico occhio di pernice a Bice con i doppi manici, da Borboleta(farfalla in portoghese),pure in versione miniaturizzata, a nuove varianti della Sexy bag (foto al centro). Nessuna location particolare ma molte novità da De Marquet che propone borse sempre più piccole, ma capaci, per la forma a fisarmonica. Nuove Envelope, lunga con maniglia e una storia americana da raccontare, e la serie in tessuto con logo DM mimetizzato. Di grande effetto la presentazione di Maria Calderara, nel suo spazio di Via Lazzaretto, che si trasforma ogni volta per il dialogo con un artista. Questa stagione è il giapponese Satoshi Hirose. Tema la Via Lactea, rappresentata nel site specific a forma di lunga passatoia blu con  punti lucenti. Intorno i capi: abiti in poliestere e metallo  neri, un abito bianco arricchito da bolli, gonne che ricordano i cieli grigi di Satoshi, anche nella versione rosso tramonto, pantaloni con patchwork  dei suoi  quadri, l’abito lineare di cotone con una riga in poliestere d’oro. Per terra i cinque continenti di Satoshi e i suoi cieli (foto in basso). Una vera e propria, godibilissima mostra che sarà aperta al pubblico fino al 30 settembre. Alberta Ferretti, a sorpresa, dimentica i tacchi, sfila con infradito, stringate e mocassini con frange, rasoterra. Iceberg dà una “rilettura milanese” al Britpop.

lunedì 22 settembre 2025

QUANDO LA STORIA FA STORIA

Parlare di La Cabibba di Rosanna Prezioso come di un romanzo non è giusto, è quasi fuorviante. Anche chiamare il libro "biografia romanzata" è improprio. Storia di una storia, come titola Avvertenze per il lettore scritte in prima persona dall’autrice, sembra la migliore definizione. Racconta la vita di Adriana, dai suoi primi anni fino ai tempi dell’università e dei primi lavori. Inquadrando la narrazione in un periodo storico, che va dalla seconda guerra mondiale fino al pre-boom economico. 



Apparentemente una vita come tante in quei difficili anni, ma con una narrazione dei particolari e degli ambienti e un ritratto dei personaggi così precisa e attenta da vederla come un film. I protagonisti, il padre, la madre, le varie zie, gli amici sembrano  accennati, in realtà attraverso dialoghi veloci e racconti di qualche loro azione, anche insignificante, e soprattutto i commenti o le reazioni di Adriana, non solo si vedono reali ma si riesce a capire il loro pensiero. Si scopre umanità nei personaggi negativi e viceversa, insensibilità in altri giudicati buoni. La maggior parte della storia si svolge nel nord Est d’Italia, a Ronchi dei Legionari, di cui è originaria Rosanna Prezioso, che appunto nelle Avvertenze per il lettore scrive di essere amica di Adriana. L’ambiente è povero con  descrizioni delle case che va oltre il neorealismo, fino quasi a rasentare  l’horror. Ma senza mai cadere nell’eccesso. Un mondo dove non si vive, ma si sopravvive e non solo per la guerra. Non tutti i capitoli e i momenti sono drammatici, ogni tanto c’è perfino qualcosa , una frase, una considerazione, un episodio, le parole di una canzone che fa sorridere o addirittura diverte. E da cui emerge la volontà di queste persone di resistere al "male di vivere". Un libro decisamente inconsueto, che alterna momenti di approfondimento ad altri leggeri, la storia d’Italia con la vita di gente comune. La Cabibba di Rosanna Prezioso, scrittrice e giornalista, edito da Narrazioni Clandestine, sarà in libreria il 20 ottobre, ma è già acquistabile on line. Piccola precisazione: Cabibba è il termine con cui i triestini chiamavano gli immigrati dal Meridione, come il padre di Adriana (da cui il suo soprannome La cabibba).

martedì 16 settembre 2025

SACRO E PROFANO, MA NON TROPPO

Molto interessante e decisamente particolare la mostra Innesti 25, giunta alla quinta edizione.  Curata da Luigi Codemo è organizzata dalla raccolta museale GASC Galleria d’Arte Sacra Contemporanea  e da Isorropia Homegallery e si tiene, come sempre, a Villa Clerici, nel quartiere milanese di Niguarda, dal 18 settembre al 19 ottobre. Nelle sale del palazzo-museo sono esposte, accanto alle sculture e ai dipinti della collezione permanente di soggetto sacro, le opere di quattro artisti contemporanei. Queste dialogano con quelle sempre presenti, non necessariamente su temi sacri, ma cogliendone delle sfaccettature e “facendo immergere diverse modalità di percepire, teorizzare e dare corpo all’esperienza del sacro”.





Milena Sgambato
racconta una sua versione del Vangelo, dove le figure sono reali, attuali e come svuotate della sacralità (foto al centro)
. Piermario Dorigatti con i colori e le luci descrive un mondo attraente e inquietante nello stesso tempo (foto in alto). Luca Coser trasforma figure della tradizione in presenze fragili e sfuggenti, anche lui privilegiando i colori forti. Leone Ragno, più degli altri, affronta direttamente temi come la Crocifissione, la Deposizione e la Resurrezione, ma in dissolvenza,  fino a farli diventare quasi esclusivamente delle linee in toni sfumati.  Una mostra con spunti interessanti e coinvolgenti, quindi, che dà l’occasione di vedere opere, soprattutto di scultura, di grandi artisti come  Francesco Messina, Floriano Bodini, Pericle Fazzini. In una cornice privilegiata come Villa Clerici. Costruita  nella prima metà del 1700  come "villa di delizia"  dall’omonima famiglia milanese, appare improvvisa in una viuzza dietro un enorme cancello. Con un perfetto giardino all’italiana sul davanti e un vasto parco sul retro con anfiteatro, dove nella bella stagione vengono organizzati concerti di musica classica.


lunedì 15 settembre 2025

OLTRE IL GIARDINO

Non è la motivazione unica e neanche la principale per vedere Under the sun, beyond the skin con le opere di Sara Enrico. Ma di sicuro non è una motivazione da scartare poter visitare il parco forse più bello e curato di Milano, senza avere un bambino con sé. La mostra che fa parte della Furla Series, infatti, apre al pubblico domani nel fascinoso giardino della Villa Reale, davanti alla Galleria d’arte contemporanea, dove l’ingresso è consentito solo agli adulti accompagnati da un bambino. 

  

 


 

Questa premessa a parte, il giardino gioca un ruolo determinante, essendo quello dove l'artista Sara Enric
o, biellese classe 1979, ha realizzato il suo  progetto site-specific. Non solo lo spazio intorno alla villa, come ha spiegato la curatrice della mostra Bruna Roccasalva, è stato di grande ispirazione, ma è il punto di partenza di un dialogo tra passato e presente. E' una riflessione sull'incontro  tra contemporaneo e storia, tra natura e artificio e soprattutto vede uniti e in completa sinergia elementi culturali ed elementi naturali. Ed ecco quindi, sulla terrazza all’ingresso, The jumpsuit Theme elementi in cemento e pigmento ispirati alla tuta del futurista Thayaht, che creano figure antropomorfe relazionate con la facciata della villa (foto in alto). Nel grande prato davanti, dove passeggiano indifferenti alla gente i cigni del laghetto, ci sono i 23 elementi geometrici di Beyond the skin in gommapiuma e tessuto poliestere dai colori vivaci, dove l’effetto della luce è fondamentale. Il percorso continua con i frammenti del tronco di un bagolaro, un enorme albero caduto nella tempesta dell’estate 2023. L’artista con colorati elementi in ferro  restituisce loro una nuova vita. Quasi nascosto nel folto degli alberi ecco il Tempietto dell’Amore dove è installata un’altra scultura della serie Jumpsuit Theme. Il giro si conclude con Bodiless Observer , una metafora del toccare con gli occhi, con due opere a forma circolare e concava in vetro e cemento, “come l’involucro di un corpo che non c’è più”. La mostra chiude il 14 dicembre. 



venerdì 12 settembre 2025

IL PITTORE RITROVATO

Non capita spesso che un italiano sia molto stimato all’estero e poco conosciuto in Italia. Specie se si tratta di un pittore che ha affrescato un’intera chiesa in un paese non cattolico. Stiamo parlando di Antonio Moscheni, gesuita missionario, nato a Stezzano, piccolo paese vicino a Bergamo, nel 1854 e di Mangalore, città nel sud dell’India nota per i suoi collegi. Tra cui quello di Sant'Aloysius (foto in basso) dove si trova la cappella di S.Luigi Gonzaga con gli affreschi, per cui Moscheni è stato chiamato il Michelangelo Indiano



Ma il nome è solo uno dei riconoscimenti che gli sono stati tributati, tra cui il francobollo con un suo quadro stampato dal Governo Indiano . Nato in una famiglia benestante, Moscheni rivela subito il suo talento tanto da essere mandato all’Accademia Carrara di Bergamo, dove rimane qualche anno prima di andare a Roma per studiare i capolavori del Vaticano.  A 35 anni, con all’attivo varie opere nelle chiese del Bergamasco, entra nella Compagnia di Gesù prima da laico, poi da novizio.  Nel 1898 inizia l’avventura indiana con l’incarico di dipingere la cappella del collegio di Mangalore. Muore nel 1905 a soli 49 anni, a Kochi, qualche giorno prima dell’apertura ufficiale della Cattedrale da lui affrescata. Secondo le testimonianze per la fatica e le condizioni climatiche terribili. Una storia affascinante da cui emerge un personaggio speciale, non solo dal punto di vista artistico, ma soprattutto umano. Questo ha messo ben in evidenza il docufilm Antonio Moscheni il Michelangelo indiano, realizzato dalla giornalista Silvana Rizzi (foto al centro,  nella cappella) lontana parente del pittore e presentato a Milano, Forte dei Marmi e ultimamente a Stezzano. Proprio nella casa dove Moscheni è nato e ha vissuto da giovanissimo (foto in alto). Dove vivevano le sorelle a cui dall’India spediva lettere raccontando la sua esperienza, come si apprende nel docufilm. E dove si possono vedere, dopo il sapiente restauro, gli affreschi dell’artista dal tratto riconoscibile nei fiori, nei volti dei piccoli putti, nella scelta dei colori (in alto a sinistra).


mercoledì 10 settembre 2025

DITELO CON I FIORI

Una collezione per l’autunno inverno 2025, già nei negozi, presentata ieri a Milano, dove tutto il popolo della moda scalpita nell'attesa delle collezioni per la prossima primavera-estate che saranno sulle passerelle dal 23 al 29 settembre. Questa non è l’unica particolarità dell’evento di Emé, marchio fondato nel 1961 a Castiglione delle Stiviere con il nome di Atélier Aimée. Con più di 50 boutique e una specializzazione sulla sposa. 




L’altra “particolarità” riguarda la scelta della location: il Mercato Floricolo nell’area dei mercati milanesi. Non solo i fiori rimandano quasi immediatamente all’estate, ma dal titolo della collezione Il giardino di Emé  si immagina che i fiori siano il filo conduttore,  negli stampati, nei tagli, nei dettagli, nei colori. Invece niente di tutto questo, il giardino e quindi anche i fiori sono una metafora dell’attenzione alla bellezza, “che nasce dall’incontro dalla relazione e dalla condivisione”. Una collezione  che guarda al futuro “interpretando le esigenze della donna contemporanea… capi versatili curati nei dettagli per vivere al meglio ogni occasione…” spiega la direttrice creativa  Silvia Falconi. Sempre conservando quello stile e quella sensualità, mai banale.  Non a caso la musa ispiratrice è Tamara de Lempicka, icona dell’Art Déco,  di cui si ritrovano spunti nelle geometrie e nelle tonalità profonde, ma soprattutto nella sensualità e in un anticonformismo, precorritore dei tempi. Quindi non solo più abiti da matrimonio o per eventi speciali, ma da indossare anche di giorno. Complice della fascinazione la cornice, un vero mercato dei fiori all'ingrosso aperto al pubblico da lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12,30.


venerdì 5 settembre 2025

IL MONDO ALL' OMBRA DEL VESUVIO


Si apre domani, 6 settembre, e si chiude il 5 ottobre Ethnos, festival internazionale della world music. Può sembrare uno dei tanti eventi di fine estate. Ma non è così. A cominciare dalla location "diversificata": otto comuni "all’ombra del Vesuvio", da Napoli a San Giorgio a Cremano, da Ercolano a Torre del Greco, da Castellammare di Stabia a Boscotrecase e Boscoreale, a Portici. Poi, non certo trascurabile, il fatto di essere alla sua 30° edizione, e di avere ospitato 500 concerti, quasi 500mila spettatori, 3mila artisti di cinque continenti, tra i quali Miriam Makeba, Gilberto Gil, Ryuichi Sakamoto, Tahar Ben Jelloun, gli Inti Illimani




Ma non sono i numeri, seppure interessanti, a rendere particolare e unico questo festival. Sono gli eventi in cartellone,  che spaziano dalla musica alla danza, all'arte, al cinema fino a incontri e workshop con artisti provenienti da ben 18 paesi. Tutti con un preciso obiettivo, da sempre lo stesso: “Storie e progetti musicali declinati attraverso le tematiche di resistenza, diversità, territorio, comunità e generazioni, senza mai cedere alle mode del momento” spiega Gigi di Luca ideatore e da trent’anni direttore artistico di Ethnos (nella foto in basso). A confermarlo l’inaugurazione nel parco di Villa Bruno a San Giorgio a Cremano con, dopo il suo talk celebrativo, il concerto del gruppo Ndima. Si tratta di cantanti, danzatori, musicisti della tribù dei pigmei Aka, che vivono nel villaggio congolese di Kombola (foto in alto). Ad anticiparlo una performance di body painting, un workshop di danza africana e il dj set Sangennarobar con Dario Cervo. Attesi, tra gli altri, dal Ghana il supergruppo Santrofi, dall’Ungheria il quintetto Sondorgo, dall’Argentina la musicista Luciana Elizono. Non mancano gli italiani "territorialmente connotati" come il gruppo ciociaro I trillanti, il polistrumentista calabrese Davide Ambrogio, il canto sardo di Cuncordu.  Novità di quest’anno il cinema, con la proiezione di tre cult: The Silence del regista e produttore iraniano Mohsen Makhmalbaf, Soundtrack to a Coup d’Etat, il documentario sull’episodio dei musicisti americani nella Guerra Fredda di Johan Grimonprez e Buena Vista Social Club di Wim Wenders.

Organizzata da La Bazzarra di Gigi di Luca, l’edizione 2025 del Festival è promossa e finanziata da Ministero della cultura, Nuovo Imaie, Ente Parco Nazionale del Vesuvio, con il patrocino della Città metropolitana di Napoli e la collaborazione del dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli.Per informazioni e contatti: www.festivalethnos.it