Costantino Nivola, Angelo Savelli, Salvatore Scarpitta, tre grandi artisti del secolo scorso. Ognuno con percorsi diversi e modi diversi di concepire l’arte. Tutti e tre con una fama internazionale e un lungo legame con gli Stati Uniti. Così uniti li racconta, attraverso le loro opere (in vendita), la mostra Nivola, Savelli Scarpitta: un trio internazionale, fino al 28 giugno alla Galleria Paula Seegy di Milano. Così li ha raccontati in un piacevole incontro, avendoli conosciuti, Luigi Sansone, che ha curato l’esposizione. Ha messo in risalto e spiegato il loro percorso creativo, ma ha anche fatto conoscere episodi e momenti delle loro vite, interessanti, drammatici, curiosi, talvolta divertenti.
“Hanno respirato e vissuto l’arte e la cultura dei due continenti e nello stesso tempo hanno contribuito ….a far conoscere l’arte italiana in America ed essere ambasciatori dell’arte americana in Italia” ha detto Sansone. Nivola, nato in Sardegna nel 1911, dopo essere stato direttore artistico dell’Olivetti per cui progetterà il negozio sulla Fifth Avenue, nel 1938 si trasferisce a New York dove entra in contatto con artisti e personaggi come Le Corbusier. Realizza bassorilievi per diversi palazzi di Manhattan. Si stabilisce in una casa un tempo abitata dai surrealisti, in mezzo a un bosco dove sono soliti andare in vacanza vari artisti. In galleria sono esposte le sue piccole ed espressive sculture in terracotta, in latta, in terracotta patinata e qualche schizzo (foto in alto). Angelo Savelli, nato in Calabria nel 1911, partecipa a diverse Quadriennali d’arte di Roma e alle Biennali di Venezia, dove nel 1964 riceverà la medaglia d’oro per la grafica. Nel 1953, si sposa con la giornalista americana Elizabeth Fisher e con lei si trasferisce definitivamente a New York. In galleria è possibile seguire il suo percorso artistico che va dal figurativo all’astratto a tinte forti, fino alle tele bianche con disegni pseudo-geometrici (foto al centro). Salvatore Scarpitta nasce a New York nel 1919, ma va in Italia nel 1936 per studiare all’Accademia di Belle Arti a Roma. Durante la guerra, essendo cittadino americano e antifascista, vive un periodo drammatico tra confino, fughe, nascondigli in montagna, fino al 1945 quando si arruola nella marina americana. Avventuroso è anche un episodio dell’adolescenza raccontato da Sansone. Per sfuggire alle botte del padre per un rifiuto a lavorare, si rifugia su un ramo di un albero, dove, dicono, rimane un mese. Ispirando, pare, Il barone rampante di Italo Calvino. Da vedere in galleria i suoi Senza Titolo di bitume e olio su tela, tra i quali il barattolo di cibo per cani (foto in basso), due collage su stampa di Incidente a Rimini e una composizione geometrica su tela applicata su cartoncino.
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