Non deve essere semplice mettere in scena Novecento di Alessandro Baricco, perché il monologo è talmente incisivo e potente che, chi l’ha letto, è portato a un’immaginazione sfrenata. Così da poter rimanere deluso di un’interpretazione sul palcoscenico. Non è il caso della versione di Stefano Messina con la sua regia, in collaborazione con Chiara Bonome. Non è superfluo dire che parte del successo può essere dovuto anche al “teatro”: uno scalo al tramonto con qualche nuvola dopo una giornata di pioggia e sole e, a seguire, una notte stellata, non interrotta da lontanissimi aerei. O dal passaggio quasi fiabesco di navi illuminate. Una scenografia quindi perfetta trattandosi di un pezzo che si svolge interamente su un piroscafo, anche se in navigazione sull’Atlantico. Lo spettacolo, infatti, si è tenuto allo Scalo Chiappa di Pieve Ligure, per Scali a mare Pieve Ligure Art Festival, con la direzione artistica di Sergio Maifredi.
Messina arriva in scena con una sciarpa grigia su camicia bianca e pantaloni con bretelle. E da quel momento è tutto un crescendo di emozioni con un ritmo sempre sostenutissimo, in cui affianca la parola a movimenti e a una mimica straordinaria. Soprattutto all’inizio quando a gesti racconta i vari componenti del piccolo gruppo che suona sulla nave. In sintonia con le musiche, per ogni strumento, di Pino Cangialosi. L’attore prosegue interpretando i vari personaggi. Dal macchinista che trova Novecento neonato in un fagotto al capitano ridicolo, dai compagni musicisti al jazzista presuntuoso e, naturalmente, a Novecento di cui riesce impossibile non innamorarsi. Davvero incredibile la capacità di Messina, da solo, di riempire il palcoscenico-roccia. Applausi scroscianti e meritatissimi.
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