sfumature romantiche. Non ci sono, almeno non così dirette. Nella storia, che narra in prima persona la
protagonista Rosa-Romina, c’è un altro elemento importante, la morte. Che nella
letteratura di secoli è spesso stata affiancata, contrastata, vinta, ma anche
vincitrice dell’amore. E i toni sono in genere forti, drammatici, tragici,
estremi, barocchi. Nel racconto di Rosa la retorica non c’è, ma non c’è neanche
la voglia di farsi compatire. Sebbene lei sia la vittima, dato che il suo
amante Filippo, di cui è incinta, è morto nella stanza del motel dove si
incontravano clandestini. Nonostante sia sola sul palcoscenico, con soltanto
qualche stacco musicale, o un piccolo delizioso video finale, dalle sue parole
riusciamo a immaginarsela mentre telefona alla moglie del morto, fingendosi la
receptionist del motel. La vediamo nel suo incontro con lo strano vecchio del
trolley o con il magro camionista che cerca di recuperare i suoi cento maiali
fuggiti. O ancora mentre guarda Mario il bel signore delle pompe funebri, o
nella camera mortuaria e perfino nel negozio di scarpe, dove, da responsabile del magazzino, ha conosciuto Filippo. Sono quadretti teneri con una velata ironia,
che fa sorridere e talvolta ridere. Dove l’amore comunque si sente e la morte
se non esorcizzata, è vista con un occhio meravigliosamente distratto. Lo
spettacolo, prodotto da Tieffe Teatro, è al Teatro Menotti di Milano fino al 20
maggio.
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