Come sempre
Antonio Marras non si limita a mostrare i capi, ma mette in scena una storia di partenze e sbarchi di tanti anni fa con incontri, ultimi o primi
abbracci, sale da ballo, corse sfrenate, saluti, riconciliazioni. Parlare di
contaminazione come elemento dominante di una collezione così vasta e
articolata può
essere riduttivo. Ma il concetto di sweet & rough di ventennale memoria qui è in primo piano. Fiori
rossi sono ricamati su giacche e cappotti. La maglia pop è abbinata alla gonna
di tulle. Anche il montgomery e gli
abiti dell’uomo sono riveduti con inserti a contrasto. Non rendere vistoso il tailleur pantalone
completo di panciotto in velluto stampa maculato. Colorare di verde la
pelliccia definita vegana e non farne un travestimento. Rivedere nelle
proporzioni il giaccone in velluto a coste, senza renderlo eccessivo. Riuscire
a modificare i tessuti classici maschili con colore e ironia. E’ la grande
abilità di Alberto Biani (foto in basso). Si chiama Secret Treasure la collezione di Antonio
Croce perché i dettagli preziosi, frutto di artigianato made in Italy, sono
tutti da scoprire. Come i gioielli incastonati tra i petali dei fiori applicati su cappotti e giacche o il pizzo che
spunta a sorpresa. Hanita guarda alle icone della musica anni 70 e 80.
Ecco le gonne in tulle di Madonna versione Like
a virgin, i completi pantalone in velluto cangiante stile Mick Jagger, il
blazer regimental brillante che sarebbe piaciuto ai baronetti. O ancora i
bomber coloratissimi e la pioggia di paillettes sulla giacca-kimono. S’intitola Opera Beat la collezione Capucci che
prende come spunto la Roma del Piper, storico locale che ha visto nascere Patty Pravo. Nella tradizione
del grande couturier ci sono abiti di chiffon con
balze plissé soleil, bomber lavorati con tecniche origami, trench con effetto double e tutto
dalla perfetta sartorialità. De Wan, nella boutique di Via Manzoni, propone deliziosi tubini da completare con mantellina
di pelliccia e inventa l’impermeabile con enormi tasche dove mettere tutto,
dallo spazzolino da denti al computer, per il frequent flyer con bagaglio appresso. Difficile definire la collezione
di Marco De Vincenzo, dove i molti spunti anni 70 sono filtrati, per ricreare lo stesso distacco che c’è fra la
televisione e la vita reale. Il cardigan ha le righe e le frange di una giacca
da Sioux, sulla maglia è riprodotto l’autoritratto di Antonello da Messina, ma
con effetto mosso. I colori sono forti,
squillanti. Le borse hanno ricamati simboli di
un mondo migliore, una mano bianca e
una nera che si stringono, la candela, l’arcobaleno della pace, i cui colori si
ritrovano sugli enormi piumini cangianti. Il pitone è il fil rouge da Bulgari. La sua pelle è sulle
borse, la sua testa ne diventa la fibbia o chiude la tracolla. Si moltiplica
nella stampa di un foulard (foto in alto) e le sue squame diventano il motivo decorativo di un
paio di occhiali . Mario Valentino presenta le nuove scarpe nella scenografica
biblioteca dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere di Via
Borgonuovo, a pochi passi dal suo monomarca, dove in vetrina sono in bella
mostra i pezzi dell’archivio storico.
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