giovedì 19 gennaio 2017

IL DESERTO CHE ABBIAMO ATTRAVERSATO


E’ difficile che la trasposizione teatrale o cinematografica di un libro soddisfi chi l’ ha letto e amato. Eppure per registi e sceneggiatori continua a essere un’attrattiva oltre che una sfida. L’eccessiva fedeltà al testo spinge a confronti che spesso fanno risaltare le mancanze del film o della pièce. D’altra parte  la libera interpretazione mette in luce incongruenze o minimizza  passaggi che il lettore ha apprezzato. Grande  curiosità e una forte dose di spirito critico sono quindi normali nello spettatore. E così sarà stato per chi ha assistito ieri a Il deserto dei tartari tratto da quello che il suo autore, Dino Buzzati, definì                            
“il libro della
mia vita” (al Teatro Menotti di Milano fino al 22 gennaio). La genialità dell’adattamento teatrale e della regia di Paolo Valerio sta nell’aver trovato il modo di mettere sul palcoscenico una visualizzazione del romanzo.  Non ha tentato di ricostruire l’interno della Fortezza Bastiani, dove si svolge quasi interamente la storia, ma ha scelto di proiettare i quadri  dello stesso  Buzzati. Davanti o meglio dentro a questi si muovono e parlano i personaggi. E ogni tanto una frase del romanzo, mentre viene detta, compare sullo schermo. Con il risultato di mantenere fermo il contatto con il testo e rendere nello stesso tempo ancora più astratta quella surreale situazione di attesa. La metafora della vita che trascorre quasi senza che ce ne accorgiamo, così ben descritta da Buzzati, è ulteriormente messa in evidenza dal fatto che Giovanni Drogo, il protagonista, non è lo stesso attore che invecchia, ma sono diversi attori, che si confondono con gli altri militari della Fortezza. Come se in questo luogo, nel tempo, ognuno perdesse la sua identità. Nonostante lo spettacolo corra via in un’ora e mezza senza alcun  momento di staticità, si percepisce in pieno quel senso dell’attesa di qualcosa che potrebbe non arrivare mai. O quando arriva, almeno per Drogo, ormai vecchio, è troppo tardi.  Ottima la recitazione, buone le musiche originali, d’effetto la voce di Marina La Placa. Prodotto dal Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale, lo spettacolo che ha debuttato a marzo a Verona, concluderà la tournée  a Trieste.  Per i 110 anni dalla nascita di Dino Buzzati il Teatro Menotti, in contemporanea alla rappresentazione, propone Intorno a Buzzati. Incontri,libri e teatro con studiosi, artisti, giornalisti(www.teatromenotti.org).     

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