E’ difficile che la trasposizione teatrale o
cinematografica di un libro soddisfi chi l’ ha letto e amato. Eppure per
registi e sceneggiatori continua a essere un’attrattiva oltre che una sfida.
L’eccessiva fedeltà al testo spinge a confronti che spesso fanno risaltare le
mancanze del film o della pièce. D’altra
parte la libera interpretazione mette in
luce incongruenze o minimizza passaggi
che il lettore ha apprezzato. Grande
curiosità e una forte dose di spirito critico sono quindi normali nello
spettatore. E così sarà stato per chi ha assistito ieri a Il deserto dei tartari tratto da quello che il suo autore, Dino
Buzzati, definì
“il libro della
mia vita” (al Teatro Menotti di Milano fino al
22 gennaio). La genialità dell’adattamento teatrale e della regia di Paolo
Valerio sta nell’aver trovato il modo di mettere sul palcoscenico una
visualizzazione del romanzo. Non ha
tentato di ricostruire l’interno della Fortezza Bastiani, dove si svolge quasi
interamente la storia, ma ha scelto di proiettare i quadri dello stesso
Buzzati. Davanti o meglio dentro
a questi si muovono e parlano i personaggi. E ogni tanto una frase del romanzo,
mentre viene detta, compare sullo schermo. Con il risultato di mantenere fermo
il contatto con il testo e rendere nello stesso tempo ancora più astratta
quella surreale situazione di attesa. La metafora della vita che trascorre
quasi senza che ce ne accorgiamo, così ben descritta da Buzzati, è
ulteriormente messa in evidenza dal fatto che Giovanni Drogo, il protagonista,
non è lo stesso attore che invecchia, ma sono diversi attori, che si confondono
con gli altri militari della Fortezza. Come se in questo luogo, nel tempo, ognuno
perdesse la sua identità. Nonostante lo spettacolo corra via in un’ora e mezza
senza alcun momento di staticità, si
percepisce in pieno quel senso dell’attesa di qualcosa che potrebbe non
arrivare mai. O quando arriva, almeno per Drogo, ormai vecchio, è troppo
tardi. Ottima la recitazione, buone le
musiche originali, d’effetto la voce di Marina La Placa. Prodotto dal Teatro
Stabile del Veneto-Teatro Nazionale, lo spettacolo che ha debuttato a marzo a
Verona, concluderà la tournée a
Trieste. Per i 110 anni dalla nascita di
Dino Buzzati il Teatro Menotti, in contemporanea alla rappresentazione, propone
Intorno a Buzzati. Incontri,libri e
teatro con studiosi, artisti, giornalisti(www.teatromenotti.org).
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