Non è facile per chi vive in
città accorgersi dell’arrivo della
primavera.Poco verde, pochi fiori, nessun profumo. Sembrano quindi ben scelte le
date di Esxence, l’Evento della profumeria artistica, conclusosi oggi a Milano.
Non si può parlare di alternativa, ma di un buon momento da dedicare a un
business che in Italia ha un fatturato di oltre 170
milioni di euro. Azzeccata anche la scelta della sede per la settima
edizione, The Mall ai piedi del
grattacielo che apre la passeggiata dello skyline
di Porta Nuova. 165 gli
espositori. Due stili prevalenti negli
stand, in genere corrispondenti al packaging. Minimalismo design, con una
preferenza per il bianco e il nero e barocco, con ori e strizzate d’occhio a quello
che piaceva ai Luigi francesi. Filo conduttore le analogie fra musica e
profumo, entrambi fatti di note. Ad annunciarlo un pianoforte Bechstein
all’ingresso. Molti i francesi e gli inglesi, inventori dei profumi dell’era
moderna. Perché primi a portare dalle colonie fragranze particolari. E poi a
mixarle.
Ed è quello che sa fare bene Tom
Daxon (nella foto) che ha presentato la sua
collezione, già un cult a Londra (è in vendita da Terence Conran e Liberty),nel
raffinato British Box di Via Melzo a Milano. Ventisette anni, Daxon ha annusato
fin da piccolo il mondo delle fragranze e ora ne propone nove. In
concentrazione eau de parfum, non etichettate femminili o maschili, vanno dalla
Salvia Sclarea al Sicilian Wood (cedro baciato dal sole). In un mix di elementi
naturali non convenzionali ed elementi sintetici, volutamente rivelati.
Importanti per attualizzare e per quel tocco di eccentricità brit chic. In
armonia le confezioni, con un piccolo nastro di seta per richiudere con garbo
personale, una volta tolto il
cellophane. Per tutti i nove profumi, body lotion e bagnoschiuma coordinati. A
completare la linea due Home Fragrances, candele con profumazioni che nulla
hanno a vedere con quelle della persona.
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