Poca luce, tre figure di donna avvinghiate, quasi un unico corpo che si divincola. Musica lounge interrotta da frasi, ripetute e sovrapposte, a tre voci. Non è una performance ma l’inizio, forse non originale, ma accattivante di “Un pensiero a tre”, ieri e oggi al Lab 121 di Milano. La scena s’illumina e comincia serrato il dialogo, nello schema di una commedia che passa dai toni seri, quasi tragici, a quelli brillanti. Il tutto senza passaggi o contrasti eccessivi, con un andamento progressivo, ma mai incalzante. Così come l'ambiente in cui tutto si svolge, forse la stanza di un'abitazione, a poco a poco passa da un caos con libri, scarpe, oggetti non meglio identificati, sedie capovolte, tavoli, a un ordine se non perfetto, almeno lineare. Tre donne senza nome parlano tra loro. Una (Cinzia Damassa) racconta del suo amore finito, agitandosi nervosamente e cercando di attrarre l'attenzione-comprensione delle altre due. C’è la nevrotica (Cristina Kotter) che cerca di risponderle con un forzato linguaggio da seduta analitica, in cui la ragione dovrebbe essere il filo guida. Mentre parla raccoglie libri, si asciuga il sudore con lo stesso panno con cui spolvera i libri, in una forsennata e carambolica sequenza. E poi c'è una terza (Armanda Salvatori, autrice del testo) che interviene con frasi anche dialettali per dare spiegazioni primordiali, riportate sempre all'immediatezza, all'apparenza, al sesso, al corpo. Ognuna di loro rappresenta una parte di una donna tipo, cuore, ragione, corpo. E alla fine le tre "rientrano" in una sola, quando accessoriate a dovere con occhiali da sole e tacco 12, escono pronte ad affrontare il mondo. E forse il corpo potrebbe avere il sopravvento. Un'ora scarsa di spettacolo per parlare, non certo superficialmente, ma con intelligente ironia di tematiche "di genere". Buona la regia di Ranjani Cristina Sole, che dosa con maestria le pause e non rincorre effetti facili. Ottimi i movimenti di scena anche esasperati, ma sempre plausibili. Ben scelti i costumi. Convincente la recitazione. Si spera in una replica. Info e prenotazioni: unpensieroatre@gmail.com
mercoledì 1 ottobre 2014
CONVERSAZIONI DI GENERE
Poca luce, tre figure di donna avvinghiate, quasi un unico corpo che si divincola. Musica lounge interrotta da frasi, ripetute e sovrapposte, a tre voci. Non è una performance ma l’inizio, forse non originale, ma accattivante di “Un pensiero a tre”, ieri e oggi al Lab 121 di Milano. La scena s’illumina e comincia serrato il dialogo, nello schema di una commedia che passa dai toni seri, quasi tragici, a quelli brillanti. Il tutto senza passaggi o contrasti eccessivi, con un andamento progressivo, ma mai incalzante. Così come l'ambiente in cui tutto si svolge, forse la stanza di un'abitazione, a poco a poco passa da un caos con libri, scarpe, oggetti non meglio identificati, sedie capovolte, tavoli, a un ordine se non perfetto, almeno lineare. Tre donne senza nome parlano tra loro. Una (Cinzia Damassa) racconta del suo amore finito, agitandosi nervosamente e cercando di attrarre l'attenzione-comprensione delle altre due. C’è la nevrotica (Cristina Kotter) che cerca di risponderle con un forzato linguaggio da seduta analitica, in cui la ragione dovrebbe essere il filo guida. Mentre parla raccoglie libri, si asciuga il sudore con lo stesso panno con cui spolvera i libri, in una forsennata e carambolica sequenza. E poi c'è una terza (Armanda Salvatori, autrice del testo) che interviene con frasi anche dialettali per dare spiegazioni primordiali, riportate sempre all'immediatezza, all'apparenza, al sesso, al corpo. Ognuna di loro rappresenta una parte di una donna tipo, cuore, ragione, corpo. E alla fine le tre "rientrano" in una sola, quando accessoriate a dovere con occhiali da sole e tacco 12, escono pronte ad affrontare il mondo. E forse il corpo potrebbe avere il sopravvento. Un'ora scarsa di spettacolo per parlare, non certo superficialmente, ma con intelligente ironia di tematiche "di genere". Buona la regia di Ranjani Cristina Sole, che dosa con maestria le pause e non rincorre effetti facili. Ottimi i movimenti di scena anche esasperati, ma sempre plausibili. Ben scelti i costumi. Convincente la recitazione. Si spera in una replica. Info e prenotazioni: unpensieroatre@gmail.com
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