La mia Wunderkammer di Maria Cristina Carlini (dettaglio) |
Difficile parlarne senza far
pensare a qualcosa di museale e pesante. Eppure “Wunderkammer.
Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi”, a Milano fino al 2 marzo, è una mostra che incuriosisce e coinvolge, come un
surreale parco giochi per adulti. Si svolge fra il Museo Poldi Pezzoli e le gallerie d’Italia di Intesa San Paolo, i
sontuosi saloni fino a qualche anno fa sede della Banca di Piazza della Scala.
Con la collaborazione della Fondazione Antonio Mazzotta, di cui è curatrice
Martina Mazzotta, che con Lavinia Galli, conservatore del Museo Poldi Pezzoli,
ha curato l’esposizione. Stupisce la contraddizione di base, spazi vasti,
imponenti per raccontare un fenomeno collezionistico che si immagina di
dimensioni ridotte. Le Wunderkammer o stanze delle meraviglie sono nate in
Italia in epoca tardo rinascimentale, di cui i primi esempi sono i musei
privati e nell’area germanica, dove
le raccolte riguardavano
soprattutto la natura e le scienze. In questa mostra c’è tutto, come
dice il titolo. Ci sono opere contemporanee affiancate ad altre classiche di
tema analogo, pezzi di collezioni scientifiche e invenzioni meccaniche. Dall’uovo di emù con montatura in avorio, forse del 1800,
al settecentesco orologio automa a forma di cane. Sicuramente la parte di
mostra più intrigante è quella ricavata
nei saloni delle gallerie. Qui, in corridoi creati con tendaggi rossi, sono
raccolte le opere moderne e contemporanee con
riferimenti alla natura. Anche i
titoli sono divertenti. C’è “Il baco da setola” di Pino Pascali del 1967,
realizzato con sedici scovoli di setola acrilica su un supporto metallico. C’è
la “boite en valise” di Marcel Duchamp e il senza titolo di Enrico
Baj e Alik Cavaliere, collage di
legno e specchi con innesti vegetali.
Damien Hirst propone "High Windows" con le
sue amate farfalle su tela. C’è l’estroso "Alfabeto" di Claudio Parmiggiani,
fatto di 22 fotografie applicate su
alluminio. E poi ci sono i site specific realizzati appositamente per la mostra,
come “La mia wunderkammer” di Maria Cristina Carlini. Seguendo i principi degli
artificialia cinquecenteschi, l’artista
inserisce sculture in grès e smalto rosso, simili a coralli, su uno sfondo di
assi di legno che richiamano le scansie delle collezioni.
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