Quanto c’è di autobiografico in Love trotter di Bea Buozzi? Una domanda che può avere senso letto il commento sul risvolto di copertina o le primissime pagine. Ma totalmente fuori posto se si continua nella lettura.
Bastano quei flash sul lungomare di Barceloneta, le sculture di tufo in Cappadocia, gli alberi in un giardino di Londra, la zuppa di cipolle in una brasserie parigina o una strada non così nota di Milano, per avere una risposta. I flash sono così personalizzati e così personale il modo di citarli che è impossibile non vederci dietro l’occhio e la scrittura di una viaggiatrice professionista, come Bea Buozzi (nom de plume). Certo non sono flash di servizio, ma intrigano e forse spingono a un viaggio più di quattro pagine di reportage, dove la banalità della vista mozzafiato e del dedalo di viuzze è spesso in agguato. Sono comunque solo un piacevole contorno o meglio una stuzzicante cornice a una storia narrata in prima persona che ha tutti gli ingredienti per catturare l’attenzione. La protagonista è determinata, intelligente, di successo ma con quel tanto di insicurezze e di sfiga da non renderla antipatica, senza però trasformarla in una piccola fiammiferaia da aiutare. E così i personaggi intorno sono ben definiti, ma senza eccessivi dettagli da farli diventare macchietta o farli cadere in un realismo che non lascia spazio all’immaginazione. E’ una storia dove non si è obbligati a prendere le parti di qualcuno, ma dove però il lieto fine rende felici. Il romanticismo c’è, quasi da romanzo rosa, ma ben filtrato da un forte sense of humour e autoironia che ribadiscono contemporaneità e probabilità. Love Trotter è edito da Società Editrice Milanese ed è anche in versione audiolibro.
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