giovedì 7 ottobre 2021

DIETRO L'ICONA

Che Jacqueline Lee Kennedy Onassis, nata Bouvier, sia stata  molto di più di un’icona dei media, lo conferma anche il successo del film di Pablo Larrain del 2016. Con quell’intervista che svela la donna, dopo una settimana dalla tragica morte del marito. Jackie, scritto dalla scrittrice e drammaturga austriaca Elfriede Jelinek, prodotto da Tieffe Teatro in prima a Milano, aggiunge qualcosa in più al suo ritratto, qualcosa forse di sconosciuto, ma sicuramente di più intimo. Sulla scena la bravissima Romina Mondello è sola, intorno a lei dei corpi, straordinari manichini di Raffaella Montaldo. Sullo schermo dietro, scorrono poesie di Sylvia Plath, di cui Romina-Jackie pronuncia qualche parola. Ironizza sulla sua vita, nel senso di punto vita, sulla sua eleganza. Non è superficialità, è qualcosa per far risaltare il suo essere donna e icona in una vita che in realtà non è stata quella di famiglia perfetta rovinata da una tragedia, di cui tutti hanno parlato. Di Dallas infatti nessun cenno. Il suo dolore non è solo quello di una vedova, per cui la morte del marito cambia la vita. C’è molto di più dietro quel che sembra. 



Per anni è stata una donna costretta in una situazione pesante, obbligata a giocare il ruolo di moglie nella famiglia felice del sogno americano, quando la  vita di coppia è inesistente, solo apparente. Ed ecco i cenni  ai tradimenti di John, alla carne di Marilyn, ai figli persi per una clamidia trasmessagli dal marito. Un dolore da nascondere sempre dietro i flash dell’icona. Non piange mai Jackie, anzi spesso ride, ma è una risata recitata, dolorosa, che rientra nel ruolo che ha dovuto sempre interpretare. Ottima la regia di Emilio Russo. Perfetto il camicione scelto per lei dalla costumista Pamela Accardi.  Chic, ma non donante, perché “Lei il punto vita non lo ha mai voluto mostrare”. 

Jackie è al Menotti-Teatro Filippo Perego fino al 17 ottobre. Per info: www.teatromenotti.org

 

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