“Si è parlato e si parla di chi arriva via mare, ma pochi parlano di chi arriva via terra” dice un volontario di un’organizzazione che aiuta i migranti. Premesso che non se ne parla mai abbastanza, neanche dei migranti per mare, è anche vero che di chi viene da paesi lontani e in guerra, magari a piedi camminando per mesi o addirittura anni, si sa ben poco. Il documentario di Sophia Milazzo Peregrino-I confini del game affronta il tema. Con interviste e per immagini, racconta il viaggio dal Pakistan a Trieste di un gruppo di ragazzi dai 12 ai 17 anni. Un’esperienza drammatica che va al di là di ogni immaginazione. Storie di freddo, fame, isolamento, ma quel che è peggio di soprusi, violenze, torture. Nessuna navigazione per mari in burrasca ammassati in un gommone, ma attraversamenti di boschi impervi e impraticabili, notti all’addiaccio o nelle periferie delle città negli squat, enormi edifici abbandonati. Con il problema anche di nascondersi, oltre la ricerca di cibo e acqua. Guadi di fiumi, interminabili camminate nel fango e nella neve, anche scalzi. Sì perché una delle torture praticate è prendere le scarpe ai migranti per impedire loro di passare i confini. Più che un viaggio un game, come si dice nel titolo. Un gioco per la sopravvivenza, dove le carte fortunate sono pochissime. Una di queste è l’Associazione Linea d’Ombra di Trieste che raccoglie fondi e sostiene i migranti lungo la rotta balcanica. La sofferenza e i maltrattamenti subiti li raccontano i loro piedi martoriati da tagli, bruciature, morsi di cani, che i volontari medicano. Piedi di giovanissimi irriconoscibili, che sembrano di vecchi, decrepiti e malati. Ma nelle riprese non c’è mai compiacimento, ci sono interruzioni al punto giusto. Come il sorriso di un ragazzo, il suo commento, piuttosto che un ricordo . Non c’è un happy end certo. Cosa faranno questi giovani sopravvissuti, riusciranno a inserirsi in un altro Paese, a prendere contatti con le famiglie lasciate? La speranza s’intravvede. Ma sarà un lungo lavoro, perché come dice Gian Andrea Franchi, fondatore con Lorena Fornasir di Linea d’Ombra, “Dare il pane ai poveri conferma la loro povertà, non fa qualcosa perché non ci siano più poveri”. Il film, la sua divulgazione e il premio vinto sono comunque un passo importante in questo senso. Peregrino-I confini del game ha vinto il Film Festival di Roma 2020, promosso dalla comunità Montana dei Castelli Romani, dallo Studio Monolite, dal Gruppo Dei 12 e patrocinato dalla Roma Lazio Film Commission, dalla Regione Lazio e dall’associazione AEVF sul tema del viaggio.
venerdì 27 novembre 2020
OLTRE OGNI LIMITE
“Si è parlato e si parla di chi arriva via mare, ma pochi parlano di chi arriva via terra” dice un volontario di un’organizzazione che aiuta i migranti. Premesso che non se ne parla mai abbastanza, neanche dei migranti per mare, è anche vero che di chi viene da paesi lontani e in guerra, magari a piedi camminando per mesi o addirittura anni, si sa ben poco. Il documentario di Sophia Milazzo Peregrino-I confini del game affronta il tema. Con interviste e per immagini, racconta il viaggio dal Pakistan a Trieste di un gruppo di ragazzi dai 12 ai 17 anni. Un’esperienza drammatica che va al di là di ogni immaginazione. Storie di freddo, fame, isolamento, ma quel che è peggio di soprusi, violenze, torture. Nessuna navigazione per mari in burrasca ammassati in un gommone, ma attraversamenti di boschi impervi e impraticabili, notti all’addiaccio o nelle periferie delle città negli squat, enormi edifici abbandonati. Con il problema anche di nascondersi, oltre la ricerca di cibo e acqua. Guadi di fiumi, interminabili camminate nel fango e nella neve, anche scalzi. Sì perché una delle torture praticate è prendere le scarpe ai migranti per impedire loro di passare i confini. Più che un viaggio un game, come si dice nel titolo. Un gioco per la sopravvivenza, dove le carte fortunate sono pochissime. Una di queste è l’Associazione Linea d’Ombra di Trieste che raccoglie fondi e sostiene i migranti lungo la rotta balcanica. La sofferenza e i maltrattamenti subiti li raccontano i loro piedi martoriati da tagli, bruciature, morsi di cani, che i volontari medicano. Piedi di giovanissimi irriconoscibili, che sembrano di vecchi, decrepiti e malati. Ma nelle riprese non c’è mai compiacimento, ci sono interruzioni al punto giusto. Come il sorriso di un ragazzo, il suo commento, piuttosto che un ricordo . Non c’è un happy end certo. Cosa faranno questi giovani sopravvissuti, riusciranno a inserirsi in un altro Paese, a prendere contatti con le famiglie lasciate? La speranza s’intravvede. Ma sarà un lungo lavoro, perché come dice Gian Andrea Franchi, fondatore con Lorena Fornasir di Linea d’Ombra, “Dare il pane ai poveri conferma la loro povertà, non fa qualcosa perché non ci siano più poveri”. Il film, la sua divulgazione e il premio vinto sono comunque un passo importante in questo senso. Peregrino-I confini del game ha vinto il Film Festival di Roma 2020, promosso dalla comunità Montana dei Castelli Romani, dallo Studio Monolite, dal Gruppo Dei 12 e patrocinato dalla Roma Lazio Film Commission, dalla Regione Lazio e dall’associazione AEVF sul tema del viaggio.
Nessun commento:
Posta un commento