giovedì 4 giugno 2020

CORPI COME VOLUMI




La fotografia di nudo è un campo piuttosto frequentato, ma con forti  problematiche. Se poi ci si dedica in un paese come la Cina, dove il nudo nell’arte non è mai esistito, le difficoltà si moltiplicano. Ma non è per questo che la mostra di Ren Hang ha rilevanza, anche se è giusto tenerne conto. Inaugurata oggi al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, Ren Hang.Nudi è una delle prime aperte in Italia dopo il lockdown. Ed è anche il primo passo di un progetto sugli artisti della Generazione Next in Cina, programmato per il 2020. Significativo per il museo di Prato che conta la comunità cinese più grande d’Europa. Se poi si considera che un altro obiettivo è la fotografia come linguaggio, la scelta di Ren Hang è perfetta. E’ terribile guardando il suo lavoro pensare che l’artista si sia suicidato tre anni fa non ancora trentenne. Certo la sua carriera artistica non è stata facile, proponendo il nudo in un Paese che nell’arte non l’ha mai contemplato. Neppure nel contemporaneo e non per la rivoluzione, ma per radici filosofiche che rendono impossibile comprendere l’uomo distaccato dalla natura nella sua nudità. Comunque i riconoscimenti del suo talento erano arrivati con Ai Weiwei che l’aveva voluto nella collettiva al Groninger Museum in Olanda nel 2013. Per Ren Hang la nudità è una condizione naturale, tanto è vero che preferisce come modelli gli amici con cui ha un’intimità e sono più spontanei. Le novanta foto non hanno titolo, né data, non seguono un percorso cronologico, “ma fluido dove si intuisce l’intreccio dei filoni di ricerca” ha spiegato la curatrice della mostra Cristiana Perrella. Il corpo è visto come materiale scultoreo, con i suoi volumi, spesso le posizioni sono forzate, non c’è interesse per la sensualità, uomini e donne sono indistinguibili. “Il genere m’interessa solo quando faccio sesso” diceva Ren Hang. Fondamentale anche il rapporto con la natura, specie  nella serie realizzata nella foresta vicino a Vienna, di cui sono in mostra anche le immagini del backstage. Il corpo diventa paesaggio, oppure viene messa in evidenza la sua fragilità di fronte al crescere della città inquinata e disumana, come nella foto del bacio scattata su un grattacielo di Pechino. Non mancano elementi feticistici o con riferimenti a pratiche sadomaso, visti con uno sguardo freddo, distaccato. Alle volte ironico e malinconico, come le sue poesie che compaiono accanto alle foto. Il modo di guardare non è mai consueto e scontato, come nella foto del manifesto della mostra dove il cigno è un animale selvatico e sgradevole, lontano dallo stereotipato simbolo di bellezza. Per Ren Hang lo scatto era tutto. Usava una camera semplice e non dava importanza né al set né alla postproduzione. La mostra chiude il 23 agosto, l’ingresso è gratuito fino al 31 luglio. Per info:  www.centropecci.it




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