Difficile definire il genere teatrale di Paolo
Rossi. Certo la comicità è la caratteristica che lo contraddistingue
dall’inizio della sua felice carriera. Ma non è certo la più importante. In quest’ultima puntata del suo lavoro da regista Il re anarchico e i fuorilegge di Versailles, c’è dal teatro
dell’assurdo al teatro a canovaccio,
dalla satira al teatro dialettale e
perfino del musical, ma con una base ben radicata di conoscenza dei classici. Un repertorio che
non si limita a Molière nominato nel sottotitolo Da Molière a George Best, dove Best è proprio il calciatore, ma spazia dalla commedia dell’arte a
Shakespeare,
al pluricitato Beckett di Aspettando
Godot. Non c’è sfoggio o gusto per la citazione a tutti i costi. E’ una
forma di linguaggio, un mezzo di espressione. E tra l’altro in questa Quinta stagione completa, com’è definita
sempre nel sottotitolo, si nota una forte evoluzione rispetto alla precedente puntata, presentata a giugno. Lo spettacolo
è più completo, più strutturato, pertanto più coinvolgente. Anche in questo c’è
la compagnia teatrale che sta arrivando a Versailles, c’è la sovrapposizione di
sogno, realtà, recitazione. Come il precedente inizia con Paolo Rossi che
dorme. Non è più disteso su un divanetto capitoné Luigi XV, ma su una più
contemporanea dormeuse in velluto
rosso. Sempre sbracato, con il suo cappellaccio e i pantaloni un po’ logori.
Intorno a lui due musicisti e sei attori di cui qualcuno presente già nella
scorsa puntata. Ognuno si esibisce in
un pezzo, chi con le indicazioni del capocomico, chi improvvisa seguendo un suo
istinto, chi canta, chi mima. Il dialogo di Rossi con il pubblico è continuo,
anche se non si aspetta risposte, ma le
immagina. La satira del mondo politico è sempre presente, aggiornatissima. Alle
volte con battute scontate, ma sfumate e rese incisive con quella visione capace
di autoironia. Come nella splendida descrizione dell’intellettuale radical chic
che ha trovato il modo di dormire a teatro, senza che nessuno se ne accorga.
Essenziali, ma ben studiate luci e scenografia. Moltissimi gli spunti e le
idee, anche troppe da condensare in un unico spettacolo, che avrebbe potuto
essere ottimo anche con venti minuti di meno. Il re anarchico, prodotto da
TieffeTeatro, è al Teatro Menotti di
Milano fino al 31 dicembre. E per la notte di Capodanno è prevista una replica
speciale e assolutamente originale alle 22. “Con delirio organizzato e la
possibilità di ospiti in scena e pura improvvisazione”.(Foto di Massimiliano Fusco).
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