Ha davvero una
forte presenza scenica Valentina Lodovini, sola per un'ora e mezzo sul
palcoscenico del Teatro Menotti per Tutta
casa letto chiesa, spettacolo sulla condizione femminile di Dario Fo e
Franca Rame, del 1977. E non è per la sua bellezza. Anzi per i quattro
monologhi che interpreta la bellezza potrebbe essere limitante o in qualche
modo condizionarla. E invece l’attrice riesce a neutralizzarla, o meglio a
servirsene con abilità per inscenare i quattro diversi tipi di donna. Arrivando
con la gestualità e i movimenti a trasformarsi anche fisicamente. Per la
casalinga
belloccia e un po' oca, blindata in casa dal marito-padrone l’operazione
è meno impegnativa. Richiede invece una mimica notevole per l'intellettuale,
che dialoga sul sesso sia durante il rapporto con un lui immaginario, sia sul
lettino della sempre immaginaria ginecologa. Come è un personaggio
completamente diverso l'operaia di Risveglio,
così travolta dagli incalzanti ritmi quotidiani di fabbrica-nido-bambino-casa-marito,
da non realizzare che è domenica e non deve andare a lavorare. Addirittura
surreale l'Alice nel paese delle meraviglie dell'ultimo episodio. Lodovini in
ogni ruolo è convincente: timida e ironica, ora fa arrabbiare per la sua
sottomissione ora intenerisce, è vittima rassegnata e proterva vincente,
insopportabile e dolcissima, pedante e superficiale. Fa ridere e commuove. Pur
calcando certi aspetti è sempre plausibile e non cade mai nel grottesco.
Qualche dubbio invece sul testo, sicuramente forte, intelligente, audace e
coraggioso, di grande humour, ma nonostante l’attualità dei temi trattati, un
po’ datato. E i tentativi di svecchiarlo, rispetto al testo originale, sono
maldestri, tanto da chiedersi se non sarebbe stato meglio lasciarlo tale e
quale, come un classico. Lo spettacolo vale comunque la pena di essere visto,
la regia di Sandro Mabellini è puntuale ed efficace, la scenografia essenziale
ma completa. Tutta casa letto chiesa è
al Teatro Menotti di Milano fino al 18 novembre, per poi proseguire la tournée.
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