Ci sono molti modi per parlare d’amore. Enfatici,
esaltati, timidi, silenziosi, impacciati, sfacciati, epici, trascinanti,
teneri, malinconici, gioiosi, ironici, ammiccanti, letterari, surreali,
patetici, seri, contradditori, trionfali.
Quelli che più toccano sfiorano la quotidianità, sfuggono le iperboli, bandiscono la retorica. Non sono sfoggi, ma
reali modi di comunicare, forse particolari, inediti, ma convincenti per molti. E le lettere che Pierre
Berger ha scritto a Yves
Saint Laurent, suo compagno
per cinquant’anni, appartengono a questo modo di parlare d’amore. Sono scritti
semplici, ma emozionanti, pieni di ricordi, di piccole cose, di gioie condivise,
di malintesi superati, ma di tanta voglia di stare insieme, di complicità. Ogni lettera è scandita da una data, sempre
fra il 2008, anno della morte dello stilista, e il 2009, quando il dolore era un
po’attenuato ma ancora forte. Sono il resoconto di un’assenza sempre presente. Raccontano un genio ,
ma anche un uomo fragile, facile agli sbalzi d’umore. Le lettere sono state il
soggetto di un reading intitolato Lettere
a Yves, ieri sera al Teatro Menotti di Milano, evento in collaborazione con Camera della Moda Italiana, per ricordare i dieci anni
dalla morte. Le ha lette con eleganza e passione Pino Amendola con
l’accompagnamento delle musiche composte da Giovanni Monti ed eseguite da lui stesso al pianoforte. Come
scenario uno schermo con le foto dei due, da giovani e da non più giovani, e i mitici
ritratti di Yves fatti da Andy Warhol. Essenziale la regia di Roberto Piana, perfetta per far risaltare la passione. A conclusione del reading, Eva Robin’s
ha cantato con la sua calda voce sensuale.
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