Difficile non sconfinare nella retorica parlando
del caso Brunello Cucinelli. Ma non è la storia del figlio di contadini che, grazie all’idea di colorare il cashmere, diventa in pochi anni imprenditore di un’azienda conosciuta in tutto il mondo e
quotata in borsa. La favola a lieto fine è quella di un progetto ambizioso e
apparentemente impossibile, annunciato quattro anni fa, che ha ridato bellezza
a un’intera vallata. Perché la bellezza
dei luoghi, come la dignità dell’uomo
sono i valori che ha sempre inseguito Cucinelli. E così dopo aver acquistato
negli anni ’80 il borgo di Solomeo lo
ha ristrutturato, ne ha fatto la sede dell’azienda e ha aggiunto un teatro, con
una programmazione. Quindi ha costruito la fabbrica a valle, che risponde a
certi requisiti, perché vi si possa
lavorare bene: grandi finestre affacciate su prati verdi, molta luce, spazio, aree per
pausa-caffé. E i risultati non si vedono solo nel prodotto curatissimo, ma
nella passione dei dipendenti. Si intuisce in Giorgia, appena assunta , che
come altri colleghi, ha fatto da guida a uno dei tanti gruppi dei 500 ospiti, invitati da tutto il mondo per vedere il
progetto realizzato. Efficiente, ma senza arie
da prima della classe, restia a parlare di quello di cui non è
informata, precisa, puntuale, pronta a
rispondere con garbo e un sorriso a domande e richieste. E soprattutto entusiasta nel mostrare il
lieto fine della favola: la trasformazione di una vallata di cento ettari,
devastata da 320 metri cubi di fabbriche dismesse. Cucinelli ha acquistato il terreno, ruderi compresi, li
ha demoliti e ha introdotto le coltivazioni. Nelle dolci colline ora ci sono
filari di viti, girasoli, ulivi, alberi da frutta. E’ un parco da vivere dove
chiunque può entrare, mangiare un frutto, assaggiare un acino, cogliere un fiore, o stare seduto sulle
panche in ardesia. Uniche costruzioni, in mattoncino, perfette per inserirsi
nel contesto, la cantina a volta con le
botti del primo vino prodotto e un oratorio laico dove i bambini possono
giocare come un tempo. E, a suggellare il coronamento del sogno, il
monumento-tributo alla dignità dell’uomo. Una costruzione semicircolare con cinque archi, ognuno dedicato a un
continente. Al centro l’Africa da cui tutto è partito. Qualcuno potrebbe vederci un po’ di retorica,
ma sparisce subito. Basta pensare che l’azienda del cashmere colorato dà lavoro
e quindi dignità a quasi due migliaia
di persone nella zona, che sarebbero state costrette a emigrare. E ha ridato bellezza a una valle offesa.
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