Parlare
male di Roma è facile e soprattutto è un inutile sparare sulla Croce rossa. Però dispiace davvero vedere una
magnifica città ridotta così. Quello che indispone
maggiormente non sono le gravi problematiche come traffico, interminabili lavori in corso, sporcizia, di lunga e laboriosa soluzione. Sono i dettagli, deplorevoli quanto rimediabili. Sono le piccole sciatterie che colpiscono come un pugno in un occhio. E non solo al confronto degli antichi palazzi, delle chiese e delle piazze secolari, dei tesori archeologici, dei giardini storici, ma anche degli edifici e delle strutture contemporanee, come la rinnovata stazione Termini, per esempio. Una costruzione ben inserita nel contesto, con spazi organizzati, segnalazioni chiare e nei posti giusti, negozi attraenti con una varietà di proposte indicative di quello che può offrire il made in Italy e non solo. Un piano superiore dalle grandi vetrate, con ristoranti e locali buoni per rendere piacevoli le attese, ma anche per incontri di chi non deve partire (foto in basso). Ma basta uscire e l’impatto sgradevole è immediato. Dei grandissimi vasi di coccio, che dovrebbero formare un corridoio verso piazza della Repubblica, solo tre hanno piante, rachitiche e avviate a morire nel giro di poco tempo. Gli altri o sono vuoti o hanno disomogenei e trasandati cespugli d’ erba. In via Nazionale(foto in alto), che si raggiunge con una gincana tra sbarramenti, scavi, reticolati, quasi ogni cento metri ci sono degli orologi. Peccato che ne funzioni uno su quattro . Le bancarelle dei souvenir, tutte di rara bruttezza, ma è un classico, a Roma sembrano collocate strategicamente con il preciso intento di rovinare gli scorci e gli angoli più belli. La numerazione delle strade è bizzarra, per usare un eufemismo, distingue tra negozi e case di abitazione. Non sarebbe un problema se i numeri non fossero spesso mancanti. Difficile, anzi impossibile in questo modo calcolare a quale distanza sia un certo indirizzo. Ancora peggio la situazione delle targhe delle strade. Per lo più inesistenti. E quando ci sono, assolutamente illeggibili. In marmo o nel materiale dei palazzi, sicuramente un secolo e più fa, connotavano con eleganza la capitale. Ora la totale mancanza di manutenzione e la sporcizia ha reso le targhe un invisibile e inutile oggetto. Non c’è da stupirsi che chiedendo di una certa strada al solito passante con cane e l’aria di abitare in zona risponda “So che è da queste parti, ma…”. E magari si è nella via che si cercava. E tutto questo porta a dei paradossi. Per cui il quartiere dell'Eur, odiato e denigrato dagli amanti della città eterna, perché troppo lontano dal suo spirito, ora sembra un'oasi di perfezione.
maggiormente non sono le gravi problematiche come traffico, interminabili lavori in corso, sporcizia, di lunga e laboriosa soluzione. Sono i dettagli, deplorevoli quanto rimediabili. Sono le piccole sciatterie che colpiscono come un pugno in un occhio. E non solo al confronto degli antichi palazzi, delle chiese e delle piazze secolari, dei tesori archeologici, dei giardini storici, ma anche degli edifici e delle strutture contemporanee, come la rinnovata stazione Termini, per esempio. Una costruzione ben inserita nel contesto, con spazi organizzati, segnalazioni chiare e nei posti giusti, negozi attraenti con una varietà di proposte indicative di quello che può offrire il made in Italy e non solo. Un piano superiore dalle grandi vetrate, con ristoranti e locali buoni per rendere piacevoli le attese, ma anche per incontri di chi non deve partire (foto in basso). Ma basta uscire e l’impatto sgradevole è immediato. Dei grandissimi vasi di coccio, che dovrebbero formare un corridoio verso piazza della Repubblica, solo tre hanno piante, rachitiche e avviate a morire nel giro di poco tempo. Gli altri o sono vuoti o hanno disomogenei e trasandati cespugli d’ erba. In via Nazionale(foto in alto), che si raggiunge con una gincana tra sbarramenti, scavi, reticolati, quasi ogni cento metri ci sono degli orologi. Peccato che ne funzioni uno su quattro . Le bancarelle dei souvenir, tutte di rara bruttezza, ma è un classico, a Roma sembrano collocate strategicamente con il preciso intento di rovinare gli scorci e gli angoli più belli. La numerazione delle strade è bizzarra, per usare un eufemismo, distingue tra negozi e case di abitazione. Non sarebbe un problema se i numeri non fossero spesso mancanti. Difficile, anzi impossibile in questo modo calcolare a quale distanza sia un certo indirizzo. Ancora peggio la situazione delle targhe delle strade. Per lo più inesistenti. E quando ci sono, assolutamente illeggibili. In marmo o nel materiale dei palazzi, sicuramente un secolo e più fa, connotavano con eleganza la capitale. Ora la totale mancanza di manutenzione e la sporcizia ha reso le targhe un invisibile e inutile oggetto. Non c’è da stupirsi che chiedendo di una certa strada al solito passante con cane e l’aria di abitare in zona risponda “So che è da queste parti, ma…”. E magari si è nella via che si cercava. E tutto questo porta a dei paradossi. Per cui il quartiere dell'Eur, odiato e denigrato dagli amanti della città eterna, perché troppo lontano dal suo spirito, ora sembra un'oasi di perfezione.
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