Un signore con la fascia
tricolore, affiancato da altri che si alternano a parlare. Davanti un gruppo di
persone compunte e silenziose. Su di un lato un’urna cineraria. Alle
spalle tombe e loculi. Facile intuire
che si tratta di una cerimonia funebre per un defunto importante in quel
contesto, data la presenza di un sindaco. Eppure c’è qualcosa che sorprende, inatteso,
lontano dalla retorica della commemorazione. Certo influiscono il sole d’agosto
e la posizione del cimitero tra gli ulivi di Polanesi sopra
Recco, con vista sul Golfo Paradiso. I discorsi sono in italiano e in
inglese, inframezzati da un canto e dal suono coinvolgente del violino sulle
note di Handel, della più famosa delle barcarole e di parte della colonna
sonora di Schindler’s list. Ma è il
ricordo della persona che non c’è più a dare un’intonazione diversa. Si
chiamava Constance Rauch Weil, Connie per tutti e il profilo che emerge dalle
parole delle due figlie Katie ed Emily, ma pure da chi l’ha conosciuta anche
per poche ore, è di una donna passata attraverso tragiche peripezie, con il
senso della gioia e dell’umorismo. Figlia di un professore ebreo che aveva
creato a Villa Palme, a Recco, una scuola per i ragazzi ebrei, come lui fuggiti
alla Germania nazista, era poi con i genitori emigrata negli Stati Uniti. Lì si
è sposata, ha avuto due figlie, ha svolto la sua attività di brillante
giallista. Ma non ha mai dimenticato gli anni in Riviera Ligure, dove era
tornata di recente e dove ha voluto che
le sue ceneri fossero custodite. La sua vita è un piccolo, importante pezzo del
grande puzzle degli orrori delle persecuzioni razziali, che deve continuare a
essere raccontato. Negli stessi toni incisivi, ma mai sopra le righe. Come il
film da realizzare con i ragazzi della scuola media di un’intelligente insegnante.
O gli incontri organizzati da Maria Pia Abbracchio e Angelo Reggiani, che abitano
Villa Palme e che con costanza e determinazione sono riusciti a portarne alla
luce l’incredibile storia.
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