domenica 27 marzo 2016

NESSUNA PIETA'



In scena c’è un vecchio disperato, tiene un fazzoletto nelle mani tremanti e parla con il pianto in gola della moglie sedicenne, morta suicida da poche ore. E’ un monologo tratto dal racconto La mite di Fedor Dostoevskij. Apparentemente la storia struggente di due solitudini. Da una parte un uomo anziano che gestisce un banco dei pegni, dall’altra una giovane orfana alla ricerca di un lavoro per liberarsi dalla schiavitù in cui la tengono due acide zie. Lui scambia in denaro le povere cose che lei gli porta, finché un giorno decide di sposarla. Un atto di pietà e di amore ricambiato da grande devozione? Già dalle prime 
parole si capisce che non è così. Soprattutto il ritratto che emerge di lui è completamente diverso. La pietà per un uomo  che da qualche ora ha seppellito la giovane  compagna scompare già dalle prime battute. Per far posto a un crescendo di disprezzo per un essere di spietato egoismo, presuntuoso, incapace di sentimenti, con un maschilismo bieco anche per i tempi. Lei la mite dalle parole di lui non è una povera ragazza, docile, che ha solo un momento di comprensibile ribellione, ma è un essere irriconoscente, sbiadito, senza peso, come la ballerina in bianco che ogni tanto volteggia sulla scena. Lui le ha dato tutto socialmente e deve sopportare in silenzio le sue accuse di avarizia e vigliaccheria.  L’ insensibilità, la meschinità, la ridicola falsa disperazione di lui hanno il momento clou nella frase finale “E adesso cosa sarà di me?”. Convincente più che mai l’interpretazione  di Vittorio Ristagno, capace di rendere il personaggio in tutta la sua sgradevolezza. Ottimo l’intervento coreografico di Beatrice Rossi. Ben studiati regia, luci, suoni, scenografia, dato anche lo spazio non teatrale dell’Aula Magna dell’Istituto Nautico di Camogli, dove si è tenuto ieri lo spettacolo. 

lunedì 21 marzo 2016

FIORISCE L'ARTE

Orticola sta diventando sempre più evento di rilievo nel calendario milanese. Tanto che la XXI edizione che si svolgerà dal 6 all' 8 maggio, come al solito ai Giardini Pubblici, è stata presentata nella Sala del Collezionista nel museo Poldi Pezzoli. La scelta del luogo non è casuale, dal momento che Via Manzoni, dove si trova il settecentesco palazzo, nell' Ottocento era Via dei Giardini. Anche il tema è in linea, perché si indirizza a un pubblico più vasto e metropolitano. E’ il giardino contenuto, cioè le piante in vaso, una tradizione molto italiana, che ha stimolato nel tempo la voglia di coltivare specie esotiche. E in spazi ridotti. Un'attenzione quindi anche per i contenitori, in legno, in coccio, in mosaico. Di un artigianato di cui si sta perdendo la memoria, ma fa parte del made in Italy.  Molta importanza è data questa volta  ai giovani vivaisti. Vari come sempre i corsi e gli incontri tra cui  quattro presentazioni di libri. Diversi gli artisti coinvolti con le loro installazioni vegetali. A confermare ulteriormente il  legame con la città, Orticola ha realizzato proprio dietro Palazzo Reale, che dal 23 marzo fino al 10 luglio ospita una mostra di Umberto Boccioni,  La primavera Futurista. Progettato dall’architetto paesaggista Marco Bay, il giardino  si ispira alle opere del pittore  nella scelta dei colori e nella disposizione alternata delle fioriture, che simulano le pennellate sulla tela.  




sabato 19 marzo 2016

STORIA DI ORDINARIA FOLLIA

Colpisce il ritmo in Annabel. Ballata anoressica per manichini bulli. Veloce ma non incalzante. Coinvolgente ma non inutilmente soffocante. Forte ma non opprimente. Fa entrare nella storia, ma dà la possibilità di esserne osservatore obiettivo. L’autrice della pièce, Michela Giudici, che è anche la regista con Alessandro Veronese e l’unica interprete, si è ispirata a una storia vera. Uno dei tanti casi di adolescenti vittime del bullismo. In scena solo un baule, che si scopre in seguito pieno di parrucche colorate. Si sentono voci di ragazzi e ragazze che ripetono insulti pesanti. Poi entra lei, Annabel, la troppo grassa, la troppo rossa, la sfigata. Incomincia il suo monologo, a parole e con il corpo. Fra fuga della realtà e voglia di rientrarci. Fra frenetici esercizi di addominali e ricordi d’infanzia. Fra  desiderio di lasciarsi andare e paura di vivere. Fra  buffo filosofare da quindicenne e cinica visione del mondo, di chi non crede più in niente. Fra esigenza di stare sola e ricerca di gratificazioni e sicurezze dagli altri. Un passaggio adolescenziale che per la protagonista è un tunnel da cui non è sicura di uscire. Intorno, il pubblico è seduto per terra o su sedie e lei lo spinge a dialogare. A rispondere alle sue domande, a leggere i suoi bigliettini, per avere forse approvazione e interesse. In un gioco che gioco non è affatto. Nessun invito a trarre conclusioni, nessun presuntuoso messaggio e soprattutto nessun uso di effetti facili. Ma grande rigore. Ieri, oggi, domani, Spazio DiLà Via Romilli 15 Milano.     

giovedì 17 marzo 2016

A QUALCUNO PIACE IL FREDDO


 Isole Lofoten (foto Alex Conu)
Non tanto nel senso della temperatura  quanto della natura, delle atmosfere, degli stili di vita, delle tradizioni. Stiamo parlando del Nord, del grande Nord. Per chi vuol provarne un flash, da domani fino a domenica  a Milano c’è Be Nordic alla sua terza puntata. Moda, architettura, gastronomia, design, assaggi del lifestyle di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, concentrati nell’Unicredit Pavilion di Piazza Gae Aulenti. Il tema, questa volta, è la sostenibilità su cui i nordici sono sempre stati all’avanguardia. In Danimarca, per esempio, è scientificamente provato un calo delle malattie per l’aumentato uso della bicicletta. Focus quindi sulle piste ciclabili e di come vivere la città in questo senso, anche da turisti. Ma a Be Nordic l’attenzione è rivolta ai bambini con Andersen e le sue favole . La Finlandia, dati i numerosi laghi, punta sull’acqua. Per pescare, per la sauna (ci sono 3 milioni di saune per 5 milioni di abitanti, alcune anche  mobili, sulle barche), per nuotare e da bere. Ma a Milano si potrà fare una degustazione del nuovo gin finlandese. La Svezia  guarda al design, ma soprattutto alla moda, e le griffe, a cominciare dal colosso H & M, sono in prima linea  per l’uso di materiali biodegradabili. Negli workshop si parla di sostenibilità nella città (giardini urbani compresi). Per la Norvegia la salute dei pesci è importante, negli allevamenti la proporzione è 2 per cento di pesci, il resto acqua. Si può mangiare crudo, senza trattamenti di congelamento, e il pesce e anche uno dei motivi del legame con l’Italia. In linea i loro seminari sullo spreco alimentare e sul bio. A cui si aggiunge quello sull’architettura sostenibile.

martedì 15 marzo 2016

MATRIMONI DI INTERESSE

 Raffaello
Due Sposalizi della Vergine  a confronto  alla Pinacoteca di Brera  a Milano, dal  17 marzo  al 27 giugno. Dipinti  tra il 1499 e il 1504, uno dal Perugino l’altro da Raffaello, saranno affiancati nella sala XXIV. Mentre il capolavoro del primo è un prestito del Musée des Beaux Arts di Caen, dove si trova dalla fine del 1700, quello del secondo è in questa sede dal 1805. La straordinaria esposizione è importante anche perché dà il via a un nuovo modo di concepire il museo. “Non più una visione statica, ma dinamica” ha detto l’assessore alla cultura Filippo Del Corno “Il modo migliore per sviluppare la funzione del museo”. Le collezioni permanenti sono sempre state  penalizzate dalle mostre.  

 Perugino 
Ecco allora  l’idea del dialogo tra i due dipinti, completato da un terzo Sposalizio di Jean Baptiste Wicar del 1825. Opera  minore e molto discussa,era stata commissionata per sostituire il dipinto di Perugino  sull’altare della cappella nel Duomo di Perugia, dove è conservata la reliquia dell’anello nuziale della Vergine. I dialoghi continueranno il 16 giugno con il Cristo Morto di Mantegna messo a confronto con quello di Annibale Carracci, ora a  Stoccarda. La neonata interpretazione di museo non si ferma ai dialoghi, ma prosegue nell’allestimento di tre sale di Brera. Il nuovo direttore generale della Pinacoteca, James M. Bradburne, parla di rivoluzione copernicana, in cui il visitatore è messo  al centro della scena. Diversa illuminazione, ma soprattutto didascalie posizionate sotto l’opera, brevi e leggibili da tre metri di distanza, dida laterali con  informazioni che gli adulti possono usare per spiegare l’opera ai bambini e un commento d’autore, per dare l’idea di una lettura con occhi diversi. Era stato interpellato Umberto Eco, che per motivi di salute non ha aderito, ma sono già nel progetto Ingrid Rowland, specialista nel raccontare l’arte antica e lo scrittore  Premio Nobel Orhan Pamuk. Nell’ottica anche il concerto alla presentazione degli Sposalizi  del pianista Clive Britton: l’ ouverture ispirata all’opera di Raffaello, di una composizione di Liszt, redatta dopo un viaggio in Italia. Per saperne di più sulla non-mostra Raffaello-Perugino   il non-catalogo edito da Skira.  

sabato 12 marzo 2016

NON PERFETTIBILE

Difficile descrivere la perfezione soprattutto se non si riferisce a qualcosa che segue canoni classici, anzi è unica nel suo genere, come Aeros. Definirlo spettacolo di danza acrobatica è riduttivo, per quanto si avvicini di più a quello che è. Dietro ci sono i maggiori coreografi del mondo Daniel Ezralow (Iso), David Parsons (Parsons Dance), Moses Pendleton( Momix) che con la collaborazione di Luke Cresswell e Steve Mc Nicholas, creatori di Stomp, hanno mandato in scena i campioni della Federazione Romena di Ginnastica Artistica, Ritmica, Aerobica. Ogni momento è straordinario, c’è l’emozione della prestazione sportiva di alto livello e il fascino trascinante del grande teatro, c’è il sorriso e il riso delle  comiche superlative, ma anche la sorpresa degli effetti speciali. I danzatori si muovono così velocemente e in perfetta sincronia da non riuscire a capire  se sono una persona sola o più. Con i loro corpi disegnano oggetti, creano composizioni, compongono parole, come aeros, il titolo,  che gioca sul doppio senso di aereo e eros . Volano  nell’aria e quando ricadono  non sfiorano  la terra. Sono legati fra di loro come un unico elemento  eppure sembrano non toccarsi. Straordinaria anche la scenografia. Sullo schermo che cambia colore compare a un certo punto dell’acqua con piccole onde, dove si tuffano gli atleti. L’acqua però non c’è, ma loro sono reali sul palcoscenico. Improvvisamente nel buio compaiono degli strani esseri con  lunga testa e gambe corte, che camminano veloci, uno dietro l’altro. In realtà le gambe sono braccia e le lunghe teste sono le gambe. Perfetti anche i costumi di Luca Missoni. Dai più semplici shorts alle tute, dalle brassières ai biker, alle attillate salopette di maglia, dove la riga è dominante, fino agli abiti con sottogonne di pizzo che diventano in una scena addirittura protagonisti. Lo spettacolo in tournée dal 1°marzo, è a Milano fino al 13,a Firenze il 14,a Genova il 15,a Torino il 16,a Trieste il 18, a San Donà di Piave il 19 e 20,a Azzano Decimo il 21,a Lucca il 22. 

venerdì 11 marzo 2016

POP MA NON TROPPO


Una signora in abito da cocktail distribuisce santini elettorali con scritto Vota Capuleti. Uomini corrono tra le poltrone gridando  “Giulietta!”. Uno strano personaggio con gonna lunga e voce maschile, che poi si scopre essere la balia di Giulietta, si fa aiutare da due signori in platea  a reggere una corda per stendere il bucato. Sul palcoscenico spiccano impalcature illuminate, da festa paesana. Così inizia Giulietta e Romeo, una coproduzione  Factory, Terramare Teatro, Teatri Abitati, con la regia di Tonio De Nitto. La messinscena, di grande impatto, lascia pensare a uno stravolgimento della tragedia di Shakespeare.  In realtà non è così o per lo meno non come ci si immagina. La chiave pop salta agli occhi e gli attori vestono abiti contemporanei, ma la traduzione  di Francesco Niccolini  mantenendo il testo in rima riesce a essere più aderente all’originale. Pur introducendo espressioni  adatte ai tempi, specie per quel che riguarda il dialogo amoroso dei protagonisti. Romeo ogni tanto ha una cuffia in testa, ma è solo un espediente per variare il volume della musica (Samba, cover dei Beatles, ecc.) quando la toglie. I sette attori, tutti bravissimi, recitano anche due ruoli, esclusi Giulietta e Romeo. E' un modo per  insistere più che sui personaggi, anche se ben delineati,  sul discorso generazionale. Ed è proprio il contrasto evidenziato tra genitori e figli, con tutto quello che ne deriva, a rendere attuale il dramma. 
Romeo e Giulietta, al Teatro Menotti di Milano fino al 20 marzo, concluderà la tournée a Pordenone il 22 e 23 marzo.

martedì 8 marzo 2016

SMALL IS BEAUTIFUL


L’alto valore della manualità, la cultura del fare in piccolo, l’attenzione per i più minuti dettagli sono i punti fermi di quell’artigianato da riscoprire e tutelare se si vuol ridare slancio al made in Italy.  Nella moda è ormai una tendenza, che  può essere estesa a molti altri settori del life style. E’ già in atto  nella capsule spa, aperta di recente a Milano. Nessun macchinario invasivo, ma trattamenti affidati a mani esperte, con una preparazione  che mette insieme discipline differenti e un’ intelligente valutazione dei bisogni del cliente. Una caratteristica, infatti, che rende la piccola spa conforme ai nuovi trend è la personalizzazione dei trattamenti, da concordare anche nei tempi. In linea l’ambiente, per ricevere al massimo tre persone contemporaneamente, signore e signori. E’ uno spazio di neanche 100 metri quadri al terzo piano di un elegante palazzo. Niente aspetto pretenzioso da clinica, nessuna forzata e  abusata  atmosfera thai, nessun  bancone da reception, ma comode poltrone, un tavolino basso con noci e cioccolato fondente, da mangiucchiare  per rilassarsi, tisane e un prosecco rosé sempre pronto nella glacette. Sulle pareti una tappezzeria a grandi fiori, la stessa che si ritrova nelle tre salette,  indipendenti ma comunicanti tra loro, una per  la cura del viso, l’altra per il corpo con doccia cromoterapeutica, la terza con poltrona per manicure e  pedicure. Musiche soffuse, ma non noiosamente new age. Innovativo anche il nome, solo l’ indirizzo, Corso Venezia 8, che compare sulla porta e su asciugamani e accappatoi. www.corsoveneziaotto.it