Conoscere il
proprio futuro non si può e forse è meglio così, ma avere un’idea di come
evolve il mondo che ci sta intorno è utile.
Non per garantirsi la felicità, ma per programmazioni più concrete. Più che per
il singolo per le imprese che non possono permettersi di sbagliare. Astarea, istituto
milanese di ricerche di marketing, ha organizzato uno workshop dal titolo Andare a tempo 2016. Quattro i settori
esaminati, homing, outdoor living,
wearing, eating. Se nella casa e nel vestire i cambiamenti si intuiscono ,
nel cibo e nel vivere fuori sono più inaspettati e sono quelli dove si prospettano le trasformazioni più radicali. Nella casa è ovvio prevalgono le scelte di
sostenibilità negli impianti costruttivi come nell’arredo.La
domotica e la tecnologia diventano irrinunciabili.Meno
ovvia la compenetrazione tra privato e pubblico, i servizi in comune, lo spazio
riservato al gioco anche per gli adulti. Nell’abbigliamento la tendenza è da anni
la interstagionalità. Ci si veste di cotone in inverno e si usa la pelliccia
come un tessuto in estate. La ricerca di nuovi materiali è in primo piano e
quelli presi dallo sport sono i preferiti.
Più sorprese sicuramente nell’outdoor
living che non ha niente a vedere, o molto poco, con piante e arredamento da
giardino. Parla dei modi diversi di vivere la città, di concepire il viaggio,
della nascente cultura del truck che
non vende solo T-shirt o cibo, ma geolocalizzato porta prodotti anche griffati
in luoghi meno accessibili. Un esempio già esistente il truck di Kenzo. Interessante sull’argomento l’intervento di Viridea, catena
di garden center che si promuovono come luoghi di aggregazione,
dove vivere un’esperienza, più che fare acquisti. Molte le novità nell’eating:
non solo cosa mangiare, ma dove mangiare. Sembra che il 30% delle spese di chi
viaggia siano per il cibo. Non si mangia solo nei luoghi deputati. Crescono i siti di
organizzazioni per turisti che vogliono pranzare o cenare nelle case private. Si mangia in modo diverso. A parte il bio, sono
ribaltati i ruoli, la verdura è il piatto principale, la carne l’accessorio. Aumentano
le scelte: semi, insetti, meduse e alghe presto saranno nei supermercati. C’è
già chi sta creando un hamburger senza carne e il salame vegano. Si parte dalla chimica e si ipotizzano
culture non nella terra, ma da far crescere in casa con stampanti 3D.
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