segue una
classificazione geografica, né di materiali o di stili. Una mancanza di logica solo apparente, che invece fa
risaltare l’obiettivo: mettere insieme Paesi e culture diverse nel progetto unico
di nutrire il pianeta. Il padiglione del Principato di Monaco (v.foto interni ed esterno)non si fa notare,
non ha i colori sgargianti del vicino Ecuador,
non ha percorsi di accesso labirintici
come il Giappone di fianco, non evoca architetture esotiche come il
dirimpettaio Marocco. Né vuole stupire con effetti speciali come la Turchia. E’ compatto, serio, con quel flash sufficiente per invitare, senza irretire o
illudere con false promesse. Si apprezza
passo per passo. Solo da vicino ci si accorge che è fatto di container
sovrapposti, e anche all’interno ci sono scatole, casse, contenitori. Simboleggiano le iniziative del Principato per
rendere il mondo più vivibile. Il padiglione, dopo l’Expo, andrà in Burkina Faso per diventare un centro della
Croce Rossa, destinato soprattutto ai bambini. Per ora è un hangar delle idee, dove si affrontano i
problemi connessi con la sopravvivenza.
Dalla conservazione delle specie animali alla gestione delle foreste, al mare, su cui Montecarlo è molto attento:
dalle aree marine da proteggere alla pesca sostenibile, alle ricerche sull’
invasione delle meduse. A confermare le
buone intenzioni un prato verde che circonda e riveste il padiglione, ben
visibile dal terrazzo del piano superiore riservato ai vip. Solo una grande
foto della baia(v.foto in alto), dietro una panchina, e la
cucina stellata del Bistro & Café by Fairmont, ci ricorda che siamo in uno
dei luoghi della vacanza per eccellenza. Con un programma di mostre, eventi,
spettacoli dei più interessanti a livello internazionale.
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