Sono dipinti
informali con tratti ora decisi e forti, ora sfumati e imperfetti. I colori
sono svariati, ma tutti presenti in natura, soprattutto per chi sa guardarla
con un certo occhio, come quello dell’autore, Alejandro Fernandez. Sono da
vedere a Milano, sia alla Fabbrica del Vapore fino al 21 giugno, sia alla
Hernandez Art Gallery di via Copernico, fino all’11 giugno. In ogni lavoro ci
sono parole scritte a mano, caratteristica di questo momento del suo percorso
artistico. Classe 1969, di Ayacucho, piccolo paese tra le Ande peruviane,
Fernandez nonostante viva da dodici anni in Italia, dove è venuto dopo gli
studi di Belle Arti in Perù e da dove spesso si è mosso per rassegne collettive
e personali, mantiene un fortissimo legame con la sua terra. Si ispira,
infatti, alle sue montagne, chiamate Apu dagli Inca che le considerano sacre. Ne prende la luce, appunto i colori,
lavora con le simbologie che raffigurano
il passare del tempo. Non è un caso che
la mostra sia alla galleria Hernandez che vuole tenere viva la cultura e le
tradizioni peruviane e farne conoscere le interpretazioni artistiche. Come ha
spiegato al vernissage il console generale del Perù, José Ramiro Silva Delgado,
appassionato d'arte e mecenate, tanto da aver adibito due sale del consolato a
esposizioni. Interessante l’attenzione data alla contaminazione tra forme
d’arte durante le due inaugurazioni. Così alla Fabbrica del Vapore c’è stata una performance durante la quale
artista e pubblico battevano su grandi sacchi di iuta pieni di sabbia, simbolo
della terra e del raccolto. Mentre alla Galleria Hernandez una danza con
costumi, musiche e suoni tipici Inca ha fatto da cornice a Fernandez intento a
creare un nuovo dipinto.
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