Proprio la sera prima a Milano è stato presentato il libro “Tre storie quasi
d’amore” di Augusto Bianchi Rizzi (Edizioni Mursia). Anche qui il protagonista è un diciannovenne, poco
più grande del giovane Holden. Non critica l’opportunismo, come il quasi coetaneo americano, ma vive l’iniziazione “ai misteri della vita e
dell’amore”. Con tre donne, straniere, diversissime tra loro , ma ognuna
emblematica. Le vicende si snodano come in un giallo, spingono il lettore a
leggere veloce, ma lo stoppano spesso su
paragoni, dialoghi, descrizioni ora tenere, ora buffe. Da cui emerge un protagonista (l’autore cinquanta anni fa, anche se si
compiace di non ammetterlo) sempre più alla ricerca di un’identità, non tanto
di amatore quanto di adulto. Bianchi Rizzi, avvocato, scrittore e
commediografo, è all’opposto dello schivo e orso Salinger. A far da trampolino di lancio per il suo
libro ha voluto sul palcoscenico del teatro Franco Parenti una disinvolta conduttrice,
sei esperti musicisti con un repertorio soprattutto dell’est, attori, una
giornalista, una scrittrice e perfino un magistrato. Megalomania? No, una scelta coerente da parte di chi da
ventiquattro anni, tutti i giovedì, apre
la sua casa per una cena con intrattenimento a minimo cento persone. Con giovedì finale in maggio in
smoking e abiti da sera, preferibilmente rossi per le signore.
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