Prendi un barbone che parla, con
un certo compiacimento, di come ha organizzato la sua vita, di come e dove
mangia, del suo guardaroba, di come si lava fin nei minimi particolari, di come
ha adattato alla strada il suo quotidiano. Diventa una parodia che facilmente
porta alla risata. Poi prendi lo stesso
barbone e fagli raccontare come è
arrivato a ridursi così. Come ha perso
il lavoro, la casa, l’amore. Inevitabili e immediate arrivano la compassione,
la tristezza, anche qualche lacrima. E’ difficile riuscire a tenersi fuori dallo “sbrago”,
mantenere quella via di mezzo, quella credibilità. Quasi impossibile non
accettare le facili scappatoie per emozionare. In Zorro, monologo tratto dall’omonimo romanzo,
Margaret Mazzantini ci riesce. E soprattutto sul palcoscenico ci riesce Vittorio
Ristagno, che ha curato anche la regia dell’adattamento
teatrale, insieme a Paolo Drago. La prima rappresentazione è stata in agosto a
Castel Dragone a Camogli, conosciuto anche
come la casa dei Marinai. E’ stata molto applaudita, ma si poteva pensare che
la location, davvero straordinaria, avesse
giocato a favore. Il 1° febbraio c’è stata la replica al Teatro degli Emiliani
di Nervi (Genova), piccola ed elegante sala, ma senza ammiccamenti. Ed è stato
un successo. Per un’ora e mezzo circa Ristagno ha tenuto l’attenzione su di sè con l’unico supporto di una panchina, uno scatolone e
qualche brano musicale ben scelto. Attraverso le sue parole si è visto un
mondo, si è sentito il rumore di piatti
di una casa piccolo borghese e l’abbaiare
di un grosso cane dal lungo pelo nero di nome Zorro. Si ha assistito a un
incidente di macchina, si è transitati per la corsia di un ospedale. Si ha
conosciuto un altro cane Zorro, questa
volta piccolo e timido. Si ha odiato una
moglie bella quanto limitata, ci si è inteneriti per il piatto di lasagne di una sorella, si ha
invidiato il compagno di scuola dai pantaloni lunghi, come le sue gambe . Con un ritmo incalzante e senza effetti facili. Il pubblico ha sorriso,
ha anche riso, qualcuno si è commosso. Per molti è stato uno spunto di
riflessione. E speriamo che possa
continuare a esserlo per molti altri ancora. Per informazioni:
www.lunariateatro.it
...e così, Luisa, hai un gran talento per fare la critica teatrale, oltre che cinematografica. Leggendo il tuo pezzo viene voglia di vedere la pièce. N.B. La Mazzantini è brava, ma a me è antipatica.
...e così, Luisa, hai un gran talento per fare la critica teatrale, oltre che cinematografica. Leggendo il tuo pezzo viene voglia di vedere la pièce. N.B. La Mazzantini è brava, ma a me è antipatica.
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