mercoledì 1 agosto 2012

STESSA SPIAGGIA STESSO MARE


Le spiagge cambiano. Prendere il sole e fare il bagno sono solo due degli optionals possibili e nemmeno sempre  garantiti. Ormai le spiagge con sabbia, ombrelloni, chaises longues, lettini, sono a Cortina, Cervinia, ai piedi di un ghiacciaio, nell’area sosta di un’autostrada,in un centro commerciale. Non solo non c’è il mare o il lago, ma nemmeno l’acqua. Per contro ci sono tempietti per massaggi ayurvedici, tende per meditazione, tappetini per sveltine di yoga, bar con yogurt e cibi macrobiotici che sostituiscono ghiaccioli e gelati. E poi shopping, di tutto. Dall’orecchinone  etnico al tavolo design. Fare il bagno è l’ultimo degli interessi da spiaggia. E quanto al sole si preferisce abbronzarsi  a marzo in un Centro Solarium in città e passare l’agosto sotto l’ombrellone, spalmati di autoabbronzante.
 Spiaggia a Cervinia
Solo i bambini hanno interesse per l’acqua. Pur preferendo la play station a macchinine o  bambole, computer e internet ai cartoni animati, in spiaggia ripetono i comportamenti di sempre. E così le loro mamme.
Il tormentone di “Posso fare il bagno?” continua tale e quale, alla faccia dell’indipendenza sbandierata, ai  mesi di vacanze studio negli Usa a età sempre più d’asilo, ai campus montani in completo isolamento. La risposta delle mamme rimane la stessa. Guardano l’orologio, o il cellulare, e sentenziano “Mancano 22 minuti”. La domanda viene riformulata dal bambino dopo meno di 22 minuti. La mamma sempre più categorica e autorevole risponde che mancano 10, 9, addirittura 3 minuti. Precisa, incorruttibile, determinata non cede su un minuto. La digestione è decisa per 2 ore e 30 e tanto il bambino deve aspettare. Non un minuto in meno, se no la congestione è assicurata. Che abbia mangiato la casseula o un brodino. Che si tuffi in un mare di 30 gradi o in un torrente di 10 gradi.  
Finalmente il bambino può fare il bagno e allora inizia la fase 2, il tuffo. Il bambino dalla roccia, dal moletto, dalla scaletta grida “Mamma guarda”. Tutti  si voltano e interrompono quello che stanno facendo. L’unica che non guarda è la mamma, intenta a parlare. Al quarto “guarda mamma” la spiaggia intera si augura che la mamma si volti, ma la donna non cede. Poi si scoprirà che parlava di : 1) scuola del figlio, 2) prossime vacanze del figlio, 3) dove far prendere lezioni di tuffo al figlio in città, 4) lezioni di yoga per il figlio, eccetera, eccetera.
Forse la mamma di un tempo non parlava di yoga per il figlio, ma magari di doposcuola e lezioni di nuoto, ma allora come ora non si voltava mai a guardarlo.
Nota tecnica. Ora come allora il numero dei “guarda mamma” era inversamente proporzionale all’altezza da dove il bambino si buttava. 

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