domenica 6 aprile 2025

ALLEGRIA GALEOTTA

Il titolo è rimasto quello Ti ho sposato con allegria, anche l’ambientazione in quegli inizi anni Sessanta quando Natalia Ginzburg la scrisse e fu la prima di undici sue commedie. Il tema è lo stesso, la vita di coppia, l’amore che manca, le relazioni moglie e suocera.  Una certa superficialità nei rapporti, tutto visto con ironia. Non comicità, ma ironia. Come ha scritto il regista Emilio Russo : “Sono convinto che non sia opportuno modificare, adattare o .... modernizzare il testo. Sono convinto che vada contestualizzato a quella metà degli anni 60 .... e far risuonare parole e situazioni al cuore e all’intelligenza del pubblico al tempo presente”. Anche se lo spettacolo di Giampiero Ingrassia e Marianella Bargilli, sulla scena  Pietro e Giuliana, fino a al 13 aprile in prima milanese al Teatro Menotti, è profondamente diverso. Per chi ha avuto occasione di vedere la commedia originale.



E non è certo per i cambiamenti di scenografia, peraltro intriganti,  di Fabiana Di Marco, che hanno richiesto un intervallo e un primo e un secondo atto. Sono le figure sul palcoscenico. Nell’originale la scena è concentrata su Giuliana che dialoga con la cameriera (Viola Lucio) raccontando la sua vita e trovando dei punti di contatto con quella di lei. Lui Pietro compare solo un attimo alla fine. Nella nuova versione la scena è raccontata dalla coppia con piccole interruzioni della cameriera su "parmigiana di melanzane" e vicine di casa. Lui deve andare a un funerale di un amico che lei crede di avere conosciuto e con cui ha avuto una piccola storia. Un modo per insistere sulla leggerezza dei rapporti dei due, sposati solo dopo un mese di conoscenza. Un piccolo accenno alla madre di lui, suocera da manuale, ottima interpretazione di Lucia Vasini, che però compare insieme alla figlia e sorella di Pietro (Claudia Donadoni) nel secondo atto, con una tavola perfettamente imbandita, anche se non con "il mollettone giusto", intorno a cui siedono fantocci colorati al posto dei commensali. Quando tutti se ne sono andati la coppia cerca di capire come è nato il loro legame e, proprio come nell’originale, si scopre che l’allegria è stato il fattore determinante. A completare quel mondo aperto, dalle finestre con vista su Roma, i ritratti di personaggi di contorno: l’amica zitella Elena, la predatrice di uomini Topazia e l’immancabile in ogni famiglia zia bigotta, Filippa

venerdì 4 aprile 2025

L' ARTE NON VA MESSA DA PARTE

Nella 29° edizione di Miart la prima impressione quando si entra è che le installazioni dominino.  Se un tempo, ci si fermava un po’stupiti tra l’atteggiamento critico e la curiosità di saperne di più, ora le rarità sono i dipinti su tela o le sculture distribuite tra Established, la sezione principale con una selezione dei grandi maestri dell’arte moderna e contemporanea, e la piccola sezione Timescape, dedicata ai capolavori del primo Novecento. Per il resto questa fiera propone una visione dell’arte prevalentemente contemporanea. 




Il titolo-tema è Among friends come l’ultima retrospettiva di Robert Rauschenberg, a cui è dedicata  la fiera, per il centenario della nascita. 179 le gallerie presenti, da 31 Paesi di cinque continenti. Anzi l’impressione che si ha è di una forte rappresentanza di gallerie straniere, spesso con artisti italiani. E questo rimanda in parte a quella lettera-documento degli artisti indirizzata al Presidente del Consiglio e agli "onorevoli ministri" di cui la copia è sparsa in tutti i corridoi. Si riferisce alla preoccupazione per la decisione del Governo di non ridurre l’aliquota IVA sulle opere d’arte, come già è stato fatto in Francia e in Germania, e di lasciarla al 22%. Cosa che scoraggerà gli acquisti e spingerà molte gallerie a chiudere o a trasferirsi all’estero, come già in parte si sta verificando.Un danno non solo per galleristi e artisti ma anche per operatori culturali, artigiani, restauratori, trasportatori e fiere, oltre che di immagine. Svariate, comunque, le opere che in qualche modo protestano con il sistema. Come le scritte luminose di Matteo Attruia alla MLZ Art Dep di Trieste. Tra queste All I need is all, che fa riflettere sulla mania del "sovrapossedere" o il completo appeso, realizzato con la carta metallica dorata usata per avvolgere i corpi nei naufragi.  Renato Evaristo Perego, performer, non ha una galleria alle spalle, ma gira per il Miart con l’insegna-freccia di Milano e in testa una gabbia, un modo per dire come noi tutti siamo ingabbiati e soprattutto gli artisti. Famosa la sua performance, vestito di rosso, sdraiato su un divano sul tetto di un’auto: un modo per parlare dell’isolamento a cui siamo sempre più spinti. “Così ho portato il divano fuori”. Qualcosa sfiora l’horror come le scarpe d’oro con tacco-pistola di Tasneem Sarkez alla Galleria Eva Gold di Londra. Un’altra scarpa, ma scintillante,  quella di Luigi Ontani alla Galleria L’incontro di Chiari (Bs). Catherine Biocca e Lorenzo Modica,  entrambi romani, alla Galleria Eugenia Delfini di Roma,  vogliono dimostrare che l’arte serve a ricercare il lato assurdo della vita. Poetica la composizione con 48 foto di cartoline, vere, spedite tra il marzo e il dicembre del 1975. Il titolo è Life before me, perché erano i mesi in cui l’artista Florence De Benedetti era "nella pancia della mamma". Interessante e coerente con il tema di Miart l’allestimento della Bernini Gallery di  Misinto (MB) con mix di pezzi dei primi 900 e arte contemporanea, realizzato da vari artisti.

giovedì 3 aprile 2025

OLTRE IL GIALLO

Sì, è proprio George Simenon fotografato alla Darsena di Milano nel 1957. E quella è la locandina della mostra George Simenon. Otto viaggi di un romanziere che aprirà il 10 aprile alla Galleria Modernissimo di Bologna. Se lo sfondo del mappamondo può anticipare i viaggi di cui si tratterà, perché la scelta di Milano? Perché il primo editore italiano dei romanzi dello scrittore è stato Mondadori, a Milano. A cui si deve sicuramente l’aver fatto diventare i lettori italiani di Simenon i più numerosi nel mondo, superiori anche ai francesi. Ma perché allora la scelta di Bologna per la mostra? Se ne è parlato ieri in conferenza stampa alla presenza dei due curatori Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna nonché ideatore del festival Il Cinema ritrovato e promotore dell’apertura del laboratorio di restauro e John Simenon, figlio di George, che da tempo si occupa della gestione dei diritti d’autore del padre.



Un’esposizione che ha richiesto dieci anni di lavoro in cui è messa in risalto la relazione tra romanzo e cinema, quindi perfetta la scelta della Galleria Modernissimo.  E’ un passaggio sotterraneo,in pieno centro della città, che va da una parte all’altra della via Emilia. Vicino a Modernissimo storico cinema, che l’anno scorso ha venduto più  biglietti di tutte le sale cinematografiche italiane, e questo record con una programmazione sulla storia del cinema e non con i film più  visti del momento.  La galleria di 1300 metri quadrati è stata allestita da Giancarlo Barilli, lo scenografo di parecchi film di successo italiani, che ha completamente ridisegnato lo spazio. Da vedere 900 foto, non stampate, ma in video e una quarantina di filmati. Le foto, per la maggior parte scattate da Simenon, parlano dei suoi viaggi in Francia, in Europa, in Africa. “I viaggi sono stati il riflesso del suo sentirsi libero” ha spiegato il figlio. In sintesi un racconto della vita dello scrittore che parte da Liegi, dove era nato, per proseguire con la sua attività di giornalista, quando si firmava George Sim, i suoi rapporti a Parigi con Colette e André Gide che lo introducono nel mondo del cinema, oltre a essere stati preziosi per la sua attività di romanziere . Di Colette diceva che "gli aveva insegnato a scrivere su ciò che conosceva". E poi la sua vita e la navigazione  sulla barca Ostrogo, che si era fatto costruire.  Per continuare con il soggiorno negli Stati Uniti dove conosce quella che diventerà la sua seconda moglie, la mamma di John . Dall’incontro con Mondadori,con cui pubblica dal 1932 al 1984, a quello con Roberto Calasso che lo introdurrà in Adelphi, dando ai suoi romanzi una classificazione "al di sopra dei gialli". E ancora l’amicizia con Federico Fellini e Jean Renoir. Fellini era un suo appassionato lettore, nella biblioteca del regista  ci sono  ben 130 romanzi di Simenon, tutti letti. Nel settimo libro racconta il suo  metodo di scrittura, che richiede un isolamento dal mondo, nell’ottavo, infine, parla del romanzo e della sua trasposizione nel cinema. Insomma una mostra appassionante che svela molte cose non solo del padre del Commissario Maigret e di uno dei più grandi scrittori dell’ultimo secolo. Chiude l’8 febbraio. 

martedì 1 aprile 2025

DAVVERO MOZZAFIATO

Si sta facendo molto per portare l’interesse della gente sul problema dell’inquinamento, dello smaltimento dei rifiuti, dell’impatto della plastica sui mari. Ma non abbastanza. Comunque tutto quello che si fa in questa direzione è ben accolto e può essere utile. Se poi dietro c’è la creatività e una partecipazione con dei "nomi" sembra che si possa ottenere dei risultati. Breathtaking, la mostra che apre domani al Museo di Storia Naturale di Milano, sembra avere tutti i requisiti del caso. 




Il titolo “mozzafiato” non ha niente di positivo, nel senso che non si riferisce a qualcosa di straordinaria bellezza che lascia con il fiato sospeso. Ma è inteso nel vero senso della parola: toglie il fiato, fa soffocare. Da questo concetto parte l’installazione pensata e realizzata dal noto fotografo Fabrizio Ferri, che vive fra New York e Milano. L’obiettivo è raccontare l’impatto devastante che hanno la plastica, specie le microplastiche, sugli oceani, ma soprattutto sulla salute degli esseri viventi, umani in primis. L’idea, racconta Ferri, parte da una domanda di sua figlia Emma che mostrandogli le foto di un delfino e di una foca soffocati da sacchetti di plastica, gli chiedeva cosa poteva fare. Da qui il coinvolgimento di dodici personaggi pubblici. Da attori come Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg, Julianne Moore, Isabella Rossellini, Susan Sarandon (presente alla presentazione della mostra e nella foto), Naomi Watts, a top model come Helena Christensen, Misty Copeland, Carolyn Murphy, a Gala Gonzales stilista, socialite, blogger spagnola. Tutti hanno aderito entusiasti al progetto, “dandosi con fiducia a Fabrizio” ha spiegato Geraldina Polverelli, agente, nonché moglie del fotografo. “Sono arrivati senza body guard e limousine, anche a piedi o in bicicletta”. I loro ritratti chiusi in sacchi di plastica su una parete trafitta di chiodi costituiscono l’installazione. Al centro della sala una bara di vetro, che insiste sulla drammaticità, alludendo alla fine della specie umana. L’atmosfera è ancora più intensamente tragica se si indossano le cuffie, realizzate per l’occasione da Marina Abramovich, da cui si sente un silenzio terrorizzante e pieno di significati. L’installazione, promossa dal Comune di Milano, prodotta da Nobile Agency e dal Museo Civico di Storia Naturale in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, è visibile fino al 27 aprile.