mercoledì 10 aprile 2024

QUESTO MATRIMONIO NON S'HA DA FARE

Non si può certo considerare uno spettacolo che trascina. Eppure Spose. Le nozze del secolo, in prima milanese al Teatro Menotti Filippo Perego fino al 14 aprile, è un’operina garbata e gradevole che incuriosisce. Scritta da Fabio Bussotti con la regia di Matteo Tarasco, racconta la vera storia d’amore di due donne. L’interessante è che si svolge all’inizio dello scorso secolo e parla del primo matrimonio legale tra persone dello stesso sesso, celebrato nella chiesa di San Jorge, a La Coruña in Galizia.

In scena le brave e convincenti Marianella Bargilli e Silvia Siravo nei ruoli di Elisa e Marcela. Tra  mucchi squadrati di fieno evocano con dialoghi, ricordi, ma anche ricostruzioni da loro interpretate, i vari momenti della vita che le porteranno al processo, fino alla prigione e alla liberazione seguite alla condanna per "travestitismo". Elisa, infatti, per potersi sposare si traveste da uomo con tanto di baffi e Marcela è considerata sua complice.  Nei commenti ottusi della gente, nelle loro reazioni, nelle accuse, non si parla di omofobia e di persecuzione in tal senso. La loro relazione avrebbe potuto rimanere segreta. Non c’era niente di strano in due donne, entrambe maestre, che vivevano assieme.  Ma le accuse partono proprio dalla madre di Marcela, che non gradisce quel matrimonio, come non avrebbe gradito quello con un uomo non scelto da lei o dalla famiglia. Non si legge tanto l’ingiusta condanna dell’omosessualità, quanto la condanna della libertà della persona da una parte e la capacità e la determinazione di ribellarsi dall’altra.  Come hanno detto Siravo e Bargilli è comunque la testimonianza del coraggio di due donne e di come “tanti diritti acquisiti nella nostra epoca siano frutto anche delle battaglie di donne come Elisa e Marcela”. La drammaticità c’è, ma i toni non sono mai sopra le righe. Non ci sono provocazioni o “tirate” femministe, ma la voglia di raccontare una storia d’amore in un contesto miope e meschino, servendosi alle volte perfino dell’ironia.   



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